Lo scorso 16 dicembre è uscito (per La Tempesta Dischi) “Nomoretato“, il quarto album dei Cosmetic, band romagnola attiva da quasi 10 anni e che da queste parti seguiamo da diverso tempo (qui la recensione del disco precedente, Conquiste; qui lo streaming e il download dell’Ep “Arnia/Provincia”).
Nomoretato segna innanzitutto un importante cambio di formazione: ai “veterani” Bart (voce e chitarra), Emily (basso) e Mone (batteria) si è infatti aggiunto (alla chitarra e come seconda voce) Ivan, già negli Shelly Johnson Broke My Heart e in giro anche con il progetto solista Urali.
In secondo luogo, merita un plauso la scelta di registrarlo in analogico su nastro: operazione riuscitissima, anche grazie alla preziosa supervisione di un produttore artistico, quel Claudio Cavallaro che i più attenti riconosceranno come chitarrista, cantante e mente dei Granturismo.
Sarà per questa scelta in controtendenza, sarà perché le canzoni oggettivamente funzionano (ma questa non è una novità, se conoscete la band), ma ci sembra che con Nomoretato i Cosmetic abbiano raggiunto l’obiettivo indicato nel titolo, ossia la ricerca di un senso di unicità, di una rappresentazione dell’io che non dipenda dalle contingenze e che prescinda dallo spazio e dal tempo.
In breve, con questo disco la band sembra volerci regalare una risposta alla domanda: “chi erano i Cosmetic?”.
È per questo che abbiamo chiesto loro di raccontarcelo.
VENUE
Venue è un pezzo che è nato da una costola di “Crediti”, infatti gli ascoltatori più attenti noteranno che è basato sugli stessi accordi e anche la linea vocale si assomiglia molto. La prima riga del testo è la stessa identica di Rocapina, nessun recensore ci ha ancora fatto caso, ma è perché in un certo periodo Bart voleva che il disco si aprisse con Rocapina, poi però gli altri non erano molto d’accordo e allora alla fine il compromesso è stato lasciare quella frase anche all’inizio di Venue. Copincollata, tipo.
CREDITI
Registrando crediti in studio a un certo punto si era affossato nei suoni e non aveva più dinamica, poi Claudio ha mandato un sms a Bart una notte in cui diceva di aggiungere una chitarrina fuzz nel ritornello, non una cosa maschia, più una zanzarina e in effetti poi l’abbiamo messa e adesso funziona bene. È un pezzo che parla di scrivere il numero della tua ex nei cessi degli autogrill.
OCCHI GIALLI SULL’ISOLA DEL MONDO
Questo era nato come uno strumentale col ritmo sghembo, poi Bart ci ha messo la voce e abbiamo iniziato a provarlo e in sala prove anche Ivan e Emily hanno aggiunto parti allo sviluppo strumentale che c’è al centro; poi Bart ha aggiunto la variazione melodica dopo la prima strofa e infine in studio abbiamo creato lo svuotino in cui Claudio è andato a mettere il pianoforte! Siamo molto molto contenti della piccola sinfonia inconcludente che ne è venuta fuori alla fine!
NELLE MANI GIUSTE
Questo pezzo si è sempre chiamato San Severino perché è stato scritto durante il soundcheck a San Severino Marche ed ha avuto come prima fan Emily che si è esaltata tantissimo quando ha sentito la bozza. È il pezzo su cui c’è stato un maggiore lavoro sui testi e sulle voci (ne esistono almeno altre tre versioni di cui una in studio fatta e finita che è servita come prova generale per il metodo di registrazione che abbiamo adottato) e a un certo punto Claudio ha voluto mettere questa farfisa passata in un fuzz al posto delle chitarre nel riff principale….e alla fine ci ha convinti con la forza ma siamo contenti.
STANZA DEL FIGLIO
Ivan è incazzatissimo che gli tocca suonare il synth su questo pezzo perché voleva schitarrare di brutto. È il primo su cui ci siamo messi a cantare insieme e ci da molto gusto. L’assolo in reverse Claudio ce lo ha fatto registrare suonandolo al contrario e poi girando il nastro. Alla fine si sentono le nostre voci in studio.
NOMORETATO
Uno dei primi pezzi in ordine di tempo, il riff di basso dev’essere uscito fuori probabilmente lo stesso giorno di “L’arnia” ad agosto 2012. Ha un testo che parla di dare la vita per qualcosa che ritieni valerlo. Tutto il resto ci ha messo mesi e mesi e la parte finale del pezzo è venuta fuori solo dopo averlo registrato quindi il finale vero lo scoprirete solo dal vivo.
NON RITORNERÒ
Questo alla fine è un pezzo di Bart che ha registrato tutto da solo. È stato fatto unendo due giri entrambi nati col basso durante le prove dei Twin Room e registrati col telefonino. A Emily la bozza non piaceva affatto, registrata in studio ha detto che gli piace già di più. Ma crediamo non sia vero. È probabile che sul cd questi tre pezzi siano accreditati in ordine sbagliato. Ma nessuno ci farà realmente caso.
CONTINUUM
Alla fine del quarto giorno in sala prove, Claudio e Bart son rimasti soli a fare questo esperimento registrando una batteria in “dual-mono” (ovvero una nel left e una nel right) e la batteria di sinistra è stata registrata con un microfono con un cavo lunghissimo che Claudio si è portato in giro per la casa e anche di fuori. Bart faceva questo ritmo funk. Poi ci è stato messo sopra un pot-pourri di chitarre e voci e rumori vari, mixati dal vivo a quattro mani da Claudio e Duna! All’inizio del pezzo si sente la voce di Mone che andava via e ci avvertiva della finestra aperta!
VORAGINI (SOTTO I NOSTRI PIEDI SICURI)
Il riff di questo pezzo è stato scritto dietro le quinte a un concerto con I Ministri e Fast Animals And Slow Kids a Milano e contiene anche una mezza citazione dei FASK, ma essendo la traccia 9 pochi recensori l’hanno notata. È la traccia più “orchestrata” del disco, c’è veramente di tutto, batteria tutta a sinistra, diversi tipi di shaker, cembali, synth, organo, piano rhodes, chitarre acustiche, elettriche, wah wah alla Verve, wah wah alla jimi hendrix e per finire due phaser controllati da un pedale di espressione. In più se togli le doppie voci di Ivan va via tutta la forza del ritornello. “uniti e forti, che può farci la morte?”
ROCAPINA
La bozza di Bart di questo pezzo esisteva da molto tempo ma non veniva molto presa sul serio dagli altri essendo un brano un po’ strano; mentre registravamo il disco è venuto fuori che Mone la sapeva, abbiamo provato a registrarla ed è venuta al primo colpo, col risultato che questo pezzo è stato suonato un’unica volta nella vita, e cioè mentre lo registravamo. Vi è una riga del testo che allude alla stupidità del farsi un tatuaggio.
BORDONERO
Classico pezzo dei Cosmetic. Almeno uno ci stava.
REPRISE
In teoria Occhi Gialli doveva avere anche una parte di synth che poi non è stata messa perché il pezzo era già ridondante e quindi Alice, che passava di lì ha suonato gli accordi del pezzo su una base di cembalo e handclap guidati da Claudio. Ci sembrava il giusto eccesso finale di freakkettonismo al fine di completare il discorso accennato qua e là nel disco.
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