Venendo meno alla regola, ben conosciuta dai loro fan più accaniti, di un album ogni due anni, martedì 26 è stato annunciato Depression Cherry il quinto attesissimo disco dei Beach House, duo di Baltimora gran maestro di cerimonie nei nostri party più onirici. Son passati tre anni da Bloom, il quarto album datato maggio 2012 che insieme al precedente Teen Dream ha consacrato Victoria Legrand e Alex Scally. In questi tre anni un tour lunghissimo, concluso ufficialmente all’inizio del 2014, la colonna sonora di un corto, un brano inserito nell’album “Space Project”, un tributo super-folk (insieme a membri dei Fleet Foxes e Grizzly Bear) a Gene Clark dei Byrds e un’appendice di tour in Canada e negli stati più a Nord degli USA.
Proprio durante questo tour, chiamato scherzosamente Northern Exposure, i Beach House hanno presentato almeno 4/5 canzoni mai sentite prima. Ciò che colpisce di questi pezzi (da quello che si può dedurre da una registrazione con uno smartphone) è, oltre a suonare 100% Beach House, l’immutata capacità di costruire brani che sanno di incenso, liturgie e acqua santa e che riescono a essere incollocabili in un preciso periodo storico. Possono appartenere agli anni ’60 così come agli anni ’90: sono melodie eterne che nascono nella corteccia peririnale, quella dove risiedono i ricordi.
Le canzoni nuove (qui, qui e qui alcuni esempi) vedono pure Victoria alla chitarra (o un basso?, chissà!) oltre che alla voce – una voce che, francamente, è sempre più una calda e magnifica conferma, capace di spiccare voli lunghissimi e suadenti. Non vogliamo sbilanciarci: la direzione presa da Bloom e Teen Dream per quanto riguarda la struttura dei pezzi appare chiara, ma i suoni, le atmosfere e le dinamiche di questi nuovi pezzi appaiono un richiamo evidente alla cremosità sghemba e alla semplicità dei primi dischi. Canzoni che paiono non muoversi di un centimetro ma che disegnano cerchi concentrici nell’acqua, conturbanti, avvolgenti.
Non vediamo l’ora. Nell’attesa, abbiamo compilato un listone con i loro brani più belli secondo noi (compito dolorosissimo!).