Eccolo che arriva anche oggi il listone della settimana che parte subito con un messaggio forte e chiaro che piazziamo bello grosso prima delle tracce da ascoltare:
Fuck Frank Underwood. Kendrick for President #ToPimpAButterfly
Qualche giorno fa, si parlava della crescente impazienza per l’uscita di [Untitled], il terzo, LP di Kendrick Lamar. Proprio come la tracklist buia, il titolo si è rivelato essere un semplice generatore di hype, per alimentare il mistero circostante un album politicamente esplosivo.
Il rapper -o autore, come preferisce essere definito- ha svelato via Instagram la copertina del lavoro, che ritrae rabbia, indignazione, timor di Dio e verità in un selvaggio mucchio di uomini a Compton. La didascalia riporta un’abile parafrasi di un estratto letterario, ispirandosi a Il buio oltre la siepe di Lee Harper. Tutti i cani vanno in paradiso, e ignorare il canto di un usignolo solo perché si nutre di vermi è il peggiore dei crimini. L’ironia è tagliente e importante, però, in quelle parole in maiuscolo: TO PIMP A BUTTERFLY è il titolo del disco. K-Dot dipinge sarcasticamente quest’idea come il sogno americano. Forse vendere il corpo di una persona, gettando i suoi valori nel vuoto, appare come l’unica opportunità in una realtà contradditoria e sanguinosa come i sobborghi di LA. Forse non lo sanno nemmeno, che hanno le ali. O forse, chissà, è il governo a trattare individui preziosi come fossero oggetti di lucro o, peggio ancora, fonti di criminalità da eliminare in toto. In quel sogno da cui gli squali bianchi hanno tentato di escludere la comunità afroamericana –“Eccovi il vostro amato crack, ora sparatevi per averlo e dimezzatevi in numero ed energie”, pensò la CIA a fine anni ‘80- ora Kendrick è immerso, se ne rende conto, vuole che lo sentano fino alla casa dipinta di bianco dove le guerre si scelgono con una roulette. Tra interviste di Rolling Stone e Billboard, il fedele producer e sassofonista Terrace Martin e lo stesso Lamar hanno confermato la presenza nell’album del radioso singolo “i”, che troverà risposta nella dolorosa “u”. Ancora nessuna menzione agli MC ospiti, ma tra i collaboratori sicuri figurano la Anna Wise di Real, lo sperimentatore jazz e r&b Robert Glasper, e gli immancabili, fidati producers Digi+Phonics, ovvero Tae Beast, Sounwave, Dave Free e Willie B.
Sperando in DJ Dahi, Dre, Pharrell e FlyLo, rimaniamo cauti e non saremo delusi.
“Tutti i producers che ho mai incontrato mi hanno mandato dei beat per l’album… Ma c’era una possibilità su un milione che quella roba potesse essere perfetta per quello che avevo in mente. Si tratta quasi di egoismo, ma ho tante, troppe cose da dire.”
─Dariush Aazam Rahimian
Shura è inglese, delle volte ha un casco da astronauta e altre invece un caschetto biondo, per proteggersi la testa. La nostra testa invece ondeggia tra i synth anni 80 e la sua voce così leggera e lontana, quasi sussurrata. E io dopo averla ascoltata vorrei solo raccogliere una margherita, ora che è primavera, o uno di quei fiori azzurri piccolissimi che crescono un po’ dove gli pare e metterglielo tra i capelli sopra l’orecchio. Poi la guarderei arrossire allo stesso modo in cui il cielo si colora al tramonto, mentre torniamo verso il parcheggio ognuna con le sue scarpe in mano e i piedi scalzi. Ho voglia di chiudere gli occhi.
─Vali
Jam City continua a tenere alta l’attenzione sul disco di prossima uscita Dream A Garden. Today è l’ultimo brano a venire pubblicato in ordine di tempo e conferma i passi avanti fatti rispetto al suono cibernetico di Classical Curves. Una jam smooth e funk, ma non per questo scontata.
«Not so long ago, I was a child with a computer/ All the fumes today/ Made me wish I’d burnt it sooner/ But anyway/ I guess it’s back to the porn and Adderal»
Il 23 è dietro l’angolo.
─Gianluigi Peccerillo
Uno degli eventi più attesi del 2015 sarà l’uscita del secondo disco di Holly Herndon, Platform. Holly racconta di aver aperto il suo processo creativo ad artisti e pensatori per lei importanti, inclusi lo studio di design olandese Metahaven e l’artista digitale Mat Dryhurst, per affrontare insieme a loro una serie di argomenti che vanno dalla disuguaglianza sistemica, agli stati di sorveglianza e al neo-feudalesimo. Un assaggio è il nuovo singolo, “Interference” accompagnato dal video che potete vedere qui sopra.
Platform è il debutto di Holly Herndon su 4AD e una cooperazione con RVNG Intl., l’etichetta newyorkese con cui Holly ha lavorato per molti anni e ha pubblicato il suo primo album Movement.
─Gianluigi Peccerillo
Esce questa settimana su Hivern, label fondata da John Talabot, l´EP d´esordio del duo tedesco degli INIT, all anagrafe Nadia D´Alo e Benedikt Frey. Stando alla traccia da loro firmata, “Talking About Talking” il titolo, gli INIT si potrebbero paragonare un animale notturno dal carattere schivo, guardingo ma dalle reazioni imprevedibili. Il senso di sottile minaccia imminente della versione originale lo amplifica a mille il remix dei C.P.I., ovvero il progetto messo assieme da Marc Piñol e Hugo Casablanca. Qui un sequencer in sedicesimi striscia senza sosta come un predatore affamato tra sonar e code di echi distanti su un incedere mid-tempo punteggiato da suoni di drum machines d´epoca. Il loop vocale che ripete a mo di mantra il titolo del brano stesso rende il tutto ancora più inquietante ma allo stesso tempo seducente. La B side “Blackbird”, anche nei remix di Willie Burns e Cliff Lothar, completa in maniera più energica ed espansiva il package. Come si dice in questi casi: e intanto la Hivern non sbaglia un disco!
─Tony D Onghia
Sono passati quattro anni dal disco di debutto di Active Child e finalmente abbiamo il suo successore, Mercy, che uscirà su Vagrant a giugno. 1999 è il brano che lo anticipa e viene raccontato così dall’artista:
“The words ‘Somewhere between now and 1999’ encapsulate the emotion and meaning of this song to me. Those 16 years span the end of adolescence and the beginning of adulthood for me. It’s a song about growing up, a song about the fragility of love, and our instinctual, perpetual search for that someone. I can remember my little nieces and nephews laughing and playing in my studio the day i started work on what would become ‘1999.’ Their innocence and curiosity of everything inspired me that day. There’s a cycle to the song’s structure and lyrics, a repetition that is hypnotic I think, much like the cycle of growing up, its so easy to lose track of time, but always important I think to keep track of your own growth.”
─Gianluigi Peccerillo
Il produttore danese Nick Kold Ericksen bka Taragana Pyjarama, ritorna il 4 maggio con l’EP Ariel via True Panther. Se non lo conoscete già, lasciatevi ammaliare dalla sognante title track in cui emerge la volontà di Ericksen di dare maggiore importanza ai vocals.
“I tried to mold the pop aspect with fairly simple patterns and melodies which led to an almost melancholy and uplifting feel, a cross between the two emotions.”
─Gianluigi Peccerillo
Tratta direttamente dal nuovo album-progetto di Gilles Peterson, Sonzeira, il brano Brasil Pandeiro è un rework della traccia originale del 1940 di Assis Valente. Il remix di Max Graef lo stravolge totalmente rendendolo qualcosa di croccante, fresco e fuori di testa. The Brasil Bam Bam Bass contiene anche altri remakes e outtakes a firma FaltyDL, Kyodai e Mark E.
─Gianluigi Peccerillo
Urals, fuori il 4 maggio, è l’ultimo capitolo della trilogia dei Walls partita nel 2010. Il duo definisce il disco come “an accumulation of four years of studio exploration” e c’è da registrare che il lavoro non uscirà per Kompakt, ma per l’etichetta fondata da loro stessi nel 2013, Ecstatic.
Questa, la tracklist
01 Urals
02 Moon Eye
03 Altai
04 Voluta
05 Tongue Pad
06 I Can’t Give You Anything But Love
07 Radiance
─Gianluigi Peccerillo