È chiaro dal primo minuto, non serve nemmeno un kick.
Questo giovanotto londinese è uno specialista dei samples.
Il suo nome è ispirato a Romare Bearden, defunto scrittore e artista di adozione newyorkese; proprio l’ammirazione per le sue opere di collage complesse e inspiegabilmente coese ha portato il producer a trasporre in musica lo stesso concetto costruttivo.
La strumentazione live è necessaria per chiudere il mondo di Projections e renderlo coerente, ma il senso profondo si palesa nei campioni.
Nina’s Charm ci avverte: tenete gli occhi su di me, respirate con me. Per dircelo, Romare sceglie la voce più adatta a pronunciare quella specifica espressione, trovando adeguatezza e precisione sorprendenti: Nina Simone. A lei dunque il compito di introdurci a questo viaggio tra epoche e colori.
L’identità del disco è svelata, se non prima, in un omaggio ai brani di guaiti e gemiti utilizzati dai neri d’America per scandire i tempi di lavoro. Work Song conferma infatti lo scopo esplorativo di Romare che, come nelle sue precedenti pubblicazioni su Black Acre, ricerca le radici della musica black in quell’amata Africa studiata da lui e da Bearden. La traccia più lunga dell’album si intitola proprio Roots. Il sample di voce recita un proverbio, secondo cui non si possono odiare le radici di un albero senza detestare la pianta tutta. Così come non si possono amare i samples scovati e ricontestualizzati senza lasciarsi coinvolgere in questo inno ai calzini spaiati e all’arte più libera. Si sente pronunciare un “Detroit”, con cui Romare dichiara la nostalgia per la house e la techno nate a fine anni ‘80 dalla più viva esplorazione sonora.
Motherless Child ha l’impronta insistentemente malinconica di Nicolas Jaar abbandonato in un negozio di vinili. Tre melodie autonome si sovrappongono, discutono ma si trovano d’accordo.
Il graffio primordiale della puntina ritorna ancora e ancora, calorosamente accolto.
Prison Blues ha il tono di una nervosa incarcerazione di St Germain, maestro lounge della stessa Parigi dove Romare ha vissuto, adorato e collezionato suoni per parecchi anni.
Projections è umile pronipote di Endtroducing di DJ Shadow, Since I Left You di The Avalanches, Donuts di J Dilla e ogni altro tributo al taglia e incolla di frammenti sonori, ma le influenze variano da DJ Sprinkles a FaltyDL, passando per Theo Parrish e Madlib.
Ray’s Foot, Lover Man e The Drifter urlano il sollievo dell’artista di non rientrare in nessuna categoria: si naviga dai synth virtuosi e sentimentali alla Dorian Concept fino a distorsioni scherzose degne di Moodymann, che pare inseguire la fine di un arcobaleno in Rainbows.
La voce di Jimmy’s Lament supplica che si cambi argomento, ma a metà disco l’attenzione è già rapita. I frammenti di musica si parcheggiano disordinatamente, lasciando che il caos fluisca volentieri: percussioni da una cassa all’altra pedinano una breve follia al piano, tutti concordano con le due tracce di basso. Live, non live, l’importante è galleggiare tra le epoche, sfiorando tutti i luoghi.
La Petite Mort dipinge la vita come il più grande prato. La morte è piccola, i colori di questo paradiso sono troppo diversi, sempre più vividi. Il sample accenna ad abbandonare la descrizione di un “feeling”, ma ci riesce, scavalcando il tempo e soffiando la nebbia lontano dal proiettore. La voce pitchata riflette su un momento preciso: “When you…”, dice, pensando forse alla pelle di qualcuno dopo un tuffo al lago, forse ai capelli di qualcun altro che si girano insieme al suo sguardo.
C’è abbastanza swing per tutti, citazioni non ignorabili e inaspettata sapienza. L’esordio full length del ragazzo con l’orecchino non è da sottoporre ad ascolti infiniti, ma una sottilmente percepibile monotonia –synth e percussioni non così varie, dopotutto- è perdonabile, considerando la destinazione dancefloor del progetto.
Il jazz ritorna nei club, dove ritmi incalzanti disobbediranno con gioia alle spazzole del Bill Evans Trio.
Album del mese secondo Gilles Peterson -di cui Romare è stato recentemente ospite a BBC6- Projections è l’ennesima prova dell’esperto coraggio dell’etichetta Ninja Tune.
Sperimentazione, sperimentazione, sperimentazione e realizzazione.