Preceduta da una sorta di spin-off dedicato alle ultime uscite discografiche in formato EP, ritorna la rubrica dedicata ai longplayer di area più o meno elettronica. Al solito ci divertiamo a confondere le definizioni di genere andando alla ricerca di dischi che forse vi sono sfuggiti durante le ultime settimane. Ma bando alle chiacchere introduttive che di dischi da proporvi, anche questa volta, ne abbiamo un sacco e una sporta.
Gradito ritorno del duo dei Funkstörung, dopo uno scioglimento durato nove anni, che li vede accasarsi con Monkeytown per la pubblicazione di questo loro nuovo quarto LP. Ridotti notevolmente gli eccessi glitch che li contradistinguevano nella loro prima incarnazione, Fakesh e De Luca dimostrano come la vera forza della loro unione musicale sia sempre stata una spiccata sensibilità pop ed un orecchio per la melodia accattivante.Tra i tanti vocalists ospiti del disco spicca la partecipazione straordinaria di Jamie Lidell.
“New Day” segna il ritorno, forse un po’ inaspettato del popolare produttore giapponese Satoshi Tomii. Questo suo album lo vede staccarsi leggermente dal suono house soulful che lo ha contraddistinto fin dagli inizi per tentare nuove vie sperimentando con tempi medio-lenti e atmosfere meditative ed intime nelle quali risalta appieno la sua perizia di tastierista e compositore. Per quanti sentano la mancanza del Satoshi Tomii più club oriented sono già disponibili comunque due album samplers che vantano la partecipazione nelle vesti di remixers di Ron Trent, DJ Sneak e Fred P.
Il progetto Hauntologists nasce da anni di collaborazione tra i veterani Jay Ahern (Add Noise) e Stefan Schneider (To Rococorot, Schneider TM) ed è ispirato da una serie di ricerche etnologiche fatte da quest`ultimo in Kenya fin dal 2011. Nonostante l`imput iniziale proveniente dal continente nero non c`è nulla di smaccatamente etno-chic in questo disco. Il duo piuttosto interiorizza la lezione della tradizione poliritmica africana e la traduce, grazie all uso esclusivo di synths e drum machines di marca Roland, in forma puramente sintetica. Un disco estremamente affascinante, mai troppo cerebrale o distante dal dancefloor. Alle orecchie di chi scrive conseguenza logica ed inevitabile dell`incontro tra i Kraftwek di “The Man Machine” e l`accoppiata Eno-Byrne di “My Life In The Bush Of Ghosts”.
Esce per la rinnomata label mulemusiq “Oner”, nuovo prova discografica per Fred P aka Black Jazz Consortium. Il produttore e dj non cerca espedienti ad effetto ma lascia che grooves rotolino languorosi ma nonostante questo i momenti salienti non mancano: le progressioni d´accordi di The Law of Correspondence e Cycles of Life o la percussiva, afro-latineggiante The Relm Of Possibility spiccano su tutto.
Per la label fondata dallo stesso Fred P. viene pubblicato anche “Portrait of the Flying Sky”, primo longplayer prodotto da J.C., al secolo Jose Cabrera. Orientato verso una deep techno cosmica e robusta impreziosita da inserti acid ed ambient, il disco fornisce una convincente rappresentazione del talento del produttore spagnolo.
Post Scriptum prende ispirazione da un immaginario sci-fi e da un suono detroitiano e li usa come canovaccio per la sua opera prima in uscita su Infrastructure New York. Un disco che non può mancare di entusiasmare i tanti appassionati per l`aderenza agli stilemi del genere uniti comunque ad una certa personalità di approccio. L´atmosfera amniotica di Gliese 581 ne è un buon esempio
“Live at MAXXI” è la testimonianza sonora di un live-set registrato a Roma lo scorso anno dal duo Donato Dozzy e Neel e lo si può senz´altro considerare come una riuscitissima appendice del loro ormai eccezionale album “Voices From The Lake”. Rispetto al paradiso ambient creato dai due nel precendente longplayer, le tracce contenute in questo live rivelano una maggiore urgenza, espressa da un sottile uso di parti ritmiche. Memorabile e sorprendente il finale nel quale, dalla nebbia dei tappeti di synths sale la melodia eterna di Max ad omaggiare il grande Paolo Conte.
Sebastiano De Gennaro è un acclamato e richiestissimo percussionista e batterista, qualifiche che sicuramente non rendono giustizia ai molteplicità dei suoi talenti e trovano espressione nel suo nuovo album “All My Robots”, prima uscita per la neonata etichetta MeMe. Le composizioni di De Gennaro si trovano al crocevia tra elettronica, musica classica e contenmporanea, rumorismo, metal. Se è vero che l`unico limite per un artista è la propria immaginazione, stando a questo disco è evidente che De Gennaro ha trovato il modo per eludere questi limiti e dare libero sfogo alla propria creativitá in un fuoco di fila di sorprese sonore, di umori, di emozioni.
Nils Frahm è uno di quei musicisti la cui popolarità, da tempo, sembra sempre in costante, inarrestabile ascesa. Ogni sua nuova realizzazione è un tassello che si aggiunge ad un affascinate, personalissimo work in progress. L`ultima sua produzione è la colonna sonora realizzata per il film tedesco “Victoria”. Le composizioni di Frahm ed il suo suono/marchio di fabbrica, unione organica di strumenti acustici e sintetici, complementano bene l`ambientazione notturna e metropolitana della pellicola. Our Own Roof si staglia su tutte le altre composizioni per il forte impatto emotivo e vive di vita propria, anche slegata dalle immagini che l`hanno ispirata.
Parallelamente al suo lavoro all´interno dei Dadub, il produttore Daniele Antezza ha trovato il tempo per elaborare una propria, personalissima visione musicale, Inner8 ne è la rappresentazione. In questo suo album lo spettro stilistico e sonoro si espande pur non perdendo completamente aderenza con il materiale prodotto sua formazione d`origine, ma ne approfondisce piuttosto i temi intraprendendo un affascinante viaggio interiore.
Container è la creatura musicale dello statunitense Ren Schofield, un progetto che arriva al terzo album, “LP” il titolo, e che al suo interno cela un concentrato di malevolenza ed abrasività sonora che lasciano il segno. La distorsione imperante non riesce tuttavia sopprimere la carica intrinseca tutta funky che i beats di Schofield possiedono. Da maneggiare con cautela e sempre e comunque a rischio e pericolo dell`ascoltatore.
Parliamoci chiaro, molta dark techno post-industrial prodotta negli ultimi anni, e spesso recensita anche all´interno di questa rubrica, non potrebbe esistere senza le produzioni sfornate fin dagli anni novanta dal britannico Surgeon. I tipi della Tresor lo sanno meglio di chiunque altro e molto opportunamente trovano il momento migliore per la ripubblicazione di tre album: “Basictonalvocabulary”, “Balance” e “Force + Form”, tutti usciti per la label berlinese tra il 1997 ed il 1999. Una lezione di storia della musica elettronica inprescindibile per i neofiti ma non solo.
Chiudiamo con una altra intrigante re-release. In questo caso è la Tummy Touch di New York che, cogliendo nell´aria un certo rinnovato interesse per le atmosfere di quello che ai tempi si definiva trip-hop, ridà alle stampe i due album prodotti dai famigerati Skylab. Formazione aperta che al suo interno ha visto militare tra gli altri Howie B -collaboratore d`alto bordo di Björk e U2- ed i cui album “#1” (1994 l`anno d`uscita, lo stesso di “Dummy” dei Portishead, “Maxinquaye” di Tricky e “Protection” dei Massive Attack ) e “#2” (1999) bene riassumono lo spirito dell`epoca aggiungendo di proprio una completa avversione per il clichè ed uno spirito ancora più avventuroso, questo espresso anche da una spiccata propensione verso il rock psichedelico ed il krautrock. Alla luce degli sviluppi musicali degli ultimi anni, due dischi che suonano più attuali che mai.