Intervista con Edda. I Verdena, Sanremo, la domenica e il libro di Elisa Russo
Qualche giorno fa ho terminato di leggere il libro di Elisa Russo, intitolato “Uomini“. Un’opera che racchiude le dichiarazioni, le interviste e tantissimi episodi biografici della vita di Edda, dei Ritmo Tribale e di molti gruppi che orbitavano intorno alla scena indipendente degli anni ’90 e di cui fanno parte i Casino Royale, La Crus, Afterhours.
Le loro storie mi hanno travolto e mi hanno fatto fare un viaggio attraverso la vita di tante persone che come noi, seppur con punti di partenza, dinamiche e trascorsi completamente differenti, hanno donato parte della propria esistenza ad una passione: la musica. Potrei stare qui a riempirmi la bocca di paroloni sottolineando quanto siano stati importanti i Ritmo per il rock italiano e quanto la figura del loro frontman sia e sia stata fondamentale. Purtroppo io Edda però, lo ammetto, l’ho ascoltato per la prima volta con Semper Biot, dopo aver visto casualmente la sua intervista alle Invasioni Barbariche, mentre giravo canale. L’avrà sicuramente sentito dire mille volte ma la sua carica umana mi ha colpito e commosso. A tal punto da riaprire il capitolo “rock italiano” che, a parte la new wave italiana alla fine degli anni ottanta (Litfiba, Diaframma, Detonazione, Underground Life etc.), non mi aveva mai affascinato più di tanto. La lettura mi ha poi spinto ad ascoltare e conoscere tutti i lavori dei RT che fino ad allora non avevo approfondito e a seguire regolarmente la carriera solista di Edda fino all’ultimo Stavolta come mi ammazzerai?.
Dopo aver girato l’ultima pagina, guardando la quarta di copertina rivolta verso l’alto mi sono sentito inadeguato rispetto a tutto quello che avevo immagazzinato, nel tentare di raffazzonare qualche domanda per l’intervista. Nel libro c’è davvero tutto e anche molto di più di quello che uno si aspetta di leggere circa il proprio cantante preferito o la “semplice” vita di una band.
Ne è uscita fuori una chiacchierata divertente (a tratti per niente prudente) e molto personale in cui Edda dà il meglio di se ed Elisa impreziosisce il tutto con delle note esplicative che completano (e a volte confutano) magistralmente le dichiarazioni dell’intervistato.
In più di un’intervista hai raccontato che le tue canzoni nascono a volte da tentativi di plagi non andati in porto. In pratica provi a rifare un pezzo ma alla fine te ne viene fuori un altro che non c’entra assolutamente niente.In fin dei conti la discografia contemporanea tenta continuamente di scopiazzare guardando al passato ma a differenza tua non riesce a mascherarlo o a rimescolare le carte in tavola come si deve.Credi sia ancora possibile creare qualcosa di veramente originale? Cosa significa per te essere originale?
Edda: «La tua prima domanda mi permette di tirare fuori il Pico della Mirandola che c’è in me. Niente nasce dal niente, è tutto collegato, derivato, smistato, clonato, distillato. Alcuni sono talmente maldestri che è quasi impossibile pensare che stiano proponendo un’idea riciclata, ma è così. Diciamo che l’originalità sta nel fare le cose secondo il proprio gusto, il quale però si è formato come ti si sono formate le ossa, cioè mangiando quintali di biada e musica. Alla fine, più cerchi di fare le cose come meglio piacciono a te e nel modo che vengono a te e più si può parlare di originalità. Comunque una mano lava l’altra e due lavano il viso».
Nel libro Davide Lasala (tecnico del suono e proprietario dell’Edac Studio dove è stato registrato “SCMA?”) dice che spesso non ti rendi conto delle tue potenzialità: “Apre bocca e la gente la investe. Me lo immagino veramente sul palco dell’Ariston che manda a casa tutti”.
Hai mai pensato, di partecipare ? In fondo Marlene Kuntz, Afterhours, Mauro Ermanno Giovanardi hanno già dato…
Edda: «Guarda, andare a Sanremo è il sogno di Fabio Capalbo Furore. Io mi accontenterei di essere bello come Godano, famoso come Agnelli e gran ciambellano come Giovanardi. I try my best and leave the rest… quest’anno Sanremo era imbarazzante, meglio stare alla larga».
Elisa: «Due anni fa Stefano compone assieme a Walter Somà (coautore di molti dei brani dei dischi solisti di Edda) una canzone bellissima e moooolto sanremese, il titolo iniziale era “Schokkami”. Un gioiellino di canzone. Come fa sempre Stefano, però, a poco a poco inzozza il testo originario infarcendolo man mano di “caga su di me” e “ama me che sono un cesso” vari. Fabio Capalbo di Niegazowana (anche regista di videoclip e batterista nell’ultimo disco e nel tour attuale di Edda) decide comunque di provare a proporre il pezzo a Sanremo. Raccomanda a Stefano un’unica cosa: non diffondere il brano (perché si sa, pena sarebbe poi l’esclusione). Poco dopo Stefano tiene un concerto di beneficenza ed assieme all’amico Paolo Monico esegue – ovviamente – proprio quell’inedito. Fabio è lì per lì furibondo. O così si racconta. Il pezzo, comunque, aveva un testo troppo avanti per Sanremo. È stato poi inserito nell’ultimo disco con il titolo “Stellina”».
Cosa ne pensi della reunion e del tour della Trilogia(del Potere) dei Litfiba? Impossibile ipotizzare un’esperienza simile con i Ritmo Tribale?
Edda: «So che i Liftiba si sono riuniti ma non so cosa sia trilogia. Per quanto riguarda i Ritmo Tribale è solo una questione di soldi: voglio dieci volte il compenso degli altri».
Hai letto il libro di Elisa? Raccontaci come è nato il rapporto con lei. Che effetto ti ha fatto immergerti di nuovo in tutta una serie di vicende legate al passato?
Edda: «Il rapporto con Elisa è nato male e ci siamo lasciati subito. A mia discolpa posso dire che lei non parla molto e che io so essere davvero una merda quando voglio, ma di certo con lei non avrei voluto comportarmi male, è stato più forte di me. Ci sono cose di quel periodo che lei non sa (o forse non so se gliele ho dette) e che attestano in maniera inequivocabile l’assoluta mancanza di dolo e la mia semi-infermità mentale. Per quanto riguarda “Uomini” ho letto la versione non censurata del libro e devo dire che alla luce degli ultimi eventi in casa After avevo ragione io – dovevi lasciare le dichiarazioni dell’immenso Zerilli. Un po’ di gossip non fa mai male soprattutto quando uno dice quello che pensa e poi i fatti gli danno ragione ma va bene anche così…Elisa forse non sa scegliersi gli uomini ma di sicuro sa scrivere. E l’ha dimostrato. La morale che ho tratto dal libro è che la verità non esiste, ed è vero tutto e il contrario di tutto. Una specie di (e qui inginocchiatevi davanti a tanto sapere) Achintya-Bheda-Abheda. Non chiedetemi di spiegarlo perché non sono in grado».
Elisa: «Sette anni fa mi sono ritrovata ad incontrare il mio idolo da poster della mia adolescenza e già questa cosa mi metteva in soggezione. Dopo un bellissimo primo incontro, ci siamo rivisti la seconda volta in una situazione disagevole…comunque con il tempo è nata una bella amicizia. Essendo amici e frequentandoci negli anni in cui ho scritto il libro, ho messo dentro molto di quello che avevo visto e sentito in prima persona (soprattutto per quanto riguarda la parte della carriera solista di Edda). Quando Odoya mi ha messo sotto contratto, ho fatto leggere una prima versione del libro ai principali intervistati. Mi hanno chiesto qualche piccola modifica, per tutelare la privacy di alcune persone. Uno che ha parlato senza peli sulla lingua è stato sicuramente Alessandro Zerilli, primo bassista dei Ritmo Tribale e poi con gli Afterhours. Ho apprezzato molto la sua schiettezza e ho cercato di lasciare i suoi interventi integri, solo una piccola limata ad alcuni dettagli dei suoi burrascosi rapporti con Rioda e Agnelli. In generale, come dice Stefano, ci sono un paio di episodi che ognuno ricordava a modo suo, ma questo è normale. Ognuno ha vissuto le cose secondo la sua sensibilità.
Nel libro ci sono pagine e pagine di amici e colleghi che ti incensano e parlano di te come di una figura importante nelle proprie esistenze e un talento unico nel panorama musicale. Poi arrivi tu che spesso tagli corto minimizzando, quasi a voler ristabilire la tua verità. Spesso quando si parla del passato si tende molto a ricordare solo le cose belle e di ridurre ai minimi termini gli episodi non memorabili – secondo te quanto di romanzato e di “revisionismo storico” c’è nel libro per quanto riguarda le varie dichiarazioni ?
Edda: «Ma che ne so, qui ognuno dice quel cazzo che gli passa per la testa e tutti hanno diritto di farlo tranne Zerilli. Io il libro lo avrei intitolato “Pupazzi”».
Elisa: «Secondo me nessuno ha esagerato con le lodi a Edda: erano sincere e sentite e lui se le merita. Che poi parliamo di lodi in campo musicale, perché per quanto riguarda il suo vissuto mi sembra che i suoi ex compagni di band ogni tanto ci siano andati giù di mazzate! Ecco, un’altra parte che ho censurato: nel libro Stefano spesso si sminuisce, ad un certo punto una persona che ha letto le bozze mi ha fatto notare che c’erano due pagine di fila in cui Edda si dava della merda ed il tutto suonava un po’ troppo svalutante e quindi le ho eliminate!».
Hai ascoltato il nuovo album dei Verdena? Chi ti affascina della nuova scena di cantautori o cantautorapper delle nuove generazioni?
Edda: «Guarda mi accingo proprio adesso a scaricarlo ma si è già bloccato il device. Posso dirti però che stavamo viaggiando e ho chiesto chi erano e mi hanno detto un nome. Era una cosa molto bella poi piano piano l’oppio ha fatto il suo effetto e la mia testolina si reclinava dolcemente mentre un rivolo di bava scendeva dalla bocca. Dopo non so quanto mi sembrava di sognare e sentivo una voce. Ho pensato questo cantante parla inglese ma a me sembra di capire le parole. In realtà era Alberto dei Verdena che cantava nel nuovo disco. Mi sono subito messo sull’attenti e ho asciugato la bocca. Il singolo mi piace molto. Ho una venerazione per i Verdena: sono belli e bravi. Apprezzo chiunque sappia più o meno suonare, anche il piffero, da Cristina D’Avena a Claudio Villa, l’unica persona che non capisco come faccia ad avere successo è Ligabue».
Da Semper Biot a SCMA mi sembra ci sia un crescendo di potenza, come se il sound diventasse sempre più offensivo. Come se l’andamento in punta di piedi del “nuovo” esordio lasci sempre più spazio alla rockstar che vive dentro di te. Dipende da un’esigenza espressiva tua o più da una scelta dei tuoi musicisti relativa all’arrangiamento?
Edda: «Credo che dipenda dall’alimentazione e dal fatto che Fabio Capalbo si ostini a non diventare hare krishna e ridicolizzi tutte le tesi scientifiche che porto in appoggio a tale conversione. Quando Luca, Fabio e Davide arrangiavano le canzoni io stavo in un’altra stanza a provare le mie cose. Non so come abbiano fatto. Se oggi posso vivere a Lugano e andare in giro in Lamborghini e farmi sodomizzare da tutti i trans di Porta Pia lo devo a loro e al fatto che li ho pagati con dei paperdollari. Grazie ragazzi che la madonna ve ne renda merito».
ndr: Luca Bossi (basso e tastiere), Fabio Capalbo (batteria) sono nell’attuale formazione live (i Furore Uterino) e hanno suonato anche sul disco, occupandosi anche di arrangiamento e produzione. In studio la squadra è stata completata da Davide Lasala (il disco è stato registrato al suo Edac Studio). Dal vivo si aggiunge anche il fonico Davide Tessari.
All’inizio quando hai ripreso a suonare non volevi tornare in studio. Poi però è arrivato Semper Biot e successivamente Odio i Vivi. Lo scorso anno Stavolta come mi Ammazzerai? ha ricevuto di nuovo critiche positive da quasi tutti gli addetti ai lavori. Ti senti lusingato da questo coro di elogi o è motivo di pressione psicologica nella realizzazione di un disco?
Edda: « … e ci mancava pure che dicessero che fa schifo sto capolavoro de no’altri. Quantunquemente qualcuno ha detto che è un disco per cipster (credo intendesse hipster ndr.). Non so chi siano ma già mi sono simpatici e gli faccio io i complimenti a loro per il buon gusto. Ho già scritto una cinquantina di nuove canzoni. Dovremmo farcela con il prossimo disco a diventare famosi e così potrò sposare Antonietta. Ma voglio dirti una cosa, oggi sono tornato in sala prove. Quando apro il pc e suono le nuove canzoni è come aprire la porta di casa ed essere investito dalla carica dei 101. Mi metto a giocare e sono felice. Questo è successo anche con “SCMA?” e quando ho dovuto decidere se lasciare le canzoni o il lavoro ho lasciato i ponteggi. Se il buon giorno si vede dal mattino questo potrebbe essere un buon viatico e poi se ce l’ha fatta Ligabue possiamo dormire tutti sonni tranquilli. Mal che vada, vado a fare l’hare krishna a Londra o vendo le mie palle al miglior offerente».
Un’ultima domanda: perché dici che la domenica soffri come una bestia?
Edda: «Giornata di merda per eccellenza fin dalla tenera età. Mi prende un horror vacui che mi fa venir voglia di avere la peste, non so come mai».
Un ringraziamento speciale a Elisa Russo che ha reso possibile questa intervista, per la sua preziosissima collaborazione e all’etichetta di Edda, la Niegazowana, e per la disponibilità.