Doveva essere Curry contro LeBron, e per ampi tratti lo è stato. Doveva essere l’impresa impossibile del Prescelto, solo contro una squadra ben più preparata e profonda della sua. Oppure poteva essere la definitiva consacrazione di uno dei giocatori più belli (da veder giocare) ed elettrizzanti degli ultimi anni.
In fondo, le NBA Finals sono state un po’ tutte queste cose, riconfermandosi una volta di più uno spettacolo senza eguali.
Com’è andata?
Golden State ha vinto il titolo (che mancava da 40 anni, in un palazzetto sempre tutto esaurito, anche nei momenti più bui).
Andre Iguodala ha vinto il titolo di MVP delle Finals, senza mai cominciare una singola partita in quintetto in tutta la stagione.
LeBron James non sarà quindi il secondo giocatore a vincere un MVP da perdente (il primo, e unico, è Mr. Logo Jerry West), ma sarà comunque ricordato come uno straordinario contender.
Se Cleveland è andata vicino tanto così dal fare la storia, gran parte del merito è suo.
Ma alla fine vincono i più forti: è la dura (e meravigliosa) legge dell’NBA.
IL FIGLIO DI IGGY DIVENTA DI DIRITTO UNA DELLE COSE PIÚ COOL DELLE FINALS
IGGY SE L’È VISTA BRUTTA A TU PER TU CON MOZGOV
THIS MAN
E PENSARE CHE JR C’AVEVA ANCHE PROVATO, FINO ALLA FINE
STRANO CHE NESSUNO AVESSE C’AVESSE ANCORA PENSATO, PER FORTUNA C’È AUSTIN
Iggy and I’m not talkin bout @IGGYAZALEA @andre
— Austin Daye (@Adaye5) 17 Giugno 2015
ALCUNE DELLE PIÙ BELLE ANIMAZIONI DI CHRIS EDSER PER BR
IL SALUTO FINALE SPETTA AL PADRONE DI CASA, SUPERBO COME AL SOLITO:
“THE CAVS MIGHT NEED A MIRACLE TO WIN THE FINALS. WAIT…CAN SHAQ PLAY?”
It’s over.
Ora trovatevi un bell’hobby, con l’NBA ci rivediamo ad ottobre.