Matteo Creatini è un attore, un attore che ha recitato, da protagonista, in Short Skin: I dolori del giovane Edo, film indipendente e pluripremiato. Poi Matteo va a scuola, a dire il vero si è appena diplomato.
Descrizione giustissima, se non fosse che Matteo si fa anche chiamare CreMa (gioco di parole tra il suo nome e cognome) e con quel nome fa il rap, nell’accezione del termine secondo cui fare rap significa comunicare concetti, metterli in rima, esprimere se stessi e farlo con una certa qualità.
CreMa però non ha appena cominciato, di lui infatti si parla già da un po’, dall’uscita di Always C.R.E.A.M. in modo insistente, e oggi presenta il suono nuovo disco MxM, con un brano in premiere per DLSO: L’uomo che mi Truffaut, prodotta dai Lies e LSWR.
Ho raggiunto Matteo via Skype call, qualche giorno prima del suo orale (che poi è andato benone) e siamo partiti dal principio.
Quando hai iniziato a fare rap?
All’inizio facevo il chitarrista-cantante in un band alternative-rock, avevo 15 anni tipo, però ero scarsissimo, sicchè, visto che son sempre stato un chiacchierone, mi son detto “quasi quasi mi metto a chiacchierare sui beat”. Quindi ho cominciato così, un annetto, due dopo. Rappo quindi da 4/5 anni.
Percorso à la Salmo quindi?
(ride) Beh, è un paragone abbastanza azzardato, lui è un po’ più bravo, oltre che un po’ più grande.
Io avevo iniziato a rappare su roba tipo tecno, cassa dritta, perché avevo amici tamarissimi che andavano sempre in disco. Inoltre avevo 16 anni circa quando Salmo è scoppiato, quindi c’ascoltavamo Machete Mixtape e simili, non ho un background da rapper hip hop puro. Poi mi sono appassionato, ho cominciato a studiare a produrre beat e rappare su sonorità più puramente hip hop.
Nel tuo rap però c’ho ritrovato qualche similitudine con Millelemmi (magari sarà anche una questione di accento). Questo per dire che comunque sei molto classico, no?
Si, certo. Io parlo sempre di roba più nuova perché mi fan un po’ ridere tutti quelli della mia età che dicono d’essere partiti con Sangue Misto e Colle. Invece no, sei partito ascoltando le marciate tremende che arrivavano nel paesino. Dopo uno fa ricerca e comincia ad ascoltare altro, ma io ad esempio son partito ascoltando tamarrate tremende, tipo i Dogo, ma i Dogo già commerciali. Perché ci arrivava quello.
Poi ho cominciato a rappare con impostazione più hip hop, ma forse perché prima suonavo.
Hai studiato musica?
No, son sempre stato abbastanza autodidatta. Ho fatto un po’ di corsi di canto e respirazione ma più che altro per i live.
MxM è il tuo primo disco?
Si, inteso come album si. Prima ci sono stati 3 EP. Il primo l’ho fatto 4 anni fa, poi c’è stato Non è musica per le masse che era un EP tutto prodotto da una band funky, e con loro ho suonato un po’ in giro per l’Italia, con Murubutu anche, s’è fatto un bel po’ di roba. Poi ho fatto uscire Always Cream, che è quell’EP di tre tracce con gli AFM.
Quindi si, diciamo che è il primo album. Anche se ero partito anche stavolta con l’idea di un EP, poi erano tanti beat e mi son detto ok, facciamo un disco.
Ci sono tanti nomi diversi tra i produttori…
Quelle penso siano la figata del disco. Io non faccio collaborazioni con rapper, non per un problema di chissà che tipo, ma sono abbastanza geloso, quindi quando mi passano i beat evito di coinvolgere qualcuno, collaborare in progetti di qualcun altro si, ma sulla roba mia mi garba scrivere a me.
Quindi le uniche collabo che ho fatto per questo disco son soltanto con produttori. Son felicissimo perché son tutte collabo con ragazzi che non fanno hip hop classico pur venendo da quello, e ne vien fuori una fusione abbastanza figa tra old school e roba più nuova.
Domanda abbastanza personale: ci pensi a poter vivere di musica?
Certo! Io punto a quello nella vita, poi tra il dire e il fare ci sono di mezzo un po’ di cose, ma comunque sia spero di potercela fare.
Quando c’hai una passione che rinunceresti a una tipa per suonare live… non c’è alternativa.
Io poi non punto a fare “il rapper”, io voglio fare il musicista. Ora rappo perché mi piace da morire e perché sono affezionato alla cultura di base dell’HH, però voglio fare il musicista, quindi magari tra 10 anni mi ritroverò a fare dischi coutry.
Ho anche un progetto di musica elettronica, con calma farò uscire qualcosa, o magari comincerò a rappare in americano, chissà.
Oggi cos’è che stai ascoltando?
Sto ascoltando tanta industrial, perché mi piacciono da morire i suoni metallici, distorsori e robe così. Poi mi son ascoltato ieri la discografia dei Velvet Undergound, incredibile.
Ascolto poco rap, davvero poco. Ho ascoltato l’ultimo album di Fibra, Squallor, che mi è piaciuto da impazzire al secondo ascolto, leggendo e studiando bene i testi. Per Fibra ho un debole, secondo me Sindrome di fine millennio è il disco più bello mai uscito in Italia.
In generale il rap lo ascolto più come confronto, per capire cosa esce, a che livello stanno le cose e cosa viene prodotto, però piuttosto ascolto Neffa e Lord Bean. È difficile che ascolti rap attuale per piacere, ascolto tutt’altro, De Andre, cantautorato, storytelling, elettronica, tecno.
Che è anche quello che cerci nelle tue produzioni no? A leggere i nomi dei producer.
Sì, son felice che tu abbia notato questa cosa. Raimondo (Hellomynameisra, ndr) penso che se mi incontri per strada mi uccida. Gli ho rotto le p***e in maniera incredibile, c’ho messo due anni per ottenere un beat (ride)
Perché scegli di fare tracce brevi?
Allora, è un po’ complicata: io ci viaggio molto con la musica, mi piace dare un significato a quello che faccio, e spesso quando scrivo un pezzo cerco di descrivere un mood, uno stato d’animo e quindi cerco di scrivere i testi molto d’istinto. Questo disco qua di base è un disco uscito molto d’impulso, fatto in un anno in cui ero qua a fare la maturità e quindi non potevo muovermi e andare in studio con i beatmaker, è stato ingabbiante.
Quindi è stato lavorato a distanza, mi mandavano i beat , li ascoltavo, mi piacevano e bum scrivo, poi arrivo in studio e registro tutto.
Poi io ho sempre fatto tracce corte, perché? Boh, se ho da dire un tot su un argomento non mi interessa trovarci il rit. orecchiabile etc, quando ho finito quello che mi viene da dire, concludo.
Nel prossimo lavoro ci saranno anche tracce diverse, ma penso che per fare una canzone devi anche possedere una certa maturità, sia linguistica che comunicativa e non è semplice da ottenere. Io per ora scrivo rime, e mi piace scrivere rime.
Per cosa stanno le due M del titolo (MxM)?
Il disco si chiama Musica per Molti, ed è un chiaro riferimento a SxM. Io ho sempre fatto questa cosa di citare album che mi hanno cambiato la vita, come Always Cream (wu tang) e altri che non ti svelo ancora (ride).
Poi è anche un po’ una provocazione, perché se c’è una cosa che mi da fastidio da morire è la tanta gente (dell’hip hop) che rifiuta a priori i giovani di oggi e li categorizza sotto lo stereotipo di coglioncello o uno che dice stronzate. E un po’ mi dispiace, perché c’è tanta gente a cui l’HH piace e lo vive in un certo modo. Non mi sento inferiore a nessuno solo perché giovane, anzi dovremmo essere proprio noi a portare freschezza e innovazione in un ambiente che sembra molto disilluso.
È anche una provocazione quindi, usare basi diverse mantenendo comunque dei canoni HH, uno stile HH e cercando di portare concetti nuovi.
Il tuo discorso sul rap/hip hop è interessante. Qualche giorno fa mi è capitato di leggere dei commenti, su Youtube e ad un pezzo che ha fatto molto discutere su Guè, dove ancora si continuava ad inneggiare agli Isola Posse. Ora, voglio molto bene agli Isola Posse, però siamo nel 2015, sarebbe anche il momento di cominciare a capire che sì, gli Isola Posse erano quel che erano, ma che non ci si può fermare a 20 anni solo per principio. L’hip hop non sarà più quello di una volta e i Dogo non più quelli di Mi Fist, ma il mondo cambia, l’evoluzione della specie è stata teorizzata oramai qualche anno fa…
Questa è paura! Io porto sempre ad esempio, con le dovute proporzioni, quando Bob Dylan salì sul palco portando la chitarra elettrica e tutti lo insultarono. Ma lui stava solo introducendo qualcosa che andava a migliorare un suono, senza danneggiare in alcun modo la cultura.
Quindi, fare critica a Guè per i contenuti è opinabile, ma ci sta. È cambiato, ma chissenefrega. Dipende molto da quello che vuoi ascoltati. Se vuoi ascoltare rap filosofico e pieno di significato ti andrai ad ascoltare Zona e gli Uochi Toki, non Peq. Se invece vuoi la hit con le rime ignoranti ascolti lui e via.
Prendi anche Bello Figo Gu, che cito in una traccia: non mi sta sui coglioni Bello Figo, a me che faccio rap in un certo modo, non me ne frega nulla di Briga ad Amici, perché io ad amici non ci vado non lo guardo, non ascolto le loro canzoni e bella. Stesso discorso per Bello Gu, buon per lui se ha milioni di view, che gli vuoi dire. La gente che mi ascolta non credo ascolti Bello Gu. Mi da fastidio però quando diventa qualcosa di più sociale, cioè quando vado dalla parrucchiera e mi dice “ah, fai il rap come quello che ho sentito in tv l’altro giorno, Bello gu?” E li ovviamente mi da fastidio perché cazzo, sono un’altra cosa. Però provo ad andare per la mia strada, con contenuti, con una buona tecnica, delle buoni produzioni, nei canoni del rap fato bene. Però è una scelta, ognuno fa quel che vuole.
Il tuo stile si nota essere molto ricercato, e non costruito, l’utilizzo di un vocabolario molto ambio non è da tutti, specialmente a 19 anni. È una scelta precisa?
Ti dirò, mi viene molto naturale perché sono un chiacchierone incredibile, da quando c’ho due anni che se non mi tirano una botta in testa continuo a parlare. Ho sempre letto tanto, parlato tanto, scrivo in generale. Quindi sì, mi piace se posso esprimere un concetto in forma stilistica bella, mi piace cercare la forma più carina.
Non cerco di essere aulico volontariamente, vado molto a sensazione.
È una scelta delle parole che m’ha fatto pensare a Ghemon. Il Ghemon pre-Orchidee almeno.
Mi fa piacere! Io con lui c’ho anche suonato un anno e mezzo a fa a Bologna, all’Arteria. Gli portai il disco, fu molto gentile. Non è il mio stile, ma la gente che critica Ghemon fa davvero ridere. Lui è un grande artista, scrive da Dio, e c’è pochissima gente che si può permettere di criticarlo in Italia.
Per quanto tempo hai lavorato a MxM?
Un annetto e mezzo circa, ho sempre fatto uscire piccole cose, e questo è il primo punto di arrivo. Ora comincerò a lavorare a cose più grosse. Ma era una pietra che volevo posare, per mettere via questo anno di delusioni e scazzi.
Se volessi spiegare in tre parole di che parla il disco?
Disillusione dilagante e apatia (dei ragazzi).
Interessante. Riferito a…?
Al modo del lavoro e delle relazioni con altre persone. Al fidarsi della gente, al non puntare tutto sulla forma e basta e cercare di trovare del contenuto. Io scrivo di “che palle i rapper sena contenuti,” ma mi riferisco spesso a delle sensazioni che provo e che incontro nella vita quotidiana quando vedo gente superficiale e cattiva.
Tante delle cose dipendono anche dalla rabbia che provo nel vedere ragazzi della mia età che si scagliano con una cattiveria disumana contro immigrati e omosessuali. E un po’ la mia rabbia sociale contro l’apatia dei ragazzi.
Argomento artwork.
Master Gio! (Giovanni Bettacchioli, ndr)
Credo sia bellissima. Qual è il significato? Da cosa siete partiti?
Diciamo che quando collaboro con altri artisti mi piace lasciare carta bianca, perché la collaborazione per eccellenza è la fusione di due stili, quello che si crea è tutta roba in più. Gli ho passato il disco e lui in tre giorni mi ha tirato fuori questa bomba.
I galli da combattimento sono una metafora della società attuale, dove tutti vogliono apparire e tutti vogliono attaccar briga e io invece sono l’ovetto spiaccicato di lato che rappa e se la prende a bene.
Mi è venuta una domanda estemporanea, pensando sia a Salmo che ai live, dato che li hai citati spesso. Quanto è importante il live?
È fondamentale se non molto più importante (del disco, ndr). Il live è il top. Arrivi li e hai poco tempo per trasmettere alla gente, li si vede se l’artista è bravo. Gli artisti che mi piacciono me li ascolto ai live, fatta esclusione per De Andre ad esempio, che vedo dura riuscire ad ascoltare. Purtroppo oggi tutti si guardano i video su youtube si leggono le recensioni, ma ANDATE AI LIVE, ORGANIZZATE I LIVE.
Questo è il mio appello conclusivo.
Il brano che presentiamo in anteprime è L’uomo che mi Truffaut, che CreMa descrive così:
L’uomo che mi Truffaut è stata prodotta dai Lies e da Lswr, entrambi artisti con i quali sono diventato amico subito, per attitudine simile e visione musicale, ho cercato di fondere nozioni ed esperienze personali con immagini estrapolate da una passeggiata a Parigi. Il brano ovviamente gioca sull’assonanza tra truffò e Truffaut, dove il ladro è l’individuo costantemente attaccato all’etichetta musicale, al categorizzare la musica, rubando la libertà artistica dell’autore. Come se la musica fosse una donna che mi è stata appena scippata da sotto il naso.