“When I was a kid in 1983, we used to drive through Europe every summer on the way to the south of France.
A lot of my early music memories stemfrom these long travels, as we would listen to all my father’s favorite records on the cassette deck.”
─ Kölsch su 1983
13 scatti lomo e techno che raccontano di un viaggio estivo che attraversa climi, sensazioni e paesaggi dal freddo nord Europa al caldo sud della Francia:”1983″ è un album fotografico di quelli con la copertina di plastica e le foto un po’ ingiallite che parla di esodi estivi e viaggi attraverso autostrade, in un estate che fu.
Chiamato a bissare il successo dell’ ottimo “1977” Kölsch riesce, se possibile, a migliorarsi dando al suo successore un taglio più maturo e di fatto, anche più immediato; questo perché sono smussati gli angoli più incendiari dell’esordio in favore di sensazioni sempre movimentate, ma con un’idea più volta all’intrattenimento e allo svago mentale (il concetto di viaggio su cui viene sviluppato l’album) che alla ribellione.
Quella di “1983” è una techno armonizzata dal taglio orchestrale, in cui il producer danese trapiantato nella Germania del nord si fa accompagnare dal genio di Schwellenlbach, che già aveva regalato scalpore e divertimento nelle celebrazioni del ventennale di Kompakt. A lui affida gran parte delle armonie fatte di violini e archi. L’orchestra accompagna con eleganza e libertà tutte le emozioni di questo lavoro, regalando continui “Schuttelfrost”: The road e la hit Cassiopea ne sono gli esempi più validi. Di fatto, la sensazione è quella che si prova quando si esce da una lunga galleria in autostrada: gli occhi riscoprono la luce e lo spazio sconfinato.
L’idea di viaggio, da cui l’album è nato, è elaborata in maniera perfetta e con l’estate alle porte, tra bollettini Anas e zainetti da campeggio, questa è più che una genialata. Autostradale, ma senza fretta.