Se lo incontrassi il venerdì sera al Cape Town non penseresti né che fa l’artista né che è così bravo. Ma pian piano Pietro Nicolaucich si apre e ti racconta la sua vita, cosa leggeva durante l’adolescenza, quanto l’hanno influenzato le Alpi Giulie e quanto è importante darsi dei limiti per incanalare il proprio intuito in poche, ma fruttuose attività. Lo si può definire un genio? Certo che no, ma è uno che ha capito quando cogliere la musa che gli passa vicino.
Sul tuo sito hai la bio scritta in terza persona.
Uso sempre la stessa bio da anni: “Pietro Nicolaucich è un illustratore e scrittore friulano. Tra i molti lavori ha illustrato per Bompiani, Focus, Moschino, Sisley, Benetton, Bastard, Yoox, Deejay tv, Etnies, Salani, Audi, Nike e Arisa. È cresciuto tra le montagne tarvisiane, ma vive e lavora a Milano. Dice di sé che odia le bio, beve troppo e corre tutti i giorni”. È molto sintetica ed essenziale. La terza persona crea il giusto distacco professionale e mi rende meno autoreferenziale, ma contemporaneamente l’ironia del contenuto mi avvicina a chi la fruisce.
Cosa vuoi dirci con tutti quei cervi?
Che sono un montanaro e ho un animale guida (ne ho diversi a dire il vero).
Sei un fan del silenzio?
Sono un grande fan di alcuni tipi di silenzio: prima di tutto il silenzio delle mie montagne, del bosco e delle vette, un silenzio sacro e austero che mi concilia. Poi il silenzio qualunque, la semplice e banale assenza di suono, necessaria per concentrarsi e soprattutto per dormire. Ma allo stesso tempo sono anche un grande fan di alcuni tipi di baccano: il baccano del party per esempio. Amo la festa, i vizi e le dissolutezze, e il baccano è un ingrediente fondamentale di questa ricetta. Poi, tanto per essere patetico, amo anche il baccano della tempesta e la furia degli elementi, perché da sempre ho un’ossessione per le cose più grandi di me, quelle che non riesco a cogliere del tutto o affatto.
In una tua intervista una volta ho letto che sei illustratore, poeta, scrittore per l’infanzia, novellista e musicista. Io diffido sempre da chi annovera troppi mestieri nella sua vita.
E fai bene, erano presunzioni di un me più giovane, presuntuoso e arrogante. Ho da tempo riconsiderato i miei ruoli e i miei talenti. Diciamo che quello che hai letto era ciò che avrei voluto essere (e che vorrei essere ancora), ma ho capito che serve l’umiltà nelle descrizioni di sé, o si pecca di egomania e si toglie tempo da dedicare a migliorarci in ciò che sappiamo fare davvero. Con la musica ho smesso, per la scrittura è diverso. Puoi definirti uno scrittore se non sei pubblicato? Non l’ho ancora capito. Ho scritto quattro libri per l’infanzia e due romanzi, tutti inediti. Per quanto riguarda il caso specifico dei versi, ne scrivo assai meno, ma ogni tanto una poesiola d’occasione ci scappa. Per ora ti direi che sono un illustratore e che mi piace scrivere.
Sei più dotato di genio o di determinazione?
La determinazione è una categoria che non mi appartiene. Aspetto che le cose mi capitino, difficilmente mi rimbocco le maniche per trovarle o per crearmi le occasioni. Il genio è una categoria sfuggente che non mi piace. Sull’home page del mio sito c’è una frase: “Avere del genio piuttosto che essere un genio”. Questo è un concetto che preferisco e che ci rende tutti più umani. Mi piace pensare che gli artisti non siano dei geni, ma che abbiano del genio, nel senso antico del termine: nell’antichità il genio era un’entità spirituale che si riteneva accompagnasse gli artisti e li aiutasse ad afferrare le idee che aleggiavano nell’etere, e a tradurle in versi. Questo consentiva loro di agire in totale umiltà e senza preoccuparsi dei fallimenti: se scrivevano qualcosa di immortale, il merito andava condiviso col loro genio e quindi non potevano concedersi il lusso di montarsi la testa; viceversa se scrivevano qualcosa di mediocre, la colpa andava ugualmente condivisa col loro genio e quindi non erano tenuti a cadere in quella disperazione che accompagna il fallimento.
Ci mandi una fotografia della scrivania su cui stai lavorando in questo momento?
Nei tuoi disegni o è inverno o è estate, non c’è mai una via di mezzo.
Lo ben so, perché rappresentano la montagna e il mare. Questi sono gli autentici protagonisti dei miei lavori, i miti immaginari, i due mondi che adoro e da cui attingo a piene mani per creare il mio di mondo. Non è vero che non c’è una via di mezzo, spesso infatti le due cose convergono in modo impossibile nei miei disegni, l’una dentro l’altra. Se per via di mezzo intendi la città o la pianura, allora ti do ragione. Sono realtà che non mi interessano. Sono cresciuto tra le montagne friulane e quei luoghi sono dentro di me e nella mia arte, ma sono anche cresciuto leggendo Conrad, Verne, Stevenson, London e Salgari. In comune hanno appunto il fatto di essere due cose più grandi di me che non riesco a cogliere, ma posso contemplare. La differenza sta nel fatto che la montagna sia un luogo tangibile, che conosco dalla nascita in tutte le sue caratteristiche e sfumature, mentre il mare (quello che interessa a me) è un luogo artificioso, letterario, fatto di pirati, tempeste, galeoni, tesori, naufragi e battaglie. Il mare inteso come ozioso abbronzarsi sul bagnasciuga invece proprio non mi riguarda.
Chi ti ha commissionato la tua prima illustrazione pagata?
Avevo quattordici anni, stavo per fare l’esame di terza media e un imprenditore del mio paese mi chiese di dipingere le pareti della sua discoteca in Austria. Mi diede carta bianca e ci accordammo per 250 mila lire, il prezzo dei pattini Roces da rampa che desideravo tanto. Fu un’estate memorabile.
Sei notturno come i paesaggi che illustri. Ma la notte che vivi è un po’ diversa da quella che disegni.
La mia terza passione è la festa, e devo dire che mi riesce anche piuttosto bene. Non mi tiro mai indietro e i miei weekend durano decisamente troppo. Ma quando torno in montagna mi concedo il privilegio di qualche bucolico notturno in solitaria contemplazione della natura. A Milano questo è impossibile, quindi accendo i miei reattori nucleari.
Se ti dico Dance Like Shaquille O’Neal, cosa mi disegni?