Ritorna con la sua prima puntata per il 2015 la rubrica dedicata alle etichette discografiche che ci piacciono. Per iniziare l’anno davvero alla grande abbiamo pensato di raggiungere Robert Raths, fondatore della Erased Tapes alla quale vengono ormai indissolubilmente associati musicisti del calibro di Nils Frahm, Ólafur Arnalds, Rival Consoles, A Winged Victory For The Sullen, Peter Broderick, Kiasmos e tanti altri. In questa approfondita intervista l’affabilissimo ed entusiasta Robert ci ha raccontato (quasi) tutto quello che avreste voluto sapere (ma non avete mai osato chiedere!) sulla label. E per cominciare, menzione speciale per un artista che tutti voi conoscete molto bene e che con l’etichetta ha un legame speciale:
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Di recente è stata resa pubblica la tracklist della nuova compilation della serie Late Night Tales curata da Jon Hopkins e mi sono stupito molto nel notare che vi sono inclusi ben quattro brani di artisti affiliati alla Erased Tapes. È un bel riconoscimento. Te l’aspettavi?
Beh non l’ho pagato se è questo che mi volevi chiedere, ahahah! Jon è un buon amico: se non ricordo male ci siamo conosciuti circa nel 2008, al tempo dell’uscita del suo secondo album su Domino e da allora siamo rimasti in contatto. Conoscendo lui e che tipo di musica preferisce, non mi ha stupito sapere che brani aveva scelto per questa compilation. Sono sicuro che l’ha fatto perché per lui avevano un senso. È fantastico! Sarà una bella cosa per gli ascoltatori scoprire così l’etichetta invece che attraverso un singolo artista. In questo modo potranno apprezzare lo spirito di Erased Tapes.
Fin dagli inizi la tua label mi ha impressionato per la consistenza e la coerenza delle sue uscite. L’idea che ho sempre avuto è che tu avessi una chiara visione di dove volevi andare e che tu avessi già perfettamente a fuoco quello che volevi proporre al pubblico.
Prima di fondare l’etichetta ho studiato architettura, le arti visive e la musica sono sempre state parte della mia vita e se ti occupi di una materia come questa sei costretto a passare giorno e notte in uno studio ed a concentrarti su un progetto: proprio quello che avviene anche durate la produzione di un disco. Quando progetti una costruzione devi prendere in considerazione molti aspetti e mentre quei disegni si dipanano nella tua mente hai bisogno di qualcosa che ti stimoli a mantenere quella concentrazione. La musica per me è sempre stata una parte importante di quel processo.
Durante quegli anni credo di aver abituato il mio orecchio ad un tipo specifico di musica che mi permettesse di funzionare al pieno delle mie capacità, che non mi distraesse ma che allo stesso tempo non fosse solo semplice tappezzeria sonora. Per cui è stato naturale per me, una volta che ho iniziato ad aiutare degli artisti a trovare un complemento visuale alla loro musica, sentirmi in obbligo di aiutarli anche a far sì che trovassero il modo di presentare al pubblico le loro produzioni, visto che nell’ambito delle loro conoscenze nessuno era in grado di farlo. L’ho vista sempre come una forma di collaborazione, come se io ed i musicisti fossimo pari, o forse meglio, come persone che apprezzano allo stesso modo il processo di creazione di certe atmosfere, che è anche un po’ la dichiarazione di intenti di Erased Tapes. Non è una questione di stile o di rispetto di certe regole: si tratta di creare un tipo di atmosfera unica.
Penso che ci sia stata della musica che ha fornito l’ispirazione e che mi ha indicato la direzione da prendere. Penso a certi dischi di Blue Note, ECM o Warp. Non le ho mai considerate come label, ne ho ascoltato la musica e non ho mai prestato attenzione al fatto che si trattasse di un pezzo classico composto decadi fa o un’uscita recente e credo che, ripensandoci, la mia etichetta sia il riflesso di quel periodo, di quel tipo di musica che è in grado di ispirarti senza però distrarti. Questo credo che spieghi perché in questi otto anni di attività nulla è sostanzialmente cambiato. Ho sempre continuato a proporre musica che fosse meritevole di essere ascoltata e che fosse fonte di ispirazione. Non l’ho mai considerata un prodotto quanto piuttosto un tesoro che voglio condividere con il pubblico e non importa se questo è composto da cinque, cinquanta, cinquecento o cinquemila persone. Questo è un ragionamento che viene fatto in un secondo momento. All’inizio le mie aspettative di vendita…sono praticamente inesistenti. Mi preoccupo di trovare un concetto di fondo e di cercare la migliore combinazione possibile con un’identità visuale che sia invitante e che allo stesso tempo prepari l’ascoltatore a compiere un viaggio.
A questo proposito, l’aspetto grafico delle uscite della Erased Tapes è sempre stato molto distintivo, unico nel suo genere. Ci racconteresti qualcosa riguardo agli artisti che collaborano con te a questi progetti?
Fin dall’inizio mi sono occupato del design delle prime venti uscite circa ideandone il packaging; oggi ne sono il direttore artistico. Credo che quello sia un aspetto molto importante: un buon disco necessita di qualcosa che visivamente ti riveli qualcosa ma allo stesso tempo senza svelare troppo. Non mi piacciono le cose presentate troppo alla lettera. Non mi piacciono i video musicali o certi espedienti pubblicitari. Sicuramente funzionano per alcuni tipi di musica ma non per questo. Secondo me la cosa più importante è creare un’ambientazione che sia delicata o neutrale ed allo stesso tempo universale e senza tempo.
Nel corso degli anni abbiamo raccolto alcuni amici che sono anche molto bravi in ciò che fanno. Come nel caso del fotografo Francis Stuart Baileys, un fotografo inglese che vive in Svezia. Lui ha fatto tutte le foto per Ólafur Arnalds, sono amici dai tempi in cui entrambi suonavano in band hardcore, per cui lui è stata la prima persona che ho contattato. Fino a quel momento mi ero occupato personalmente della parte visiva e per la prima volta qualcun altro contribuiva da un punto di vista diverso. Ci siamo subito trovati d’accordo ed è stato molto interessante. Negli ultimi otto anni ho fatto altri incontri di questo tipo. Ad esempio con Torsten Posselt che assieme ad altri due colleghi ha fondato uno studio grafico a Berlino chiamato FELD. Lui è un buon amico di Nils Frahm, praticamente erano compagni d’appartamento.
La cosa più importante per chi ha il ruolo di direttore artistico di questo tipo, in maniera simile a quello che fa il regista di un film, è esprimere con chiarezza ciò che desidera. Una volta che si è data ad ogni collaboratore la possibilità di capire il concetto base, questi si metteranno alla lavagna essendo già in grado di creare qualcosa che si adatta all’estetica generale della label. Oggi non ho molto tempo a disposizione e a volte me ne pento, prendo in considerazione di prendermi una settimana di tempo per realizzare personalmente una copertina e a volte lo faccio e basta. Questo succede per certi dischi dei quali mi devo assolutamente occupare di persona, non riesco a spiegare il perché, sento che è troppo difficile mettere sulla carta quello che ho in mente.
Lo scorso anno abbiamo incontrato un pittore americano chiamato Gregory Euclide. Ha realizzato una copertina per Bon Iver. Io e la mia collega Sophia abbiamo notato un suo poster proprio mentre stavo parlando di Lubomyr Melnyk e del fatto che avevo bisogno di trovare un complemento visivo alla sua tecnica pianistica cosidetta continuous music. Avevo la sensazione che dovesse essere spirituale ma allo stesso tempo basata su degli schemi e molto matematica. Mi sarebbe piaciuto trovare un moderno M. C. Escher, qualcuno in grado di unire lo spirito e la scienza, magari uno di quegli artisti capaci di colpire ed ispirare generazioni di altri artisti. Ero arrivato al punto di dubitare di trovarlo. Un’altra difficoltà era trovare qualcuno che dipingesse a mano e non al computer. Per Lubomyr avevo la sensazione che ci volesse qualcosa di più organico, che ci volesse qualcuno abituato ad usare pittura ed inchiostro. Così quando notai quel poster la mia reazione fu: “È troppo morbido, femmineo e spirituale, dovrebbe essere più scientifico”. Ma quando mi trovai a parlare con Gregory via Skype fu subito intesa. Era molto affascinato dalla musica di Melnyk e capiva perché l’avessi messo sotto contratto nonostante fosse un sessantacinquenne con trentacinque anni di carriera musicale alle spalle. Ma per me il pubblico doveva ancora essere messo in condizione di scoprire la sua musica e Gregory vedeva dei paralleli tra il proprio lavoro di pittore e la sua musica. Ho capito immediatamente che questa persona era perfetta per questo progetto. Si è trattato di amore a prima vista ed abbiamo deciso di collaborare. Cosi è venuto a Londra per alcuni spettacoli nei quali ha dipinto dal vivo sul palco mentre Lubomyr si esibiva. Quando capita di conoscere qualcuno in questi circostanze si diventa amici per la vita. Contemporaneamente lavorare a questo tipo di collaborazioni mi ricorda il tempo passato in uno studio quando studiavo architettura.
Dai qualche tipo di input agli artisti di Erased Tapes riguardo alla loro musica?
Generalmente direi di no. Naturalmente credo che la scelta delle persone con cui lavoro sia importante, scelgo in base alle qualità umane ed alla mia valutazione riguardo al modo in cui lavorano. Ci deve essere un terreno comune, ci deve essere intesa sia riguardo all’aspetto musicale che a quello visivo ed anche sul piano dell’amicizia. E comunque, se si tratta di un artista appena messo sotto contratto e che non ha mai pubblicato un album prima, probabilmente il mio input sarà più grande rispetto a quello che avrei nei confronti di un artista che è già alla terza o quarta uscita per la label. A volte partecipo alla produzione o semplicemente assisto alle sessions di registrazione e esprimo il mio parere con suggerimenti del tipo “Perché non proviamo questo?”, “Perché non cerchiamo uno spazio migliore per le registrazioni?”. La buona riuscita di certi progetti dipende tutta dal tipo di ambiente nel quale vengono registrati. C’è un’enorme differenza tra il registrare in un piccolo studio o in una cattedrale. Ascolto un demo e posso già immaginarlo, per esempio, suonato in una chiesa, e propongo quindi di creare le condizioni per registrare in un luogo come quello, con il riverbero che diventa parte dell’esperienza sonora.
Con Nils Frahm può succedere che mi chiami e mi dica “Ho registrato dieci canzoni!”. Cosi ci mettiamo a sentirle assieme e io gli do dei suggerimenti basati sul mio punto di vista, riguardo all’ordine dei brani ad esempio. Lui è molto aperto e non si preoccupa di questo. Ma generalmente dal punto di vista musicale non direi mai ad un artista della label “Devi realizzare questo tipo di disco”. Per tornare a Nils, c’è stato un periodo nel 2010 nel quale lui aveva appena pubblicato un disco ma era convinto di averne già anche un altro pronto mentre io ero del parere contrario e così, di comune accordo, abbiamo deciso di metterlo nel cassetto. Sono grato ai miei artisti per essere capaci di accettare cose come questa e di non sentirsi offesi. In fin dei conti dobbiamo trovarci d’accordo sulla cosa giusta da fare al momento giusto. La ragione per cui mi ero opposto a quella uscita era perché Nils aveva registrato una serie di canzoni di due minuti e stava sperimentando con tecniche di microfonaggio del suo pianoforte a distanza ravvicinata con dei microfoni a contatto per cui si era in grado di ascoltare il suono emesso dalle meccaniche dello strumento. Lui aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse “Dovresti sperimentare di più e continuare la tua esplorazione, sei sulla strada giusta”.
Per quanto riguarda la ricerca di nuovi artisti, come ti muovi?
Sono sempre curioso riguardo a ciò che succede. Vado ai festivals ma non a quelli organizzati dall’industria discografica, o agli showcases. Queste cose mi rendono nervoso, c’è sempre una grande aspettativa da tutte le parti coinvolte. È un po’ come mettere una scimmia in gabbia e presentarla al pubblico per vedere chi offre di più. È orribile. Ad essere onesto non penso che nessuno dei nostri artisti sarebbe contento di suonare ad uno di questi eventi. Capisco perché vengano organizzati e probabilmente sono anche utili per certe musicisti ma le terribili condizioni in cui si svolgono, gli impianti audio di cattiva qualità, il pubblico che chiacchiera… Vado volentieri a vedere festivals dove il curatore chiama artisti basandosi sulla propria idea di come si ottiene un grande evento piuttosto che seguendo la logica di avere in cartellone “the next big thing”.
La maggior parte degli artisti di Erased Tapes degli inizi mi ha trovato su Myspace per il fatto che mi occupavo di grafica. Ho amato Myspace, per me era il modo perfetto per scoprire nuova musica. Lì mi sono creato questa identità prima ancora che si potesse chiamare label, è stata una cosa che si è evoluta naturalmente.
I primi dieci artisti hanno firmato con la label sulla base di email e la maggior parte di essi non li ho nemmeno incontrati personalmente fino a che non hanno tenuto il loro primo concerto, il che è abbastanza triste se ci pensi ma in quel modo era tutto più misterioso, interessante ed inusuale. Oggigiorno scopro gli artisti incontrandoli oppure attraverso gli artisti che già fanno parte del nostro roster. Penso di aver messo sotto contratto sulla base di un demo un solo artista della label e si trattava di Michael Price. E si trattava pure di un demo insolito. Nella sua email scriveva “Ciao, mi chiamo Michael Price e ho composto quattro piccoli brano per quartetto d’archi e penso che ti potrebbero piacere”. Per me era la mail perfetta perche non stava cercando di vendermi qualcosa, si trattava della musica e basta.
A volte sulla stampa si legge il temine “cinematico” in associazione con il suono della Erased Tapes. Ólafur Arnalds in effetti ha composto una vera e propria colonna sonora, lo stesso vale per A Winged Victory For The Sullen che hanno composto la musica per una performance di danza. Cosa ci puoi raccontare a proposito?
Ho sempre avuto un enorme interesse per le altre forme d’arte. Nel caso di Wayne McGregor, l’ho incontrato nel 2008. Sono andato a vedere una sua performance per la quale mi sembra di ricordare usasse musica di Jon Hopkins e mi letteralmente steso. Ho subito notato come abbia sempre un idea chiara di quale tipo di musica funziona bene con la sua tecnica perche il suo stile di danza è scienza. Lui è molto interessato riguardo all’aspetto scientifico del modo di funzionare del corpo umano ed è un perfezionista. Essendo io tedesco, con un bagaglio di studi basati sulla scienza e la matematica, ho molto apprezzato il suo approccio. Ci siamo conosciuti e gli ho messo letteralmente in mano dei CD dell’etichetta dicendogli “Credo di capire veramente il tuo lavoro e penso che questi ti potrebbero piacere”. È cosi che lui ha scoperto Ólafur, si è messo in contatto con lui e gli ha chiesto di comporre della musica per una delle sue performance. È stata una cosa molto naturale e da questo è nata una collaborazione continua, ha scoperto in seguito Nils e gli ha chiesto di comporre della musica per un evento legato al Giubileo della Regina alla Royal Opera House dopodiché ha anche scoperto A Winged Victory visto che l’ho continuato a tenere al corrente delle novità. Io sono il suo spacciatore e lui è il mio “junkie”. Lui dà molta liberta agli artisti, quello che vuole è che siano se stessi. È questo il motivo per cui lavorano volentieri con lui.
Per quello che riguarda i film il meccanismo è simile. Ci sono registi ed attori che sono nostri amici. Un po’ di anni fa Cillian Murphy, un attore irlandese, iniziò ad ordinare dal nostro sito web e mi pare che avesse avuto problemi con il download. In un modo o l’altro venimmo in contatto ed essendo io un grande fan ero interessato a sapere come fosse arrivato a scoprirci e così mi raccontò che anche lui aveva suonato in una band e che la Erased Tapes rappresenta per lui tutto ciò che cerca nella musica.
Guardando alle cose in retrospettiva, ho sempre incoraggiato ogni tipo di collaborazione. Siamo una specie di famiglia, una rete di menti creative che condividono un certo idealismo nonostante le differenze ci siano, come è naturale che sia. Tendo ad incoraggiare ogni nuovo artista della label a fare conoscenza con gli altri artisti. Non voglio che si sentano in competizione uno con l’altro o che dall’altra parte si ignorino del tutto, ma piuttosto che sappiano di potersi sempre mettere in contatto uno con l’altro. Questo fa nascere progetti sempre più interessanti.
Quale è il disco di maggior successo commerciale dell’etichetta?
Domanda complicata. Dal punto di vista delle vendite la release di maggior successo è sempre in movimento. C’è The Living Room Songs di Ólafur che si potrebbe definire quella di maggior successo nel senso che è quella che ha raggiunto il numero maggiore di persone. Naturalmente è stato anche un successo commerciale ma inizialmente era stata messa online gratuitamente e successivamente venduta in CD, vinile e in formato digitale e visto che avevavmo anche realizzato un video delle sessions di registrazione a casa dello stesso Ólafur si era creata grande aspettativa ed abbiamo raggiunto un traguardo importante per la label, per me uno dei più salienti.
Abbiamo anche avuto Spaces di Nils Frahm, uscito nel 2013, un disco molto importante per la sua carriera. Era sempre sembrato ovvio che prima o poi avesse dovuto realizzare qualcosa che fosse registrato dal vivo. È un improvvisatore e chiunque abbia avuto il piacere di vederlo dal vivo può confermarlo. Si è trattato di un processo molto interessante. Generalmente si pensa che non si possa iniziare una carriera discografica con un album live, la cosa non si può nemmeno prendere in considerazione, ma dopo aver pubblicato tre album abbiamo avuto la sensazione che il momento giusto fosse arrivato. Ai concerti la gente al tavolo del merchandising continuava a chiederci “Cosa potrei comprare per poter rivivere la stessa esperienza che ho appena fatto?” ed io, nelle vesti di manager, non sapevo cosa consigliare. Cosi ci siamo detti “Un giorno dobbiamo realizzare un disco dal vivo”. Contemporaneamente però sentivamo la pressione di quelli che considerano un disco dal vivo come il segno dell’inizio della fine di un artista. Finché ad un certo punto ci siamo decisi “Dimentichiamoci le regole ed i preconcetti e facciamolo!”. Cosi Nils ha iniziato a registrare i concerti su cassetta, duecento date e oltre, una cosa pazzesca. Contemporaneamente però si è verificata una evoluzione importante, non solo per lui ma per tutta la label. Questi sono i momenti in cui realizzi di aver preso una direzione interessante che forse non è stata ancora percorsa da altri.
Nel momento in cui ci siamo messi a cercare le registrazioni da includere nel disco la cosa più ovvia è stata quella di scegliere le migliori performance. Ma ascoltandole abbiamo avuto la sensazione che non fossero quelle giuste. Erano troppo perfette. Così decidemmo che dovevamo puntare l’attenzione sull’ambientazione, lo spazio nel quale si tiene il concerto, ed è da qui che viene il titolo stesso. Lo spazio nel quale avevamo registrato doveva essere tanto importante quanto lo strumento, Nils ed il pubblico. Una volta capito questo ci siamo accorti di una registrazione della quale Nils non era soddisfatto per dei problemi concernenti un microfono: tutto il concerto era stato registrato da una certa distanza in fondo ad una chiesa e senza microfoni nelle vicinanze del pianoforte. A Nils piacque la sensazione che dava, come se si trovasse ad ascoltare il proprio concerto da un punto lontano al di là del pubblico. Era una bella atmosfera. E chi mi dice che non posso pubblicare un disco così? La mia non è un’etichetta che comanda “Devi registrare uno Yamaha ed usare solo certi microfoni!”. Per noi era più naturale esplorare diversi tipi di registrazione e di ambienti. Quel disco è diventato uno dei tre best-seller della storia della label. Sicuramente la versione in vinile è quella che ha venduto di più. Ma mentre lo stavamo realizzando non ce lo saremmo nemmeno sognato.
Ci racconteresti qualcosa riguardo ai tuoi progetti per il 2015 e le vostre prossime uscite?
Abbiamo la compilation che abbiamo regalato all’inizio dell’anno. È una specie di tradizione, mettiamo assieme queste compilation annualmente. Lo scorso anno abbiamo realizzato un box set di cinque dischi, è stata una release costosa da produrre e mi è molto dispiaciuto non poter pubblicare la solita compilation in free download. Secondo me sempre più labels dovrebbero fare lo stesso. Per me è come passare in rassegna l’anno passato ed allo stesso tempo è come una dichiarazione di intenti e regalandola abbiamo la possibilità di raggiungere un pubblico vasto. Fino ad oggi era solo disponibile attraverso il login del nostro sito ma dal 5 di questo mese, il giorno dell’anniversario della fondazione della Erased Tapes, sarà anche disponibile sui soliti siti di streaming. Il primo album del 2015 sarà quello di Michael Price, l’affermato compositore di colonne sonore inglese di cui accennavo prima. Sarà il suo primo vero e proprio album da solista. Abbiamo usato il temine “cinematico” prima, per un periodo mi è piaciuto ma è anche importante che il pubblico capisca che la musica della label non è tappezzeria sonora e nel caso dell’album di Michael non c’è bisogno di una controparte visuale. La sua musica questa volta non è legata ad un film. Il disco uscirà il 14 di Aprile.
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First of all I absolutelly need to ask you something about the forthcoming Late Night Tales compilation by Jon Hopkins. In the tracklist I noticed four Erased Tapes related tracks. You must be quite happy about it. Did you see it coming?
Well I didn’t pay him if that was the question…Ha ha ha… Jon and I we are good friends, I think I got in touch with him in 2008 or so, when his second album on Domino came out and we’ve been in touch since and knowing him pretty well, and knowing what he is into, it didn’t surprise me. I think he chose those tracks because they made sense. It’s wonderful. It will be beautiful for a lot of people to discover the label rather then the singular artists, they get a piece of the spirit of Erased Tapes like this.
I always admired your label for the coherence and the consistency of its releases. It seems to me that you always had a clear vision, a steady focus on where you were going.
Well before I started the label I was studing architecture, and visual arts and music has always been part of my life. I guess when you study something like architecture, that forces you to spend day and night in a studio and you are focused on a project, that in my view is very similar to how you put out a record. When you design a building you have to think to a lot of aspects, those designs unfold in your mind but you also need a stimulation to keep that focus and music was a very important part of that process to me. So during those years I guess I trained my ears to specific type of music that would let me function at my full capacity, that it wouldn’t distract me but it’s also not just like background music, just like a wallpaper. So to me it was a very natural thing, as soon as I started helping artists finding visual counterpart to their music, and then realizing there’s nobody in their circle of connections that could help them to put out their music so I felt obliged to help. It was just a natural process. I always saw it as a kind of collaboration. As the artists and I are all equal. Like we all are people that appreciate the process of creating an atmosphere, and this is something like a mission statement or an ethos of Erased Tapes. That it’s not about style or certain rules, but more about creating a very unique atmosphere. I guess that there was music that inspired me more and that pointed in that direction, like some stuff on Blue Note, ECM or Warp but I never thought about them as labels, I was just listening to music and it wouldn’t matter to me if it was a classical piece from decades ago or if it was something brand new, and I guess that in retrospect the label is a reflection of that period when I was appreciating this kind of music that inspires you but doesn’t distract you. That explains that I really haven’t changed anything in those eight years. I just kept doing what I felt it was music that needs to be heard and that could equally inspire people. I never thought of it as a product. I thought of it more as a treasure I share with people and it doesn’t matter if it’s five or fifty, five hundred or fifty thousand. That comes afterwards. In the beginning my sales expectations… they don’t really exist. I just think about the concept of it and to give it the best possible combination of visual identity that invites you and prepares the journey.
The graphic side of the Erased Tapes releases is very distinctive, unique. Would you tell us something about the artists and designers that work at your projects?
From the beginning I’ve been involved with the design for the first 20 releases or so. I pretty much designed most of the packages myself and nowadays I’m more like the artistic director. That’s a very important part, a good record needs an artwork that visually gives you something but it doesn’t gives you too much. I don’t like literal things. I don’t like music videos, all this gimmicks. They work for certain genres but for this type of music…I think the most importanti thing is creating a good environment that’s perfect and delicate but also quite neutral, universal and timeless. Over the years we collected a few friends who are very good at what they do. Like the photographer Francis Stuart Baileys, who is an english photographer that now lives in Sweden. He did all the photography for Ólafur Arnalds, they were friends since they both played in hardcore bands so he was the first person that I got in touch with. Up till that point I had done all the visuals myself and it was the first time that someone contributed with a different view, we instantly agreed and it was really interesting. In the last eight years I also met a few of those, like Torsten Posselt who runs with two other guys the graphic studio in Berlin called FELD. He’s a really good friend of Nils, he was a flatmate actually. The most important thing for someone who is in charge of an artistic direction, similar to a director for a film, is to be clear about what you want as soon as you give every contributor an oppurtunity to understand the concept then they go to the drawing board and come up with things that may fit the general esthetic of the label and we find that direction together. I don’t have that much time nowadays, sometime I regret it and I think I wish I could take a week off and just do a cover and sometimes I just do it, when I feel that for certain releases I just have to do it myself. And I can’t explain why, I just feel it’s too difficult to put it down in paper. Last year we met an american painter called Gregory Euclide. He did a cover for Bon Iver. We just saw a poster me and my collegue Sophia as I was talking about Lubomyr Melnick and how we needed to find a visual counterpoint to his continuos piano music. And I felt, it has to be spiritual but also pattern based and very mathematical. It would be nice to find a modern day M. C. Escher, someone who brings together the spirit and the science. He’s one of those artists that hits you and inspire generations of other artists. So I came to the point where I found almost impossible to find someone. It was also very hard to find someone who does stuff by hand and not on a computer. For Lubomyr I felt it needed something more organic, by someone who uses paint and ink. And when I saw that poster my first reaction was “It’s too soft, feminine and spiritual it needs more science in it”. But when I spoke to Gregory on Skype it clicked instantly he was fascinated by the music of Melnick and he understood why I signed him, even thought he’s sixtyfive years old and he´s been around making music for thirtyfive years. But still people needed to discover his music and Gregory saw parallels to his work and his technique. Straight away I knew this guy is perfect for this project. It was love at first sight and we decided that we have to work together. He flew to London for few shows, we had him painting live on stage with Lubomyr playing. And once you know someone like thatyou become friends for life. But also to me, working in this collaborative way, it reminds me of being in a studio when I was studying architecture.
Do you have any kind of input regarding the music of the Erased Tapes artists?
Generally speaking no. I naturally think is important that I chose who I work with, I chose the humang being but also how much I unrdestand how they work. There is to be a common ground. We have to understand each other, musically as well as visually or as friends. But anyway it depends… If it’s a brand new signing and if it’s someone who never released an album before, then my input would probably be higher than with someone who released his third or forth release with us. Sometimes I would coproduce or I would attend the recording session and I would randomly say “Why don’t we try this?”, “Why don’t we find a better space to record?”. Some projects stand or fall with the environment where they are recorded. There’s a huge difference if you decide to record in a small studio or in a cathedral. I would have that kind of input. I listen to the demo recording and I would say “I can really imagine this in a church and we should try and recreate this live, in a church because the ambience and the sound reflactions will contribute to the experience”.
Like with Nils, sometimes he calls me and says “I recorded ten songs!”, then we sit together and I give my little input, from my point of view, about the tracks order for example, and he is very open to that, he doesn’t worry about it that much. But that’s generally speaking. Soundwise I would never tell one of my artists “You have to make this record!”. Speaking of Nils, there was a moment in 2010 when he already delivered a record then he thought he had a new album ready, but I felt this is not the record you should do next so together we decided to put it on ice. I’m very thankful as a label that my artists are able to do that and doesn’t feel in any way offended. Because in the end we have to belive it´s the right thing at the right time. The reason why I said that was because he recorded really small two minutes long songs, it was just him experimenting with the piano, miking the piano very close with body mics so that you very able to hear the mechanics. He needed someone to reassure him and tell him “You should do more of this, you are onto something, you should explore this”.
Talking about the A&R side of your work, how do you find new talents for your label?
I’m generally always curious about what’s happening. I attend festivals but I don’t attend industry festivals, showcases. I feel nervous about this things, there’s such a big expectation from all sides, it’s like putting an ape in a cage and present it to the people and whoever bids the most will get the ape. It feels horrible. To be honest I don’t think any of our artists would enjoy playing in something like that. I understand why they exist and they might be helpful for certain genres, but this kind of events they involve terrible conditions, the sound system is not good, the people chatter…But I attend festivals where there is a curator who books artists just based on his idea of what would make a great event rather than booking artists because he thinks they are the next big thing. But most of the artists of Erased Tapes in the beginnig found me in Myspace because I was this guy who did graphic stuff. I loved Myspace. For me it was the perfect source for new music. I created this identity before you could even call it a label, it was something that naturally evolved. The first ten artists or so, they were all signed based on emails and most of them I actually never met until the first show. It was quite a sad thing when you think about it but it was more misterious, interesting and unusual like that. But nowadays I mainly discover artists because they meet me or I meet them or I know them through one of the existing artists of the label. I think I only signed one artists based on a demo and it was Michale Price. And it was a very unusual demo. He sent an email saying “Hallo my name is Michael Price and I created four little string quartet pieces and I felt like maybe you would enjoy them”. For me it was the most perfect email because he wasn’t selling himself, it was just about the music.
Sometimes on the press the Erased Tapes sound is labeled as “cinematic”. Ólafur Arnalds composed and released on your label a real soundtrack. AWinged Victory For The Sullen soundtracked a dance performance. What can you tell us about it?
I always had a huge interest in the other art forms, in Wayne McGregor’s case I met him in 2008, very early on. I attended a performance of his, and I think he was using music by Jon Hopkins or something similar, and I was blown away. I could see that he has a very clear idea of what works with his technique cause his dance is science. He is very interested in the scientific aspect of human function and the ability of the body parts and he is a perfectionist. And me as a german, someone who studied in a very specific way based on science and maths, I really appreciated his approach. We got in touch and I literally put some CDs in his hands and I said “I really understand what you are doing and I think you might enjoy this”. That’s how he discovered Ólafur and got in touch and asked that he make a dance course for him. It was a very natural thing and then it was a continuous relationship, he discovered Nils and asked him to do some music for the Queen’s Jubilee event at the Royal Opera House and then he discovered A Winged Victory because I keep him updated. I’m his dealer and he is my junkie. He gives the artists a lot of freedom, all he wants from them is being themselves. That’s why our artists enjoy working with him. With films is something similar. We have director friends or actors. A few years ago Cillian Murphy, an irish actor, started ordering records from our website and I think he had a problem with the download. Somehow we got in touch and me being a big fan, it was interesting for me to know how he discovered us. He told me he used to be in a band and that to him Erased Tapes is everything he’s looking for in music.
In retrospect, I do encourage any kind of collaboration, we are like a kind of family, a network of minds who share a certain idealism although we are all very different of course. I would encourage every new signing to get to know the other artists, I don’t want them to see each other either as a competition or not taking notice at all. It’s important that they at least know that if they want to they can get to know each other. It creates a more and more interesting projects.
Which is your most successful release so far, in terms of sales?
That’s tricky. The most successful one saleswise, is always in movement. There’s The Living Room Songs, released with Ólafur which in a way you can call the most successful one because it reached the most people. It did also sell, but we gave it away for free and then re-sold it on CD, vinyl and also digitally and since we made a video of the sessions in Ólafur living room filmed live, by the time it came out we created a peak for the label. It was a great project and for me personally a highlight.
We also had Spaces by Nils Frahm, which came out in 2013, a very important record for him. It was always obvious that he has to do something recorded live. He is an improvisation artist and everyone who had the pleasure to see him live would agree. It was a very interesting process. You can’t start a career with a live album, you don’t even think about it but after three albums we felt it was the right time. People kept asking after the concerts at the merchandising table “What can I buy that gives me this experience that I just had” and me, as the manager, I didn’t know what to suggest. So we decided together “One day we need to make a live record”. At the same time we had the pressure from the people always joking that a live reord is the end of an artist. But we just said “Let’s just forget about all this rules and preconceptions and let’s just do it”. He started recording on cassetes, two hundred shows or so. It was crazy. It was a very important process, not just for him but also for us a label. Those are the moments when you really feel you are onto something interesting that maybe no one has ever done before. Cause he was having a certain concept…so by the time when we actually went for the recordings the obvious choice was to find the best performances of the songs that we felt should be on the record. And when we listened them, we didn’t feel it was right. It was almost too perfect. So we decided that it was more about the environment, the rooms, and that’s where the name came from. We decided the space where we recorded as important as the instrument and Nils and the audience. Once we figured out that, we found a recording Nils was very disappointed with because a microphone wasn’t working and the whole concert was recorded from far away, at the end of the church there were no direct mics and now he appreciated the fact that it sounded almost like he was listening his own concert, from far away behind the audience. It was a nice atmosphere. And who says that I’m not allowed to release that? I’m not the kind of label that says “You have to record on a Yamaha, and use certain mics!”. To us it was more natural to explore different recordings and spaces. That record became one of the three best sellers in the label history. Certainly the vinyl best seller. But we would have never ever dreamt of selling as well as it did.
Can you reveal us something about your projects for 2015?
We have a compilation which we gave away on New Year’s. It s a sort of tradition, we use to do this free label compilations every year. Last year we did a box set of five records, it was a costly release to produce and I was slightly sad that I didn’t do this free compilation. I think more labels should do it. To me it s like a review of the past year and also a threat and since we give it for free we reach a large audience. So far you can only get it login in our website but the 5th of February, the anniversary day of the label, we’ll have a proper release and it will be available on the usual streaming sites. The first full length record of the year will be by Michal Price, the established english soundtracks composer I mentioned earlier. It will be his first album in its own right. We used the word “cinematic” before. I used to like it but also it’s important to me for people to understand that the label’s music is no wall paper and in this case there’s no need for a visual counterpoint, there’s no film attached to it. It’s coming out on the 14th of April.
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Potete scaricare le 11 tracce della compilation “Erased Tapes Collection VI” gratis registrandovi qui.