Appena al di sotto della quota zero ─ che è quella sulla quale sopravvive l’ambiente commerciale della cultura di massa ─ esiste (anche) in Italia un sostrato intellettuale capace di muoversi in maniera molteplicemente alternativa rispetto alla struttura più o meno uniforme che lo sovrasta. In questo humus così fertile prolifica la sperimentazione di forme nuove, nell’architettura come nella moda, nelle arti visive come in quelle performative, nella letteratura come nella musica. In quest’ultimo ambito in particolare, il 2015 è a pieno titolo un anno eccezionalmente fortunato: molte uscite discografiche di questi primi sei mesi brillano di luce propria.
D’altra parte, l’idea fascinosa di uno strato culturale di avanguardia può essere trasposta immaginando un livello che stia “sopra” invece che “sotto”, come se oltre la sfera delle cose note esistesse un cerchio ultraterreno generato dal movimento continuo e instancabile di chi, con la ricerca, è attivamente impegnato nel rinnovamento; sembra più facile allora, in questa specie di orbita collocata ai confini del sistema solare, tratteggiare il profilo di un artista che non a caso, da qualche anno, si fa chiamare Vaghe Stelle.
Quello che racconta Daniele Mana a proposito del suo attuale moniker non ha molto a che fare, in realtà, con l’immaginario cosmico, richiamandosi piuttosto al titolo di un celebre film di Luchino Visconti; ma ciò che senza dubbio proietta la mente dell’ascoltatore in divagazioni sconfinate lungo la Via Lattea è la sua arte: gli esperimenti sonori del musicista torinese hanno dato luogo a una serie di produzioni in costante evoluzione e hanno toccato ambiti ancora non del tutto sondati, dalle installazioni collettive alla realtà aumentata. In virtù della quantità e della complessità dei lavori del riservatissimo Daniele, e di tutto quanto detto sopra, è forse opportuno abbandonare l’idea di tracciarne una cronistoria artistica, per dedicarsi piuttosto alla rappresentazione ben più ambiziosa dell’intero universo di Vaghe Stelle: l’idea è quella di rifarsi al concetto di cosmologia, intesa come disciplina interessata all’universo in riferimento al tempo, allo spazio e alla materia.
Il Tempo
Le prime uscite a nome Vaghe Stelle richiamano già dal titolo quell’elemento puramente temporale che spesso caratterizza il sistema in cui viviamo: la ciclicità, ovvero la ripetizione periodica di un fenomeno attraverso un processo dinamico “chiuso”, e quindi “concluso”, come può sembrare quello creativo che precede ogni release.
L’EP Cicli 1 esce nel 2009 per Margot Records, ed è un assaggio dei tre spiriti “primordiali” di Daniele: Ciclo 0 galleggia in un fluido sonoro squisitamente ambient; Ciclo 1 cita la zona più eclettica della techno berlinese; Ciclo 5 è l’energia che anima il dancefloor. La bellissima Ciclo 4 sarà invece inclusa nell’EP 6520 (Shabu Records). Daniele ha stile, tanto da attirare l’attenzione di personaggi del calibro di James Holden, Agoria, Extrawelt e Modeselektor; per questi ultimi, in occasione del primo volume della raccolta Modeselektion, realizza Emiciclo 1. Il nome può suggerire, in antitesi al lavoro precedente, che spazia tra generi diversi, l’incompiutezza di un ciclo lasciato a metà, forse da ricercare nella forma più netta e univoca di questo pezzo; l’anno successivo compone Emiciclo 5 per Opilec Music: i due brani sono esempi di una cosmic techno godibilissima, tanto da far pensare, vagamente, a Todd Terje e Prins Thomas; sembra che a plasmare tali sonorità siano gli impulsi derivanti dalla scena krautrock anni ‘70.
Se la misura del tempo consiste nel numero di cicli che si compiono tra un fenomeno e quello successivo, si può dire che quando gli oggetti sono immobili il tempo rimane sospeso. Vaghe Stelle pubblica Le Cose Ferme nel 2011 (Margot Records), un EP in cui conferma la sua passione per il post rock e la psichedelia, inserendo timidi spunti free jazz e cenni dronici.
Nello stesso anno, a Istanbul, si apre una nuova esperienza circolare, in occasione dello spin-off di Club To Club, dove Mana ha modo di apprezzare le performance di Lorenzo Senni (Stargate) e Francesco Fantini (A:RA), che ovviamente lo ricambiano; il direttore artistico di C2C Sergio Ricciardone intuisce la possibilità di una collaborazione tra i giovani producer e il risultato è O: One Circle. Il “mostro a tre teste” debutta sull’inglese Left Blank con l’EP Flight To Forever e mentre Resident Advisor parla del progetto come di una collisione tra Daft Punk, Nathan Fake e Sunn O))), i tre mettono insieme un parco suoni ricchissimo: la techno si fonde con echi di drone music e di psichedelia, di cosmic sound e di micromusic a 8 bit. I live sui palchi di C2C, Dancity e Imago Festival sono spettacoli di luci strobo epilettiche, beats technoidi e melodie emo.
Nel 2014 si incontrano a Rotterdam per lavorare al secondo EP Transparency, stavolta su Gang of Ducks, l’etichetta un po’ torinese un po’ berlinese, vicina all’attitudine sperimentale che prescinde dal genere e legata a certi simboli misteriosi, che fan pensare all’occulto. Gli accordi distorti di Render, i guizzi sintetici sopra il pianoforte leggero di Alpha Composing e le percussioni caotiche di Alien Rave sono il frutto più maturo di una collaborazione magistralmente costruita in equilibrio tra un’interessantissima comunione d’interessi e la forza delle singole personalità musicali.
Il progetto One Circle potrebbe essere definitivamente concluso oppure dar luogo ad un cerchio infinito, ovvero la successione lunghissima di cicli in cui ogni punto di chiusura diventa l’inizio del giro successivo.
Lo Spazio
I Greci distinguevano il concetto di khora (lo spazio infinito) da quello di topos (il luogo), intendendo il primo come estensione indefinita del secondo. Se da un lato i cosiddetti “arpeggi cosmici” di Vaghe Stelle fluttuano liberi nello spazio, dall’altro si può dire che la crescita artistica di Daniele Mana, nonché la sua produzione, siano legato a doppio filo con determinati luoghi, tra i quali spicca Torino, la sua città.
A Torino Daniele esordisce nella sua attività di producer insieme a Cristiano Troffei nel duo Nice Guys; insieme vincono la sezione audio/video di Elettrowave Challenge nel 2006, e si esibiscono al Le Tryptique di Parigi. Del talento straordinario di Mana si erano già accorti i signori della Red Bull Music Academy, che lo avevano selezionato l’anno prima per volare a Seattle, dove Theo Parrish, Gerald Mitchell, Underground Resistance, Santiago Salazar e molti altri hanno messo il loro bagaglio di cultura ed esperienze a disposizione di giovani musicisti in ascesa.
Conclusa l’esperienza con i Nice Guys, Daniele inizia il progetto solista The Pure; l’ingresso nella crew torinese di Xplosiva gli vale la residenza come dj nelle più importanti serate della città (e non solo) e la possibilità di partecipare a progetti culturali innovativi. Insieme a Sergio Ricciardone compone “i rumori” per Terza E Quarta Conversazione di Francesca Grilli, una performance di arte contemporanea nella lingua dei segni e per la quale Xplosiva organizza anche un Deaf Rave, cioè una festa dedicata a non udenti e normodotati in cui le frequenze basse vengono talmente ampliate da permettere a chi balla di avvertire le vibrazioni in tutto il corpo.
Ancora con Ricciardone partecipa per Viva Club To Club, l’anteprima milanese del festival, a We Love Moondog: un progetto organizzato insieme a Uovo e ai bambini di una scuola primaria; durante il workshop si compongono brani ispirati alle sonorità di Moondog, compositore e musicista non vedente (nonché esperto di cosmologia), da presentare pubblicamente alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano.
Torino rappresenta ancora la prima dimensione nello spazio dell’artista, che dal 2009 si chiama definitivamente Vaghe Stelle, quando l’Orchestra Nazionale Sinfonica della Rai e Situazione Xplosiva danno vita a Rai Nuova Musica: un esperimento annuale condotto all’interno dell’Auditorium Toscanini, nel quale l’esecuzione in sala di brani di musica orchestrale e da camera (da Luciano Berio a Bruno Maderna) è alternata a rielaborazioni inedite, proposte nel foyer dai protagonisti della scena elettronica italiana.
Nel frattempo le notti torinesi diventano l’avamposto del pionierismo elettronico, grazie alla club night di SRSLY, il gruppo di lavoro UK-friendly di Vaghe Stelle, Guido Savini, Material, Phinto e Awer; resident all’Astoria, SRSLY si impegna sia a portare in Italia alcuni importantissimi act inglesi come George FitzGerald, Ben Ufo e Ikonika, che a diffondere l’amore per la Union Jack a suon di jungle, post dubstep, acid house e IDM. Nel 2011 Guido e Daniele si esibiscono al Russian Bar di Shoredict, a Londra (dove tornerà in occasione del format The Italian New Wave), e pare che la seconda dimensione dello spazio di Vaghe Stelle sia il Regno Unito, anche se per ora si tratta di una “dimensione collettiva”. Il djing funziona benissimo, ma se c’è qualcosa, a Torino, di più imponente della Mole Antonelliana è la lunga mano di Xplosiva, che insieme al British Council da vita ad un meraviglioso progetto di realtà aumentata: A Great Symphony è la colonna sonora di un città, che si può ascoltare a partire dal QR Code di ognuno dei luoghi più suggestivi. A coordinare le operazioni per il capoluogo piemontese è nientemeno che il britannico Kode9, capo supremo di Hyperdub, che tiene per sé Piazza Castello mentre affida a Vaghe Stelle il Polo Contemporaneo Lingotto e la Passerella Olimpica.
La Materia
Genericamente si intende per materia ciò che ha massa e occupa uno spazio e spesso, nell’uso comune, la materia viene plasmata e lavorata per creare oggetti di utilità quotidiana e opere d’arte straordinarie. Il processo di lavorazione della materia è caratterizzato, in ogni sua fase, da suoni e rumori precisi, che si ripetono più o meno regolarmente, come se il tempo fosse intrinsecamente scandito da un metronomo. Su questo concetto si basa il lavoro di Vaghe Stelle e Max Casacci (Subsonica) per Glasstress, l’installazione collettiva dedicata al vetro esposta alla Biennale di Venezia. I due lavorano a nove tracce, nelle quali convivono l’elemento cristallino del prodotto finito, puro e fragile, con quello più duro e sporco della sua creazione; a partire dal background musicale individuale, l’architettura sonora è completata dai suoni registrati all’interno della fornace Berengo di Murano. La materia incandescente che si raffredda in acqua e l’attrito delle macchine della moleria si trasformano in loop intensi e texture poliritmiche, e l’esperienza sonora diventa un viaggio attraverso la materia.
Il tentativo nobile di elevarsi al di sopra della materia (o meglio: al di fuori) si traduce nella sensazione della ricerca del piacere extra-corporale con l’EP Out Of Body (Danse Noire, 2013): il funk futuristico di Out Of Body Sex Experience, la techno astratta di Spiral Gloom come pure i remix di Nguzunguzu e Peaking Lights sembrano anelare alla perfezione intesa come culmine del piacere. Non è un caso che il giovane Yari Malaspina, introdotto alla sperimentazione dal nostro Daniele, si faccia chiamare OOBE (Out Of Body Experience). Sempre del 2013 è Spider Netta (altro EP per Margot) con una sola traccia originale, un immaginifico 2step, e due remix: uno di Margot, l’altro di Simbiosi. Nello stesso anno Vaghe Stelle approccia di nuovo alla negazione e sparizione della materia partecipando con Untitled 4 alla compilation Wo Land: il nome dell’uscita, lo stesso dell’etichetta, si rifà al professore di magia nera e principe della materia de Il Maestro E Margherita di Michail Bulgakov. Per completare l’anno in bellezza, esce ancora per G.o.D. il sei-tracce H.O.P.E. che è una gustosa e magnifica miscela di sonorità industrial, ambient dub occulta alla Demdike Stare, intelligent techno, percussioni e sample indianeggianti e un pizzico di inquietudine. Con Sweet Sixteen (Astro:Dynamics, 2014) si abbandona definitivamente la ricerca extra corporea per dedicarsi a quella introspettiva legata ai ricordi; le tracce sono legate tra loro come un flusso di coscienza in cui alla struttura ambient o techno (fatta eccezione per quella più hip-hop della title-track) si sovrappongono strati di loop, synth e rumorismi.
Tempo + Spazio + Materia
Il XX secolo ha presentato agli uomini un nuovo modo di concepire il rapporto tra lo spazio e il tempo: la velocità estrema applicata al corpo umano (la materia) raggiungibile grazie allo sviluppo grandioso dell’industria dell’automobile. Il presente diventa dinamico e il futuro è atteso con impazienza; per i più radicali il passato è da dimenticare, bruciando i musei e le biblioteche. Il primo Manifesto Futurista di F.T. Marinetti parla della bellezza della velocità e delle automobili da corsa, esaltando quella che era la massima espressione tecnologica dell’epoca. Vaghe Stelle firma nel 2015 un nuovo manifesto dedicato alla bellezza della tecnologia contemporanea dei network digitali “come nuovo mezzo per muovere i nostri corpi e la rappresentazione di noi stessi”. Abstract Speed + Sound, in uscita per Other People, è il titolo del nuovo lavoro dell’artista torinese che richiama il celebre olio su tavola di un illustre concittadino che firmò all’epoca il Manifesto originale: Giacomo Balla. Il disco è un mini LP di sette tracce; Out è un excursus nei meandri di un’ambient arricchita da tintinnii leggiadri, mentre il senso futurista dell’idea di movimento esplode nei synth drammatici crescenti di Eva, che attirano l’attenzione di chi ascolta come le linee-forza indirizzano lo sguardo di chi osserva un quadro futurista. Hyper è un magnifico gioco mentale veloce e schizofrenico come lo Zang Tumb Tumb di Marinetti, mentre Tempo è insieme melliflua e frastagliata; la techno di 25 minutes è l’accostamento bellissimo di ritmi primari che si sovrappongono dinamicamente e in Multiple Concentric Hexagons si sentono forti i droni, i synth e i sample vocali. Sul titolo dell’ultima traccia si può indagare di più, quel che è certo è che in Zeman si sente di nuovo l’energia degli echi techno di Monkeytown.
Artista introspettivo, etereo, cupo, eclettico, lunatico, colto, dinamico, tecnologico, futurista e soprattutto geniale. La sua musica è la proiezione sonora del movimento continuo della sua mente, in cui confluisce tutto il suo tempo e che è capace di creargli attorno uno spazio vitale straordinario. Non esiste aspettativa, anche elevatissima, che Vaghe Stelle non abbia confermato (e superato) egregiamente, entrando in punta di piedi nell’Olimpo della musica d’avanguardia internazionale.
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«Compagni! Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell’umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro…»
(dal Manifesto dei pittori futuristi, febbraio 1910)[/column]
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La foto iniziale è di Francesco Coia aka Oddgrad.
Abstract Speed + Sound uscirà per Other People il prossimo 6 luglio 2015.
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