Su “quel ramo del Lago di Como che volge” proprio a Como ─ quello di manzoniana memoria era Lecco ─ approda il nuovo format di wow music festival: 3 venerdì settembrini con musica dal vivo, dj-set e presentazioni di libri. La cornice è quella dei Giardini a Lago del Tempio Voltiano comasco e tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito.
La line-up è interamente italiana. Si parte venerdì 4 con una tripletta che propone diverse sfumature di elettronica, pop e caciara: Ninos Du Brasil, Drink To Me e Niagara. L’11 ci si sposta sul dancefloor coi dj-set di Elisa Bee e dei Noth.inc e i gustosi live dei “gemelli del goal” Populous e Clap! Clap!. Il 18, infine, si vira verso l’hip-hop con Ghemon, gli Uochi Toki e Anthony Laszlo.
L’ideale per gite fuori porta e gli ultimi scampoli di vacanza a settembre.
Per l’occasione, DLSO ─ media partner del festival ─vi regala una playlist a tema e vi propone una lunga chiacchierata coi Ninos Du Brasil, per saperne di più del loro passato, presente e futuro e per prepararsi al loro live d’impatto che chiuderà il primo appunto di wow music.
1) Nell’ultimo anno e mezzo due uscite per altrettante prestigiose etichette: Hospital Productions prima, DFA poi. Com’è stato lavorare con queste due realtà? In particolare, quando e come avete conosciuto Dominick Fernow?
Abbiamo avuto e manteniamo ottimi rapporti e collaborazioni con entrambe le etichette. Si tratta di due realtà molto diverse tra loro che siamo onestamente molto felici di essere i primi a creare un ponte tra loro. Dominick è un amico molto stretto di Nico. Hanno un dialogo continuo che attraversa i loro comuni e molto eterogenei interessi. Ciò nonostante, come forse avrai letto in alcune recensioni, non era così ovvio aspettarsi un disco dei Ninos Du Brasil su Hospital Productions anche se ha assolutamente senso.
2) L’approccio ritmico tribale applicato alla techno è il vostro stile. Quanto istinto e quanta ragione convivono nella vostra proposta, e in fase compositiva e in sede live?
L’istinto è stata la molla iniziale che ha permesso a NDB di esistere.
La nascita del progetto è stata un’intuizione, nulla di più.
L’approccio ritmico è stato del tutto istintivo nella composizione dei primissimi lavori. Man mano che abbiamo acquistato una sorta di consapevolezza di ciò che avremmo voluto, l’istinto ha iniziato a lasciare un pò di spazio al raziocinio.
Ma siamo ancora ben lungi da un lavoro, cosiddetto, ragionato. Adoriamo lasciarci letteralmente andare, sia in fase compositiva che live.
3) Quando e come è nato l’interesse per la Batucada?
Conoscevamo la Batucada da tempo ma è stato mentre stavamo componendo il nostro primo album che ne siamo rimasti impressionati. Si tratta di un interesse che abbiamo poi coltivato durante un viaggio di quasi due mesi a Sao Paulo.
Ci piace soprattutto studiare l’aspetto del cadere in una sorta di trance da parte del popolo brasiliano, letteralmente investito da muri di samba, percussioni e batucada durante le più disparate cerimonie paesane.
4) Quant’è importante l’aspetto visivo in seno al vostro progetto? Penso sia ai videoclip realizzati sia al vostro modo di presentarvi sul palco.
Abbiamo sempre concepito Ninos Du Brasil nella sua interezza scomponendo i singoli elementi solo per poterli sviluppare indipendentemente dagli altri ma rimane il fatto che ogni parte è per noi fondamentale e come tale la curiamo.
5) Cosa rispondete a quanti vi accusano di fare concerti caciaroni senza sostanza musicale propriamente detta, se non pestare i tamburi?
Che era da parecchio tempo che non ci divertivamo così ad un concerto. Fortunatamente anche buona parte delle persone che ci vedono dal vivo la pensano come noi.
Ogni concerto è un’esperienza unica ed irripetibile, in cui proprio il pubblico o meglio, la reazione scomposta del pubblico, fa da elemento catalizzatore in grado di scatenare i comportamenti più selvaggi ed inaspettati da parte di tutti.
6) Le title-track di “Novos Mistérios” e di “Amorobates NDB” esemplificano al meglio il lato più immaginifico e psichedelico della vostra musica. Pensate di perseguire ulteriormente questa direzione o rimarrà intatto l’amore per i ritmi deflagranti?
Difficile pensare a Ninos Du Brasil privo di ritmi deflagranti ma è indubbio che vogliamo continuare a sviluppare gli aspetti dei quali parli, psichedelico e immaginifico. Siamo in fase di scrittura e registrazione di quello che sarà il nostro terzo album. Possiamo anticipare che si tratta di brani piuttosto lunghi e ossessivi.
7) So che stavate lavorando ad alcune colonne sonore. Com’è andata?
Brani di Ninos Du Brasil sono stati utilizzati in almeno quattro film ma è solo per uno, Full Metal Jocker di Emiliano Montanari, abbiamo sviluppato un brano ad hoc. È stato per noi molto interessante vedere come il nostro suono potesse essere percepito quando associato a immagini di non nostra creazione. Si tratta sicuramente di un’esperienza che vorremo approfondire e sviluppare ulteriormente ben presto.
8) Avete annunciato che i lavori per il nuovo disco sono ultimati e a breve uscirà un nuovo 12″. Cosa dobbiamo aspettarci e per quanto tempo ancora?
Il 12″ è attualmente in stampa. Uscirà a Novembre per Hospital Productions. Si tratta di un avvicinamento al prossimo album che vedrà la luce all’inizio della primavera del prossimo anno. Si tratta di due dischi notturni sia dal punto di vista sonoro sia da quello umorale.
9) Nico, qualche tempo fa hai curato la rassegna Codalunga a Roma. Cosa ne pensi del lavoro svolto e di com’è stato recepito, a distanza?
Codalunga è il nome di una sezione del mio studio nel centro storico di Vittorio Veneto aperta al pubblico dal 2005. Con regolarità da allora invito altri artisti a presentare il proprio lavoro. Negli anni sono passati tra gli altri Vatican Shadow, Ghedalia Tazartes, John Duncan, Charlemagne Palestine, Silent Servant, Raime, Dälek, Phill Niblock, Vaghe Stelle, Primitive Art, Prurient, Chain And The Gang, Cut Hands per non citarne che alcuni.
A Roma Codalunga è stato ricostruito in scala 1:1 all’interno dell’ex Sala Delle Armi al Foro Italico, uno spazio di enorme valore architettonico e storico solitamente precluso al pubblico. Nell’arco di quasi un mese abbiamo ospitato un evento al giorno presentando gratuitamente concerti, dialoghi, conferenze, performance tenuti da amici e colleghi per i quali nutro ammirazione e stima. Spesso riconoscenza.
Si è trattato di un progetto estenuante è molto complesso da concepire, organizzare e gestire. Per diversi aspetti una sorta di estremizzazione di quello che è Codalunga nella sua sede originale. Sono certamente soddisfatto di come è stato ricevuto anche se l’Italia non è sicuramente il luogo più facile dove presentare un programma culturale tanto eterogeneo da William Basinski a Luigi Ontani, da Prurient a Flavio Favelli, da Filipa Ramos a Bjorn Copeland…
10) Avete suonato parecchio all’estero. Quali vi portate nel cuore, in particolare, dei luoghi in cui vi siete esibiti e perché?
Difficile veramente dire quali esperienze siano rimaste rispetto ad altre. Forse le danze collettive e scomposte a Parigi per la Villette Sonique, ad Anversa il pubblico urlava e sbatteva le sedie contro i muri, al Moma PS1 a New York non c’era un persona che stesse ferma…in linea di massima abbiamo amato ogni situazione nella quale la caciara della quale parlavi prima fosse collettiva e disinibita in grado di dar vita ad un’esperienza musicale propriamente detta.
PLAYLIST