Flussi è qualcosa in più di un semplice festival, è soprattutto voglia di condivisione e voglia di sdoganare una piccola città come Avellino dai soliti cliché che contraddistinguono una tipica città di provincia.
Così il festival, giunto alla sua settima edizione, si presenta anche quest’anno altamente suggestivo e con una lineup davvero variopinta, presentando ben 37 nomi in cartellone, che vanno da Herman Kolgen ai Retina.it, passando per l’artista di punta Samuel Kerridge, idolo indiscusso della kermesse.
Ma adesso, andando con ordine, è doveroso iniziare da mercoledì 26 agosto, giorno iniziale del festival, e che ha visto l’esibizione in teatro dello “scultore audiocinetico” Herman Kolgen. Il suo spettacolo, suddiviso in tre parti -Dust- Aftershock e Seismik, è un qualcosa di ultrasensoriale, in cui gli spazi vuoti vengono riempiti da scenari post apocalittici, creando una vera e propria dimensione audio visiva che assale l’ascoltatore, generando un senso di oppressione che oserei definire quasi claustrofobico.
Il secondo giorno invece gli occhi erano puntati, almeno per il sottoscritto, principalmente su tre artisti: John Duncan, Gondwana e NHK’ Koyxen. Il primo, esibitosi all’interno dell’ESP stage, ha dato luogo ad uno show onirico ed ultraterreno, fatto di drones e field recordings, rievocando maestri del genere quali Earth e Merzbow, con cui ha tra l’altro collaborato. Discorso diverso vale invece per Gondwana, nuovo progetto portato avanti da Andrea Taeggi, metà dei Lumisokea, presente già a Flussi l’anno scorso col suddetto progetto. Il suo è uno show fatto di beat spezzati, scorie techno e fluttuazioni idm, manovrate alla perfezione e che donano al suo set quanto già di buono si era potuto percepire all’interno del suo album d’esordio AUM. La seconda giornata così si conclude col set di NHK’ Koyxen, artista giapponese di casa Diagonal, quella di Powell per intenderci, che con occhialetti 3D e total black d’ordinanza dà libero sfogo alla sua musica, in un continuo oscillare di movenze house ed aperture quasi electro che fanno la felicità dei presenti.
Ma adesso veniamo al venerdì, giornata di punta del festival, che presentava in cartellone l’esibizione dei Retina.it e del chiacchieratissimo Samuel Kerridge. Il duo campano, di fresca uscita su Semantica Records, in poco più di un’ora di set vince e convince, portando avanti uno spettacolo in cui la materia techno viene destrutturata e ricondotta ad un qualcosa di isolazionista e meditativo, che fa in qualche modo da collante al set dell’artista inglese. E proprio quest’ultimo non ha deluso le aspettative, mantenendo anche dal vivo quello status di tensione opprimente, fatto di implosioni noise, ritmiche marziali e colpi secchi che suonano come un senso di soffocamento per chi l’ascolta.
Così, per capire di cosa sto realmente parlando, vi consiglio vivamente di dare un’occhiata all’intervista che i ragazzi di RDSNT gli han fatto in occasione del festival.
Ma il festival continua, e pertanto il sabato è cosa più che giusta dare onore e gloria ad Edwin Van Der Heide, che grazie al suo spettacolo audio video fatto di laser, luci e colori, ha strappato più di un sorriso a tutti gli spettatori accorsi sulla terrazza.
Peranto giungiamo alla domenica, giornata conclusiva di Flussi, in cui è doveroso menzionare la performance dell’indiana, ma di stanza a Milano, Petit Singe che ci introduce nel suo mondo ove si incontrano percussioni, melodie orientali ed una femminilità quasi wave che affascina generando l’approvazione di tutti i presenti, prima che la terrazza s’incendi col djset conclusivo di Luciano Lamanna, che tra un pezzo di Rrose ed un altro di Ancient Methods spinge tutti a buttarsi nella mischia, con la consapevolezza che qualcosa di strabello è finito ed adesso non ci resta che aspettare l’anno prossimo per potersi riabbracciare nuovamente.
Tutte le foto le trovate sulla pagina facebook di Flussi.