Viaggio straordinario. Fanfare, balli da provincia. Percussioni, chitarre esotiche. Questo è il mondo come lo vedono i Sadside Project nel loro secondo album “Voyages Extraordinaires” fuori per Bomba Dischi. Dieci tracce visionarie che vanno dalla dark wave al beat anni 60, dal garage punk al folk rock.
Ce le facciamo raccontare qui sotto, immediatamente dopo lo streaming.
Nautilus
È stato il primo pezzo che ho scritto per questo disco, in realtà prima il titolo era “Streghe” ed aveva un testo scritto italiano. Il brano non segue il classico schema pop strofa-ritornello-strofa-ritornello, ma si avvicina più ad una suite rimanendo in ogni caso una canzone con una sequenza armonica formata da soli tre accordi e di conseguenza semplice. Nella versione presente nel disco si può ascoltare uno scambio di battute tra il capitano Nemo e il Prof. Pierre Aronnax a proposito del Nautilus tratto dal film “Ventimila leghe sotto i mari” (1954, con Kirk Douglas nel ruolo di Ned) ispirato al famoso libro di Jules Verne.
The Dock
È una canzone d’amore ed è il pezzo a cui sono più legato in assoluto da quando scrivo musica, nasce da un riarrangiamento di una linea vocale registrata quando ero al liceo. Durante le sessioni in studio ascoltavo molto Chet Baker ed avevo da poco visto il documentario “Let’s Get Lost”, proprio per questo poi abbiamo deciso di inserire una svisata di tromba (Edoardo Impedovo, Boxerin Club) sostituendo l’armonica.
Requiem (for a friend)
Uno dei primi brani scritti (insieme a “Nautilus”) che ci hanno fatto sentire il bisogno di avere un violino fisso in formazione, e dato che il tema richiamava sonorità fortemente scozzesi/irlandesi non si poteva far altro che cercare un ragazzo che suonasse la cornamusa. La canzone è abbastanza triste: è una sorta di funerale delle buone intenzioni, e tratta il tema del rimpianto. La voce principale è il risultato di una sovrapposizione di 5 cori.
Brotherhood
Avevamo bisogno di scrivere un pezzo classico con una struttura semplice, durante la stesura aveva un tempo diverso in 3/4, ma dato che volevamo avvicinarci di più a delle sonorità anni ’60 abbiamo optato per il tempo “schitarrata da spiaggia” e infatti quando ancora non aveva un titolo chiamavamo il brano in sala “la celentanata”; per tener fede a questo discorso nel brano sono utilizzati solamente strumenti d’epoca. Nei cori del ritornello si può ascoltare le voce del nostro fonico Giancarlo “Giancane” Barbati.
Third Class Heart Party (festa di paese)
Un’altra canzone d’amore. Qui ci sono davvero un sacco di strumenti, talmente tanti che forse vale la pena di elencarli tutti: batteria, percussioni, chitarra acustica, chitarra elettrica, mandolino, violino, tromba, ukulele, organetto, fisarmonica e voci a volontà sovrapposte in modo da creare sonorità tradizionali. Qui cercavamo un sound che ricreasse atmosfere folk “paesane”. Il tempo della batteria richiama molto quello di una gran cassa da banda, e in generale tutti gli strumenti all’unisono ricreano in un certo modo una sensazione di spensieratezza e allegria collettiva.
Sherwood
Questa è la celebre storia di Robin Hood vista dalla prospettiva di un abitante del villaggio, di un “povero” insomma. In realtà erano stati scritti due testi per questa canzone, infatti in origine c’era anche una versione che prendeva le parti dei ricchi, una sorta di ode all’antieroe. Come da tradizione disneyana, Robin Hood non è un uomo ma una volpe.
Alla fine del brano si può ascoltare un accenno di una sequenza di note di un brano strumentale che doveva esser poi utilizzato come ghost track. Rinunciammo all’idea dopo aver scoperto l’Arturia Moog Modular V, una riproduzione digitale del Moog realizzato in maniera spaventosa, con cui abbiamo interamente registrato la ghost track fatta eccezione per alcune chitarre. Usiamo il Moog Modular anche live tra una canzone e l’altra per fare noise o comunque creare un ambiente un po’ lisergico.
Summer Singing Collective
Il brano è un omaggio al tradizionale ferragosto ligure della mia famiglia (Gian) a base di molto cibo molte chiacchiere molte sbilenche cantante collettive date dal molto vino. Tutto questo si svolge su di una terrazza che da su di una vallata di Ceriana (siamo a pochi km dalla città del festival Sanremo). Il giro di organetto (un Eko tiger del 1970) è una chiara citazione ai Blues Brother, una citazione che abbiamo nascosto più o meno bene in tutti i nostri dischi. Nel finale i cori sono stati realizzati da amici parenti ragazzi e ragazze per un totale di una ventina di elementi, proprio per garantirci un forte impatto attraverso lo stile “a cappella”.
Truth
Questa canzone è il frutto di un’ improvvisazione durante un concerto: avevamo finito tutti i pezzi, tutti i bis e tutte quelle quattro solite cover che conosciamo, ma il pubblico premeva ancora per tenerci sul palco; così abbiamo improvvisato questo pezzo e lo abbiamo lasciato così. Il testo è un riferimento all’immaginario dei testi stile Weezer, gruppo di cui siamo tutti accaniti fan.
Interstellar
Ogni riferimento al film di Nolan è puramente casuale…o no. Uno dei pochi pezzi dove le chitarre e i bassi saturano con massicce dosi di fuzz, plettrata dritta tutti all’unisono, diciamoci la verità ci manca un po’ la nostra Roberta nazionale quando suoniamo live questo brano (infatti lo scorso 25 aprile durante una nostra apertura ai Verdena venne a suonarla con noi). All’inizio e alla fine del pezzo si possono ascoltare delle radiotrasmissioni spaziali campionate direttamente dagli archivi della NASA.
Analog Landscape
Una rivisitazione folk di un vecchio brano del nostro primissimo disco. Fondamentale la velocissima linea di violino in perfetto stile irlandese. Ci divertiamo sempre tantissimo a suonare questo pezzo durante i live. In realtà mi immagino sempre Leonardo di Caprio e Kate Winslet che ballano a bordo del Titanic e un po’ mi vergogno.