Prima di iniziare, occorre una premessa: oggi ho un compito particolarmente difficile, cercare di raccontarvi Giovanni Truppi e il suo ultimo album – che esce proprio oggi per Woodworm Label e con distribuzione Audioglobe – senza sembrare sfacciatamente di parte. Cercherò quindi di portarvi dove non voglio portarvi e di farvi capire quello che non voglio farvi capire, come fanno quelli bravi che poi li invitano alle feste di Vice dove ci trovi un sacco di droga e turbofregne a sfare. Fine premessa.
Ad ogni modo, Giovanni Truppi dicevamo. Chi è Giovanni Truppi? Chi segue DLSO lo conosce già da tempo, chi non ci segue uno si deve pentire, due si deve sentire, nell’ordine, queste tre canzoni per aver una percezione minima del fenomeno Truppi: Come un cacca secca, Il mondo è come te lo metti in testa, La domenica. Tre canzoni che secondo me danno la cifra di quanto Truppi faccia cacare e sembri un Mengoni qualsiasi, senza un briciolo di talento, iniziativa, slancio. Cose già sentite mille volte, milioni di volte da qualsiasi starletta di radio Subasio. E i testi? I testi sono piatti, sterili, aridi, da Scuola Holden, da inserto del Foglio. E il nuovo album? Il nuovo album niente di che, è rimasto ancorato ai suoi primi lavori, non c’è nessuna evoluzione, nessun passaggio. Si è chiuso in tavernetta Giovanni, non vuole venire su. Basta, avrebbe dovuto fermarsi al primo album, accettare la sconfitta, culturale-politica e darsi ai piano bar alle cresime di Ercolano. Sono credibile? Sembro di parte? Mi sembra di no, sono serenissimo nel dire che non sembro di parte, anzi. E invece no. Cazzate, non ce la faccio. Non credo di farcela a dirvi che Giovanni Truppi non è un grande artista, di quelli che non ce ne sono molti in giro. Non ce la faccio a mentirvi. Non voglio portarvi dove non vogliono portarvi, io voglio portarvi proprio in braccio Giovanni Truppi.
GIOVANNI TRUPPI, è un disco ironico, emotivo, straripante, senza retorica e pieno zeppo di ironia amara, dissacrante. E’ un disco di cose che vengono dal profondo, un disco che parla di amore e di sesso, di politica e di Dio, delle donne e degli uomini. Con canzoni che varcano i confini, superano i recinti, ti entrano a casa e ti preparano la colazione. Dall’alt-rock di Stai Andando Bene Giovanni alla cavalcata r’n’r di Superman, dallo struggente e corporea Pirati alla canzone d’autore di Eva, una piccola No distance left to run di casa nostra. Io, Giovanni Truppi l’aspettavo al varco, minaccioso e inflessibile: volevo davvero vedere se sarebbe riuscito a fare un album all’altezza dei suoi due precedenti. C’è riuscito. Non gli posso dire niente. Ora gli voglio ancora più bene, perché scrive canzoni convincenti, con grazia e cazzimma, spogliandosi di tutte quelle inutili ipocrisie che assediano l’immaginario cantautorale italiano. Dall’esplosioni lo-fi alle cavalcate free jazz, è tutto uno sputare al pubblico la verità delle cose, delle sue cose che sono un po’ le nostre. Quando l’ho sentito dal vivo la prima volta ho sudato, perché stava cantando la mia vita, la vita di tutti quelli che come me sudavano per le sue canzoni. Vi assicuro che non troverete niente di simile, almeno in Italia, e questa è una bella notizia, una fantastica notizia. Di parte.