Giornalista musicale, dj, conduttore radiofonico e televisivo –con la fortunata serie di “In Orbita Sessions”- queste sono le principali vesti nelle quali molti appassionati di musica in Italia hanno conosciuto il triestino Ricky Russo nei suoi tanti anni di attività. A seguito della decisione di trasferisrsi a New York e della sua trasformazione in the most enthusiastic man in New York City, raccontata in maniera originale e coinvolgeente nel libro “Per bon, for real”, la sua popolarità è cresciuta in maniera esponenziale, e giustamente. Un nuovo progetto che coinvolge anche Ricky – ovvero la fondazione di una nuova radio proprio nella Big Apple- è quello che ci ha spinti ad intervistarlo. Ecco a voi la nostra chiacchierata:
Allora per prima cosa direi di scoprire le carte per i lettori di DLSO, e tacciare le malelingue, rivelando subito il fatto che io e te ci conosciamo già da qualche tempo anche se, come con molte delle persone che ti conoscono, da quando ti sei trasferito a New York i contatti ormai si mantengono solo via internet, soprattutto grazie al tuo profilo Facebook
Ci siamo conosciuti in Slovenia! L’esperienza di Radio/TV Capodistria è stata fantastica. E’ durata quasi 10 anni. Nel bene -e nel male, perché purtroppo si è interrotta per mancanza di fondi per pagare i collaboratori esterni- è stata fondamentale anche per il mio lancio americano. Tutto quello che ho imparato, i contatti e l’entusiasmo li ho portati nella mia valigia di cartone a NYC.
Che effetto ti fa essere diventato una specie di guru per molti -mi riferisco a tutti coloro che si sono appassionati alla tua avventura grazie al tuo libro “Per bon, for real” ed ai tuoi posts in Facebook e che ti seguono fedelmente- ma soprattutto, che effetto ti fa venire intervistato dopo anni in cui le interviste le hai sempre fatte tu?
Sono un guru mona. Tre anni fa ho fatto una cosa molto semplice e che tutti possono fare: ho scelto il bright side della vita, ho cercato con tutte le mie forze di non farmi condizionare dal pessimismo e dalla palude in cui è finita l’Italia. Ho deciso con grande fatica di essere coraggioso e ottimista e di diventare the most enthusiastic man in NYC.
A sto punto però dovremmo spiegare ai lettori che non sono pratici di cose triestine cosa significa mona:
Mona ormai è un termine internazionale… Mona ha molti significati. In questo caso lo traduco con donchisciottesco!
Ed essere intervistato che sensazione ti dà?
Ti ringrazio tanto per l’intervista, ma se intervisti uno come me, mi sa che sei più mona di me
Guarda, me lo ripeto allo specchio ogni mattina dopo essermi alzato dal letto.
Funziona… Bisogna impegnarsi, metterci l’anima, ma farlo anche con un po’ di leggerezza mona, che non vuol dire superficialità. Anyway, usciamo dagli slang triestini. Anche se il triestino mi ha portato parecchia fortuna, pure qui a NYC.
Se qualcuno ti dovesse chiedere perché proprio New York? Avresti potuto optare per Londra, Berlino o qualcosa di più esotico…
NYC era ed è la città dei mie sogni. È il luogo dove tutto sembra possibile. Dove può arrivare una svolta da un giorno all’altro. Dove incontri per strada i tuoi miti. Dove ti innamori un giorno sì e un giorno sì. New York è anche cinica e bastarda. È uno slancio poetico, più alto della Freedom Tower. Oppure una caduta disastrosa, in basso come un homeless sulla Bowery. Ma continua a tenermi in vita ed alimentare il mio entusiasmo. Tutto è veloce. Intenso. Vivo.
Arriviamo finalmente al progetto Radio Nuova York: non sei solo in quest´altra avventura, hai trovato altri Don Chisciotte a NYC, a quanto pare:
Radio Nuova York sta prendendo forma in questi giorni. Il progetto è nato dal napoletano Alberto “Polo” Cretara, leggenda dell’hip hop italiano, da quindici anni a New York. Imprenditore di successo con le sue pizzerie Farinella Bakery, frequentate da clienti come Paul McCartney, Tom Hanks, Madonna, Robert De Niro. Lui ed il suo gruppo La Famiglia sono molto amati e rispettati a Napoli e continua ad essere un punto di riferimento per le nuove generazioni hip hop. Mi ha voluto coinvolgere da subito nella radio, dopo aver visto quanto avevo fatto a Capodistria e soprattutto per il mio entusiasmo sulla Grande Mela.
State per aprire in grande stile portando a suonare a New York anche dei musicisti italiani affermati. Ci racconti qualcosa a proposito?
Per lanciare la radio abbiamo attivato una campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Musicraiser ed abbiamo organizzato una serie di eventi. Il primo è stato il 28 agosto scorso da Farinella Bakery con il cabarettista/cantante Ruggero De I Timidi. Il 21 settembre invece sul palco del Bowery Electric la rapstar Clementino e lo stesso Polo -più un paio di ospiti famosi, che annunceremo presto…- e il 7 ottobre sempre al Bowery Tre Allegri Ragazzi Morti, Frankie Hi NRG, Chiara Vidonis e Roipnol Witch.
Gli studi di questa emittente, che trasmetterà in tutto il mondo via web, si trovano in un appartamento di Chinatown, a Manhattan. È un servizio pensato per l’ondata di giovani talenti, intellettuali e professionisti di vari settori, in fuga dallo stivale, che stanno trovando nuove opportunità e maggiori riconoscimenti negli Stati Uniti.
Radio Nuova York proporrà prevalentemente musica italiana mi sembra di capire:
Non solo, certamente verrà dato ampio spazio alla nuova musica italiana, soprattutto indipendente, ma vogliamo trasmettere un po’ di tutto, tutto quello che ci piace.
Sarà una radio di carattere esclusivamente musicale o avete in programma di offrire agli ascoltatori informazione, e se si di che tipo?
Si promuoverà la cultura italiana e lo stile italiano sul territorio americano (quindi non solo musica, ma anche cinema, letteratura, arte… e ancora moda, sport, cucina, viaggi, design). Fuori dai cliché. Off the beaten track. E poi, naturalmente vogliamo raccontare NYC, dal nostro punto di vista, agli italiani nel mondo.
Che tipi sono gli italiani che vivono a NYC?
La comunità è cambiata tantissimo rispetto al passato. Ci sono tantissimi talenti, gente laureata, specializzata. Vogliamo raccontare l’italiano moderno. Aggiornarne l’immagine, condizionata dai soliti luoghi comuni.
Che però ancora sono duri a morire. Italiani genere Sopranos se ne trovano ancora? O solo nel New Jersey?
Se fai una passeggiata per Little Italy o Arthur Avenue nel Bronx, sì… Ti sembra di stare in una puntata dei Sopranos o in un film di Martin Scorsese o Francis Ford Coppola. A New York vivi spesso in questa dimensione da film. È uno dei motivi per cui sono qua.
Dopo due anni che vivo qui ho una visione più reale della città, vedo anche i lati negativi. Ma rimane il “sense of wonder” e l’entusiasmo. Sono ancora in corsa. Rincorro i miei sogni. E amo questa città. A volte è davvero dura, lontano dalla famiglia, gli amici di una vita, la mia Trieste. Sono qua perché ho un sogno, una visione, una missione. Lascerò questa città solo se non riuscirò a realizzare i miei progetti dopo aver dato il 200%.
Molti ti hanno conosciuto grazie al libro “Per bon, For real”. Resta un episodio della tua attività oppure pensi che ci potrá essere un seguito? E se si di che tipo?
“Per bon, for real” mi ha portato tanta fortuna, buon karma. Il 17 ottobre verrà pubblicato un mio nuovo racconto, con lo stesso stile, un mix di triestino italiano e bad english, nel volume “Andare in cascetta” (2015, A Morte Libri), una raccolta di racconti. Sarò al fianco di alcuni dei miei scrittori rock’n’roll italiani preferiti, come Maurizio Blatto, Gianni Miraglia, Vittorio Bongiorno.
Andare in cascetta?
Sì, in dialetto. Andare in cascetta, infatti, è un modo di dire abruzzese -soprattutto della zona di Pescara- che sta per indispettirsi, adirarsi, contrariarsi, irritarsi.
L’uscita è prevista per sabato 17 ottobre, giorno del Cassette Store Day. Il libretto è autoprodotto da Manuel Graziani e Max Bianchi sotto la sigla A Morte Libri -A Morte è l’anagramma di Teramo- in 300 copie numerate a mano.
Per concludere: l´incontro o gli incontri che hai fatto a NYC e che più hanno lasciato un segno? Intendo dire miti tuoi personali che hai visto casualmente camminare per strada piuttosto che artisti con i quali ha finalmente potuto fare conoscenza
Ho stretto la mano a Mick Jones dei Clash mentre passeggiava per l’East Village e poi con David Byrne ad un concerto ho scambiato due parole su Trieste, città che ha visitato più volte. Speriamo adesso con Radio Nuova York di intervistare un altro po’ di miti, ovviamente in dialetto triestino!
David Byrne mi ricordo che lo ritenevi un newyorkese non figo, come Woody Allen:
Woody Allen purtroppo si è rincoglionito…
Si dice che i fanatici della musica si distinguano in due categorie: quelli che per partito preso evitano di incontrare i propri miti, e poi quelli che al contrario li vanno in un certo senso a cercare (prendila pure come una metafora, lo è). Tu appartieni evidentemente alla seconda
Io faccio parte della terza categoria: se li incontro o mi capitano davanti li saluto e cerco di conoscerli o comunque ringraziarli per quello che hanno creato. La vita ci delude spesso, certo… Ma io guardo sempre avanti. mi concentro e vivo alla giornata. Non mi volto indietro. Il futuro non è scritto diceva Joe Strummer. Mi interessano i nuovi incontri, le nuove esperienze, i nuovi progetti. Grazie mille per l’intervista. Un saluto a tutti! Daghe!