Laura Fabiani è il nuovo progetto di Marcello Newman (precedentemente in Marcello e il mio amico Tommaso) e Lucie Desclozeaux. Piano è un EP che potete ascoltare in un’unica traccia accompagnati dal racconto dei protagonisti. Un disco registrato in cameretta che parla di stare in cameretta, che musicalmente tocca delle note latine con qualcosa di canzone francese e un po’ di psichedelia cosmica.
Introduzione
A settembre mi sono trasferito a Parigi, prima per fare degli stage, poi per lavorare come insegnante di musica in una scuola internazionale. Quando il lavoro con la scuola non ha funzionato (per motivi super scemi e super tragici) ho cominciato a fare il traduttore e correttore di bozze per una ditta italiana. Non avevo più grandi motivi per restare a Parigi e ho passato un mese tra il greve e l’amaro. Essendomi ritrovato prima disoccupato poi sottoccupato avevo molto tempo libero per suonare. In camera mia c’era un pianoforte e lo suonavo tutti I giorni per molte ore. Era un pianoforte antico, scordato, e non si poteva disinserire il pedale ma mi piaceva molto. A febbraio ho scritto la maggior parte della musica di Piano e registrato l’introduzione, Faccia a faccia e Chissà in quella stanza.
Chissà
Come dicevo prima è stato un periodo tostarello. Chissà è stata la prima canzone che ho scritto dopo aver perso il lavoro. Per me la paura del futuro si esprime spesso in nostalgia di passati che rivaluto e di un passato in particolare che idolatro. Pensavo di cantarla io in una versione col piano tristissima. Per fortuna la canta Lucie, così è molto luminosa.
Faccia a faccia
Un po’ come in Chissà si parla di un amore distante nel tempo. Quì però il narratore/narratrice sembra averci fatto più pace. Mi piace moltissimo il modo in cui Lucie canta il “rimani” in cui sale e il modo in cui swinga l’ultimo ritornello. L’avevo conosciuta quel giorno, abbiamo provato un paio di canzoni e poi registrato questa. Ho un rapporto complicato con l’amore, da una parte mi ci drogo, dall’altra ci vedo qualcosa di profondamente anti-umanista. Amare e amare l’amore in fondo vuol dire negare la bellezza del mondo quello vero. Io mi impegno veramente tanto ad amare la materia, il cibo, l’errore, queste cose insomma, però in momenti di debolezza, solitudine etc. divento un sacerdote dell’amore, poi me ne pento. In Faccia a faccia ci sono entrambi i punti di vista: il romantico nelle strofe e il materialista nei ritornelli. Il clarinetto lo suona il caro Matthieu.
Mi tuffo
Per un po’ Lucie ha vissuto in una casa che le aveva prestato un suo amico anarchico, sono andato a trovarla e abbiamo scritto questo pezzo insieme, poi l’abbiamo finito in casa dei suoi. Parla di un sacco di cose: cose che ci mancano, cose di cui siamo grati, fare l’amore, riporre speranza una storia nuova. Testo a parte credo davvero che lo scrivere con Lucie ci abbia un sacco avvicinati e credo pure che se ho composto una roba così tipo classicheggiante canzonosa è perché sapevo che le sarebbe piaciuta. La vedo come una canzone sulla nostra amicizia.
Cosmo
Sia Cosmo che Mi tuffo le ho scritte quando stavo un po’ meglio. Ho cambiato casa, è cambiato il tempo, ho smesso di imparanoiarmi per il lavoro, volavo con l’inizio di una storia nuova. Mandavo spesso bozze di canzoni al mio amico Niccolò, gli piacevano ma mi consigliava di avventurarmi in qualcosa di nuovo. Chissà e Faccia a faccia sarebbero potute essere canzoni dell’ultimo disco di Marcello e il mio amico Tommaso o di quello in uscita. Non che questo sia una cosa negativa di per sé eh, però uno non dovrebbe scrivere allo stesso modo e sugli stessi argomenti per ogni formazione in cui suona e per ogni cantante per cui scrive. Così ho sperimentato con un po’ di cose e uno dei risultati è stato Cosmo. “Forse perché tu” è un verso rubato a una poesia della mia amica Clarissa. Crea un vuoto gigante che mi piace un botto, se uno guarda bene è pieno di amore.
Conclusione
Ho scritto la melodia della chitarra a 4 mani con Juju degli Assyrians (che ha anche mixato e masterizzato Piano) a Milano qualche mese fa. Mi ricorda un po’ un disco che ascoltavamo in quei giorni (stupendo) che si chiama An Empty Bliss Beyond This World di The Caretaker. Ci vedo una rassegnazione dolce e qualcosa di irrisolto. Lo strumento che sentite oltre alla chitarra è un bandoneón suonato dalla cara Marion Chiron.