Un’operazione a cuore aperto. Di quelle rischiosissime, che poi sei vivo per miracolo. “Goon” interviene negli organi, scava, asporta. Ricuce.
La narcosi ha effetto immediato, rilascia il corpo in quei primi quindici secondi in cui senti che stai lasciandoti nelle mani del dr Tobias Jesso Jr, senza riserve o attacchi d’ipocondria. È l’incoscienza di un’anestesia in cui cadi senza che ti si stringa la gola: è piuttosto il cuore che si stringe e poi si rilassa, a intervalli poco regolari. “Can’t Stop Thinking About You”, il pianoforte. Bisturi. La lama incide dissezioni profonde, scendendo sempre più giù, ad ogni ritornello.
Tobias è il chirurgo perfetto, di quelli che sanno di doverti fare un male da morire ma riducono le paure nella sicurezza dell'”andrà tutto benissimo” che poi è uguale al “te la caverai” di chi augurandoti, intanto, se ne va e tu stai lì col cuore aperto, spogliato, nella più patetica delle domande: “How Could You Babe?”. Se Tobias non fosse un chirurgo, sarebbe John Lennon. O rinascerebbe Paul McCartney, e così manderebbe all’aria anche tutte quelle leggende misteriose sulla sua morte e noi grideremmo “Paul is still with us!”. Perché “Without you” è una ballad che può fare da ghost track a un “Double Fantasy” o un “Imagine” e ingannarti tra inflessioni vocali e armonie, convincerti che si possano ancora scrivere canzoni così, pop ma di immensa bellezza. E “Can We Still Be Friends” puoi perfettamente immaginare di trovarla posizionando la puntina a caso su “McCartney” del 1970.
Ma Tobias è un chirurgo, peraltro perfetto, che mette le dita sul piano come se le impuntasse su un divaricatore; con sezioni (profonde) di fiati (“Hollywood”) separa i bordi di una ferita per tamponare e arrestare il sanguinamento. Questo è il momento cruciale, quello più delicato: in sei minuti si alternano arresti e reprise che sembrano finire in uno scuro scivolamento comatoso. E “For You” è quel momento in cui tutti i momenti ti vengono agli occhi e li riguardi con leggerezza perché frivoli scappano su note garfunkeliane o sul beat di “Crocodile Tears” che si arresta all’improvviso, perché hai ricominciato a battere.
Di qui è un risvegliarsi a piccoli cenni di palpebre tra gli archi di “Just A Dream” e i cori sixties di “Leaving LA”. Sei vivo per miracolo. E anzi, no. Se sei vivo è perché Tobias Jesso Jr è un chirurgo perfetto e i Fab Four continuano a far scrivere canzoni bellissime.