È uscito il nuovo album di Prince, Hit n Run , il suo 27esimo album. Una manciata di dischi da quando è tornato a chiamarsi Prince. Un’altra manciata realizzati sotto la maschera di Tafkap ( the artist formerly know as Prince ). Due manciate da quando ha deciso di smettere di essere Prince e si diverte a fare Prince. Il giocattolo però pare essersi definitivamente rotto. La mente di un genio indiscusso ha creato l’ennesima provocazione grottesca che appare stanca, sconclusionata, addirittura irriverente nei confronti di chi questo folletto in titolo nobiliare l’ha amato, osannato addirittura venerato.
L’ispirazione che ha creato nuovi artisti (D’angelo, Kindness per dirne due che più o meno sono sulla bocca di tutti) adesso appare imbolsita, invecchiata, malata di sufficienza e no, non funziona più. L’ ultimo lavoro è brutto, lo erano anche i due precedenti, di fatto lo sono da un po’. Mancano le idee, regna un’anarchia produttiva, nichilista a volerla definire, dove le note, gli accordi, i testi, l’arrangiamento, appaiono infiacchiti, invecchiati con il terrore di invecchiare. Lontani sono i fasti di un album normale come Cream, lontanissimi tanto da essere generazionali i capolavori come Purple Rain, Sign o’ the Times, 1999. Dimenticate le sperimentazioni di Around the world in a day l’album “beatlesiano” di Prince, o di Lovesexy, dove giocava con l’elettronica tra inframezzi vicinissimi alla jungle (dalle parti di Dance on) solo però, tipo 7 – 8 anni prima, o anche Batman ultimo vero bello bellissimo lavoro di un Prince, funk e elettronico. Rinnegate sono anche le provocazioni, i testi sono quanto meno edulcorati ( basta confrontarli con DarlingNikki o Jack u off o Head), non si parla più di aver spettatori vestiti color pesca ai propri concerti né di buttare fuori uno dei suoi migliori album di nascosto ( il Black album uscito all’improvviso nell’87, per vedere se la gente lo amava perché era Prince o amava davvero la sua musica e ritirato subito, una volta scoperto l’artefatto ), o mandare fuori di testa Kim Basinger e abbandonarla forse gravida a bordo di una fuori serie gialla. Questo Prince non c’è più
Il nuovo Prince è un divo con la paura d’invecchiare, un principe sul viale del tramonto, che terrorizzato davanti a uno specchio non ha il coraggio, forse per presunzione, di riconoscere il tempo che è passato, adornato ormai della stessa presunzione che gli fa continuare a produrre brutta musica, condita dalla crescita di un personaggio che ha perso di credibilità. Ormai si ha a che fare con un genio che si trasforma in antipatia e vira verso la presa in giro. Una presa in giro reciproca chiaramente, l’ascoltatore ascolta distratto e dimentica poco dopo ogni nuova proposta. Prince dal suo canto gli offre la sua macchietta, il suo minimo sindacale e nemmeno sincero, perché è Prince che imita se stesso che dice “mi tocca”. Ormai come un “nobile” colletto bianco, Roger Nelson, tutte le mattine indossa un bel completino di seta viola e fa il suo compito: 8 ore di finto Prince all’interno del suo Paisley Park tanto per fare.
Ecco io per tutto quello che ho descritto finora, per tutto ciò che ha rappresentato Prince per me e parlo di adolescenza, amore, sogni, pubertà, sesso e belle donne, ecco, io per tutto questo chiedo il diritto all’oblio: dimenticare, cancellare. Resettato, non sentirò tristi avventure nel funk, occhiolini all’Edm, finta psichedelia che no, grazie, non interessa. È quasi una questione di rispetto, io credo che Prince abbia ancora qualcosa da dire, sia chiaro, solo non voglio sapere di quello che sta facendo adesso. Non voglio sentire più indifendibili elucubrazioni in salsa funky.
Prince dovrebbe fissarsi con sincerità allo specchio di cui parlavamo prima e capire, guardare, fare autocritica e scegliere se chiudere e magari dedicarsi alla produzione. In quell’arte infatti, guardando al passato le soddisfazioni non mancano: Sinead O’connor con Nothing Compares 2 u, quel pezzo fantastico che era La mia bocca, oppure ultima in ordine cronologico la canzone fatta per Janelle Monae nell’ultimo album. Questa la prima ipotesi, in alternativa, potrebbe scendere definitivamente dal piedistallo e decidere di farsi produrre, accettare finalmente di prendere teoricamente ordini da qualcuno. Non sarà facile per uno che per anni ha regnato, tra paradiso e inferno; un mondo lussurioso e innamorato, schiavo della sua musica e dei suoi carnevali. Non sarà facile e forse nemmeno pensabile ma sarebbe possibile e fantastico. Ci sarebbe solo bisogno di un buon produttore. Potresti far produrre Prince da Rick Rubin forse dagli Stargate e avresti un Prince di nuovo padrone di Billboard a mani basse anche con una certa certezza. Da Quincy Jones? No non è pensabile, mai, lui era di Michael. O infine si potrebbe sognare e immaginare, magari suggerire un Prince prodotto da D’Angelo ( per devozione direi ) o da Blood Orange/Kindness , un nuovo latin lover prodotto dai Chromeo ad esempio, ma soprattutto immaginatevi come potrebbe suonare un Prince prodotto da FlyLo.
Ora partendo dai primi nomi: Prince guadagnerebbe moltissimo pur rimanendo un buon Prince: D’Angelo aggiungerebbe groove e raffinatezze jazz oltre ad una potenza nel complesso che attualmente nemmeno i New Power Generation potrebbero replicare. Blood Orange/Kindness sarebbero la soluzione indipendente e al passo con i tempi e permetterebbero a “The Artist” di strizzare molto bene l’occhio a un pubblico indipendente, che ora lo guarda di sottecchi. Meno chitarre forse, meno funk e più lussuria, mista alla solita incredibile sensualità, synth ed evoluzione artistica. I Chromeo per ascoltarlo danzereccio e irriverente ma vero. Il meglio però, almeno a parer mio che di Prince ne ho fatto una malattia, sarebbero però, FlyLo e la sua cricca. Attualmente Flylo è la cosa che più potrebbe fare bene al folletto di Minneapolis, lo stravolgerebbe come un calzino; immaginatevi i ritmi nosense, il free jazz dell’ultimo album – se vogliamo definirlo così – velocemente applicati al basso di Thundercat ma con in più una ritrovata follia della chitarra del principe. Immaginatevi gli stacchi a salire su cui aggiungere la voce in falsetto del nostro eroe. La ricerca psichedelica malfatta e arraffata intrapresa da Prince con i 3rdeyegirl troverebbe davvero ragion d’essere. Sarebbe bellissimo, sarebbe un sogno e cambierebbe tutto: il genio, potrebbe nuovamente indossare tacco e vestiti cremisi senza perdere di credibilità, dimenticare le buffonate con Tidal e social e tornare ad essere la persona che è. Manca, manca tantissimo questo genio assoluto un po’ in disuso ormai confinato a quella memoria per cui dici : io ascoltavo Prince e non ascolto più Prince. In fin dei conti è quello di cui il principe ha da sempre paura.