L’unico modo per affrontare un intervista con un artista dalla carriera lunga e prestigiosa come quella di Laurent Garnier è quello di fare mente locale e concentrarsi sul presente, su ciò che di più nuovo ed attuale l’intervistato ha prodotto per il suo pubblico. Nel caso specifico l’occasione ce l’ha data l’uscita del suo più recente album “La Home Box”. A questo si aggiunge il fatto che il dj/produttore francese è noto per la sua avversione verso le tentazioni nostalgiche. Ma nonostante le migliori intenzioni in questa piacevole chiaccherata il passato ed il presente si sono incrociati ed accavallati in continuazione, a cominciare da una menzione che è tornata utile per spezzare il ghiaccio e riguardante una vecchia conoscenza, ovvero il connazionale St. Germain ed il suo imminente ritorno discografico, Da qui la conversazione è filata via con un Garnier cordiale e di ottimo umore ed in vena di interessanti rivelazioni.
Ci racconteresti qualcosa delle circostanze nelle quali “La Home Box” è stato prodotto?
Di solito entro in studio e lavoro esclusivamente con un album in mente e rimanendoci per due mesi o due mesi e mezzo, e tutta la musica che produco viene destinata a quel progetto. Questa volta invece sono entrato in studio ed ho cominciato a produrre della musica senza avere in mente un longplayer, semplicemente producendo tracce con l´intenzione di destinarle a diversi progetti ed etichette. Solo consecutivamente ho preso in considerazione la possibilità di raccoglierne alcune assieme. In un certo senso è stato un processo liberatorio. Mi sono liberato della pressione che è sempre presente quando si lavora ad un album.
In questo caso invece, dal momento che avevo deciso di far uscire la musica su label diverse, si è trattato di pensare ai singoli brani ed al rapporto che esisteva tra me e l´etichetta ed il suo sound specifico. Psyche-Delia per esempio è stata creata con il sound della label per la quale è uscito come 12″ in mente, ovvero la MCDE di Danilo Plessow aka Motor City Drum Ensemble, che è molto sample-based. Ed a quello stile ho cercato di adattarmi.
Tecnicamente oggigiorno lavori in maniera molto diversa da quando hai iniziato?
Oh no! Tecnicamente uso le stesse macchine, gli stessi metodi. Non c`è nessuna differenza. Ero solito usare Cubase ed ora invece lavoro con Ableton Live ma per il resto non ho cambiato nulla.
Negli ultimi tempi si è notato un certo movimento intorno alla tua label F Communications, apparentemente confermato dall’uscita di questo disco che dell´etichetta porta anche il logo.
Abbiamo voluto trovare la giusta collocazione per il progetto “La Home Box” e abbiamo pensato che dopo tutti questi anni F Comm sarebbe stata la scelta migliore. L idea non è stata però quella di riattivare la label in maniera normale. L´abbiamo tenuta in stand-by aspettando il progetto giusto e abbiamo pensato che prima del mio cinquantesimo compleanno anche il momento sarebbe stato perfetto.
Restando in tema, come giudichi lo stato attuale delle cose per quel che riguarda il tuo lavoro, facendo un paragone con gli anni novanta ad esempio:
Beh negli anni novanta dovevi vivere per forza in una grande città se volevi restare in contatto con la scena, non avevi a disposizione internet per acquistare dischi. Se non vivevi in una grande città eri letteralmente fottuto. Parlando del mio caso, ora vivo in un piccolo paese nel sud della Francia, la città più grande dista quarantacinque minuti d`auto da qui e nonostante questo non ho nessun problema. Da casa mia posso gestire il mio lavoro, tutti i miei contatti ed i miei acquisti e mi sento in collegamento con il mondo esterno come se vivessi a Parigi o a Berlino. Per quello che riguarda i tools del lavoro del dj poi, c`è molta più scelta. Chiunque può decidere quale è il mezzo che trova più vantaggioso, quello che gli si addice di più. Puoi usare vinile, CD players, computers. Il djing è diventato più mainstream anche per questo. Ma l`essenza del mio lavoro non è cambiata. L´essenza del mio lavoro è suonare la traccia giusta al momento giusto. E questo non è cambiato e non cambierà mai.
Uno dei tuoi più recenti progetti è stata la tua biografia “Electrochoc”. Come sei arrivato all´idea di scriverla?
In realtà non lo volevo fare. È un idea che è saltata fuori durante una cena a casa mia dopo aver bevuto un po’. Tra le tante persone che erano presenti c`era una mia amica che lavora per la casa editrice Flammarion, per la quale il libro è stato scritto. Quando tutti erano un po’ ubriachi, parlando di viaggi ed incontri in giro per il mondo lei mi disse “Dovresti scrivere un libro per raccontare le tue esperienze perché sembra che tu ti possa ricordare perfettamente tutto quello che ti è successo”. Io gli ho risposto “Beh io tengo regolarmente dei diari sui quali scrivo tutto quello che mi succede. Per questo mi posso ricordare perfettamente dove ero quindici anni fa, in quale locali ho suonato…”. A quel punto lei mi ha proposto in via praticamente ufficiale di scrivere un libro per l´editore. Ci sono voluti due anni e mezzo, un periodo durante il quale il giornalista David Brun-Lambert mi ha intervistato. È stato un processo molto lungo.
A proposito di lunghi processi. Hai in programma di promuovere il nuovo album portando magari sulla scena in veste live il materiale contenuto in “La Home Box”?
No. Non ci sarà un tour promozionale. Dal mese di luglio interromperò anche la mia attività di dj per dedicarmi ad una nuova carriera, un nuovo progetto.
E ci puoi dire quale sarà questo nuovo progetto?
Lavorerò ad un film. Ma ritornerò alla consolle fra un anno.
La vita non merita di essere vissuta se non viene vissuta da dj, vero?
Esattamente!