Girolamo ed io abbiamo un discreto numero di cose in comune. Innanzitutto siamo due inguaribili romantici, infaticabili stacanovisti e abbiamo una pessima memoria sulla nostra infanzia. Ci piace poi comprare cose inutili, del tutto legate alle fantasie del momento, che però ci riempiono la vita di meravigliose sciocchezze. Sarà che alcuni d noi hanno bisogno di perdersi prima di trovare l’ispirazione giusta. Alla fine, però, torniamo sempre a casa.
Per caso da bambino desideravi tantissimo un cavallo?
Non so cosa desiderassi da bambino, a volte mi sforzo ma ho ricordi offuscati, Potevo desiderare di avere un cavallo come conquistare l’universo a bordo di formiche giganti (mia sorella da piccola mangiava formiche per strada e questo è un ricordo divertentissimo). Una cosa è certa, mio padre da subito mi ha immerso nei colori. Per il suo lavoro era sempre a contatto con tempere e acrilici e io, quando ero con lui, tornavo a casa costantemente sporco di colore. Questo momento non era molto gradito da mia madre e questo lo ricordo benissimo (ah ah ah).
Il tuo tratto mi ricorda certa pittura murale, mi fa venire in mente la tecnica a encausto da applicare su supporti contemporanei. Sono fuori strada?
Il mio tratto si è sviluppato proprio per la necessità di superare il digitale. Per arrivare sui muri, sulle cabine e su qualsiasi altro supporto. Questa è la direzione che stanno prendendo le mie immagini (anche se ora sto iniziando a collaborare con qualche realtà editoriale). Quando cammino per Milano sento il bisogno di guardarmi intorno ed esser bombardato di immagini cromaticamente avvolgenti. Non solo l’ astrazione cromatica, ma segni, storie, viaggi mentali che solo il colore può amplificare. Per cui no, non sei fuori strada :)
Andiamo con qualche stereotipo. Usi un sacco di rosa per essere un maschio.
Ahahahahaahha. Questa è molto simpatica come affermazione e mi fa sorridere molto. Uso spesso il rosa perché come colore lo trovo interessante, ma anche per diverse ragioni tecniche. Nelle mie illustrazioni cerco di creare dei paradossi cromatici (ho scritto una tesi sul colore per questo ne parlo spesso). Utilizzo colori che interfacciandosi tra loro creano situazioni bizzarre (già studiate al tempo da personaggi come J.Albers), sfarfallii luminosi, percezioni diverse da quelle reali. Il rosa, come altri colori (vedi il verde acqua), mi permette di raggiungere questi paradossi senza compromettere l’aspetto funzionale (qui il lato designer viene fuori). Lavoro sempre in cmyk perché mi capita di dover stampare le mie illustrazioni e con questo metodo ho alcuni limiti. Questi limiti vengono superati utilizzando solo determinate tonalità. Da qui derivano alcune scelte stilistiche, frutto dii limiti tecnici.
Alla decima mostra di illustrazione organizzata da Tapirulan a Genova per il 2015, è stato scelto il tema della X. Hai già scelto il lavoro che ti piace di più tra quelli esposti?
Sono tutti lavori interessanti. L’illustrazione che più ho apprezzato comunque rimane quella di Ronny Gazzola. La sua idea la trovo sorprendente.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Mi accorgo di avere una scrivania triste e piccola.
Dalla tua bio leggo che abbiamo una grande passione in comune: comprare sull’internet cose completamente inutili. Che poi non sono le più belle, secondo te?
Secondo me sono le più divertenti e questo mi basta :) Io riesco a dare il meglio di me al supermercato. Quando vado in giro tra le varie corsie riesco a metter nel carrello le cose più inutili. Solo al mio rientro in casa mi accorgo di quanto sia stupido. Ma anche questo mi piace.
Il grigio, il bianco e il nero ti fanno proprio schifo?
Il grigio probabilmente si. Il bianco e il nero posso capirli.
Nelle mie illustrazioni il grigio è abolito, per il bianco non ho ancora trovato il modo di inserirlo (e probabilmente non lo troverò mai) mentre il nero compare sempre nei miei disegni. Dà il “volto” ai miei personaggi e a tratti gli dona “pesantezza”.
I migliori consigli mai ricevuti.
Ne ricordo uno che a molti non dirà nulla ma che per me è sempre stato alla base del mio percorso di vita e lavorativo: “L’unica cosa che possiamo fare è fare”. Mi ricorda di dover lavorare costantemente e a testa bassa per raggiungere i miei obiettivi.
Dove finisce la terza dimensione nelle tue illustrazioni? Ci hai litigato?
La terza dimensione è troppo seria per i miei gusti. La immagino con una camicia bianca, la cravatta e un abito blu. Non mi sono mai posto il problema, non ne sento il bisogno di cercarla o di rappresentarla. La realtà è data già dalla riproducibilità del mezzo moderno. Io preferisco più l’onirico e le stupidaggini.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?
O’Neal alla sua prima lezione di ballo. Totalmente inadeguato, con le scarpe inappropriate che prova ad inventare un nuovo passo di danza.