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Quando si cita Aubrey Graham, si parla di un rapper, un cantante, un (ex, forse) attore, un intrattenitore, un imprenditore.Tutto ciò lo rende un famosissimo, intelligentissimo artista pop, in grado di utilizzare ogni moderno mezzo di comunicazione per plasmare la sua immagine ed ingrandire la sua influenza.
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Dall’ultimo progetto ufficiale di Drake –NWTS, 2013- ad oggi, sono comparsi featuring importanti (da Tuesday di Makonnen che ancora oggi dà un senso ai martedì, alla recentissima Blessings, che eleva Big Sean allo status di rapper da prendere sul serio), tracce gratuite diffuse volontariamente e non.
A novembre 2014 l’informazione che si attendeva da tempo, ma non si osava sperare, giunge da uno dei suoi più recenti e curati investimenti: il giocatore simbolo dei Raptors, la squadra di cui Drake è tifoso, “ambasciatore globale”, jersey designer e all’occasione sorridente mascotte a bordo campo, si lascia scappare la notizia di un possibile mixtape di Drizzy in arrivo a inizio anno.
Aumenta l’ hype per il venturo mixtape, si alleggerisce la pressione sulla creazione del nuovo album, annunciato in precedenza da Drake, Views From The Six, in uscita a 2015 più inoltrato.
A metà Febbraio 2015 accade che il team di October’s Very Own condivide un cortometraggio: un quarto d’ora in cui Drake si rende conto che nonostante i chili di fama ed ego da cui è sommerso, si sentirà a casa solo nel freddo e umile “6”, a Toronto.
Lontano dagli strip club in cui cerca invano di spendere ogni bigliettone che guadagna, capisce che avere tutto quello che ha sempre voluto non è un roseto senza spine.
Poche ore dopo, (Beyon-)senza preavviso, è apparso sul web il suo nuovo mixtape, If You’re Reading This, It’s Too Late.
Il Drake “vero essere umano” sta esattamente al centro tra i suoi dubbi fatti di rimpianti sdolcinati e implori di fedeltà (Jungle) e la sua notorietà travolgente (si dovrebbero citare diverse righe di un’alta percentuale dei testi), tra una malinconica ricerca di compagnia e i latrati di un giovane super-ricco e iper-sessuato (Company).
I prezzi da pagare per una celebrità così totale diventano spiccioli, nel momento in cui si sa comunicare, in così tanti modi diversi e ad un livello artistico tanto elevato, la certezza di meritare ogni mazzo da mille (10 Bandz).
La prima metà del disco è strettamente rap, ed è un rap strettamente rappresentativo dei caratteri dell’hip hop del 2015, nel songwriting come nella produzione.
La batteria è violenta, il kick suona come un tenebroso mostro intento a divorare un preset dell’808.
Il responsabile è Boi-1da, che detta le regole dei beat moderni al momento, lanciando ogni pezzo in cima alle classifiche radio e al gradimento dei critici (Blessings di Big Sean, Grindin e Believe Me che ci lasciano un briciolo di speranza per un vera uscita di Tha Carter V, e Blacker The Berry di King Kendrick, per citarne alcune).
Accanto a Boi-1da, oltre al solito infallibile 40 Shebib (responsabile di qualsiasi pezzo di Drake vi venga in mente, al minimo come co-producer), Drizzy mette alle armi WondaGurl (Used To), giovane beatmaker talentuosa e sonicamente più aggressiva di molti colleghi dall’aspetto più minaccioso, il cui nome è già comparso nei production credits delle ultime fatiche di Jay-Z, Travi$ Scott e SZA.
Proprio Travi$ Scott la assiste alla produzione di Company, a cui prende parte in un featuring solo relativamente inaspettato. Il genio creativo di “La Flame”, dopo essere entrato nelle grazie di Kanye (Yeezus, serve parlarne?), si è confermato come icona di stile, innovazione e talento collaborando, tra gli altri, con Young Thug e PartyNextDoor.
Mentre dal primo Drake ruba solo qualche accenno di flow (il trend dei ritornelli urlati, le lunghe pause tra i mottos animaleschi sono il più grande merito di Young Thug in quanto artista, oltre che fenomeno del www), al secondo regala la benedizione definitiva: oltre a un guest spot su una traccia (la festosa e oblio Preach, prodotta proprio da PND) e una base affidatagli totalmente (Legend, mina autocelebrativa con un sample di voce ben scelto), il più autotune-ato dei canadesi ha l’onore di avere un interlude tutto per sé, proprio come 4 anni fa lo ebbe un rapper che aveva allora alle spalle un ottimo esordio, e in serbo uno dei migliori concetti hiphop mai realizzati: proprio KDot.
PND non è propriamente né un rapper né un cantante, perciò stanca e sfigura, alla lunga, nel paragone con un artista che eccelle sia nell’una che nell’altra dote; è tuttavia fondamentale la sua presenza in un lavoro così marcatamente incentrato sul rapporto con la città di Toronto.
Nel cortometraggio, Jungle, si inseriscono due spezzoni, memorabili sin dal primo ascolto, delle due tracce più importanti.
Know Yourself è costruita interamente su un breve motto: “Runnin through the 6 with my Woes!” è ripetuto da Drake come una potente, seria dichiarazione di forza che precede l’implosione di hihats taglienti ordinata da Boi1da e Vinylz. 416 è il codice dell’area di Toronto in cui Drizzy è nato, cresciuto ed esploso insieme ai suoi fratelli di OVO (°v°) (crew, etichetta discografica e marchio sempre più rinomato ovunque) e dove continua senza decelerazione a migliorare l’eccellenza di cui è simbolo (Working-On-Excellence). Di tutto ciò che è in suo potere, il gesto più eloquente, il traguardo più significativo risulta essere la consapevolezza: calpestare la neve canadese sapendo che nessuna impronta è più preziosa della sua è la pace che cercava da quando chiese, nel 2008, di aspettare ancora degli anni prima di ringraziarlo.
Jungle è anche il titolo della traccia conclusiva del disco, senza considerare la bonus track 6PM in NY.
40 campiona Gabriel Garzón-Montano, voce soul delicatissima, figlio di più culture diverse che sfociano in una naturale propensione all’arte più disinteressata e colorata, proprio come il canadese di origini ebraiche.
Il pezzo è calmo, Drake adatta la pronuncia di ogni singola parola al tono candidamente pop del beat.
Nonostante le lacrime che non si vergogna di versare durante l’esasperata ricerca di una sua metà mancante, forse già occupata da denaro contante, Drizzy si sente a casa. Non teme la giungla, ora è in cima al più sicuro degli alberi, i felini ruggiscono sulle sue parole e lui risponde armonizzando una pulita malinconia sovrapposta al soffice ritornello di Montano.
“Are we still good?” chiede insistentemente, presupponendo una risposta negativa, che mai avremo con certezza. Si rivolge forse ad una donna (Rihanna?), forse a Cash Money Records.
Il mixtape è uscito a pagamento, acquisendo in pratica il carattere di un vero e proprio album: probabilmente, Drake mirava ad esaurire prima dei tempi il suo contratto con l’etichetta (con cui è in rotta anche Lil Wayne, qui apparso in gran forma su Used To), il quale prevedeva la pubblicazione di quattro album. Così non fosse, Views From The 6 verrebbe pubblicato sempre dalla casa discografica di Birdman.
La stessa ambiguità si ritrova nel messaggio della copertina: la grafia confusa di Drake invita tutti a rassegnarsi. Oramai è tardi per i soldati nemici per cercare di raggiungerlo, Birdman è in ritardo per cercare di trattenere il suo più popolare e dotato protegé, ed è tardi per tutti gli ascoltatori: OVO season è già qui, e la vista From The 6 è più che mai dorata.
PS: attualmente If You’re Reading This, It’s Too Late ha già superato ogni record su Spotify essendo stato ascoltato già 17.3 milioni di volte da venerdì.
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