Dalla città d’origine ha ereditato la schiettezza, da quella in cui vive la passione per il suo lavoro. Costantemente in bilico tra fumetto e illustrazione, racconto e provocazione. Cristina Portolano è venuta a trovarci parlandoci del lavoro di suo papà, di autoritratti e Giovanni Truppi.
Come mai così tanti illustratori gravitano intorno alla città di Bologna?
Sicuramente perché c’è la fiera del libro per ragazzi e il festival del fumetto. Ma io non lo so cosa passa nella testa dei disegnatori, personalmente ci sto perché è la mia seconda città. Mi ha adottata e ci vogliamo bene.
Le illustrazioni hanno sempre un sesso assegnato?
Le mie illustrazioni non hanno un sesso assegnato a meno che non lo debba disegnare esplicitamente per esigenze narrative. Di solito preferisco creare degli esseri androgini. L’androginia mi affascina e credo che sia la condizione primordiale e perfetta da cui discendono tutti.
Con Ten Steps In The City, pubblicato da Teiera, sei stata chiamata a interpretare un particolare angolo di città. Quale hai scelto e perché.
Ogni disegnatore ha interpretato un angolo e una situazione precisa di una città inventata. La città non ha un nome. Ho scelto la fermata dell’autobus 90. Ho scelto la fermata perché mio padre guida i bus, a Napoli, e volevo disegnare un episodio che mi ha raccontato più e più volte che gli è successo davvero.
Com’è andata la mostra BooKing? L’idea era molto bella.
La mostra BooKing è andata bene! C’era molta gente e Milano era in fermento in quei giorni, ma ha piovuto di brutto ed avevo sempre i piedi umidi. La mostra si è svolta alla Galleria Nuages di Cristina Taverna ed è stata curata da Giancarlo “elfo” Ascari e Arianna Vairo. L’idea era di far confrontare disegnatori giovani su una sorta di recensione del loro libro del cuore e far dialogare i disegni con quelli di altri disegnatori storici della galleria. Io ho scelto Gianbattista Basile e il libro Lu cuneo de li cunti su cui sto disegnando delle illustrazioni. Penso che il mio segno si adatti bene alla narrazione delle sue storie.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Quanto sei legata alla tua terra?
Sono legata il giusto. Ho messo da parte la malinconia e i sentimentalismi. Dove sto adesso conosco molte persone che si sono spostate dalla loro città d’origine pur restandone legati. Per evolversi bisogna spostarsi. Anche se sei nato a Milano o a Parigi non importa, l’importante è che tu ti muova sempre altrimenti le cose non succedono.
Non ti ho mai vista dal vivo, ma a giudicare dal tuo auto-ritratto sembra che i tuoi personaggi ti somiglino molto.
Molti invece mi dicono il contrario specificando che “non sei così grassa però!”. Questione di punti di vista.
Hai disegnato la copertina dell’ultimo album di Giovanni Truppi. Spiegami il bisogno di nudità.
Per la copertina di Truppi ci siamo ispirati a Bosch e avevo visto da poco la mostra di Memling a Roma quindi per me è stato naturale disegnare gente nuda e sopratutto nudi che si appoggiano, sudano, scopano. Il disco è molto bello, biblico e apocalittico, e volevo disegnare una copertina che evocasse una specie di giudizio universale/cacciata dall’eden.
La nudità è scomoda, scostumata, ti imbarazza, e queste sono alcune delle sensazioni che provi ascoltando le canzoni di Giovanni e che io voglio suscitare con i miei disegni. In questo ci siamo trovati.
Facendo un parallelismo tra musica e illustrazione, trovo che le sue liriche ricordino per certi aspetti il disagio generazionale sdoganato da Zerocalcare, ma con più metafore e meno ciociaria. Tu tra quali autori trovi una corrispondenza invece?
Di base non mi piace fare parallelismi e mi sembra un po’ semplicistico paragonare fumettisticamente tutto ciò che racconta quest’epoca solo ad un autore come Zerocalcare. Il fumetto adesso è sotto i riflettori grazie a lui e alla presenza massiccia dei suoi libri nelle librerie. La gente legge solo quello ed è deprimente perché non si sforza di cercare altro, nonostante Internet, nonostante siano finiti gli anni ’90. Personalmente le liriche di Truppi mi fanno venire in mente i fumetti di Giacomo Monti.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?