Live from New York… it’s Saturday Night!
Questa frase, pronunciata per la prima volta la notte dell’11 Ottobre 1975 dall’attore Chavy Chase, era fin da subito destinata a diventare iconica. Quella notte andò in onda la prima puntata del Saturday Night Live (SNL per tutti), uno dei programmi comici nonché format di varietà più di successo della storia della televisione americana e internazionale.
Una formula pressoché immutata che in 40 anni ha visto una miriade di intrattenitori avvicendarsi al timone, da John Belushi a Bill Murray, da Eddie Murphy a Mike Meyers, da Adam Sandler a Sarah Silverman, e poi ancora Jimmy Fallon, Will Ferrell, Tina Fey, Fred Armisen…
Il Saturday Night Live è senza dubbio un tempio sacro della comicità, ma costituisce anche un campo di sperimentazione per le performance musicali, da sempre fondamentali in ogni puntata. Per augurare happy birthday al SNL, vi proponiamo 10 significative esibizioni degli ospiti musicali.
Tanti auguri Saturday Night Live!
Radiohead – Idioteque (2000)
Senza dubbio un gran momento, in un momento storico irripetibile. I Radiohead sono stati ospiti anche nel 2011 ma questa performance del 2000 è più vicina a quello che oseremmo definire “il manifesto della band” e di Yorke, in preda a mille mosse epilettiche. Che stranamente non sono ancora diventate oggetto di gif virali.
Lady Gaga – Medley (2009)
Nel periodo più alto della storia musicale di Stefani Germanotta, questa performance ha sicuramente confermato il suo inconfutabile talento sia vocale che musicale e frenato gli scetticismi della critica. Una delle prime esibizioni da opera d’arte mobile in cui Gaga indossa un abito che diventerà uno dei più iconografici della sua carriera.
Sinéad O’ Connor – War (1992)
A deathly silence: così lo definii Sinéad O’Connor il giorno seguente la sua esibizione da brividi al SNL. Alcuni provarono ad applaudire, ma qualcuno li zittii: la foto del pontefice strappata e l’apatia di Sinéad su una versione a cappella di War di Bob Marley furono davvero un affronto enorme. Un atto di coraggio suggellato dalla frase “combatti il vero nemico”.
Kanye West – Runaway (2010)
Altro momento iconografico, questa volta per Kanye West che gioca col minimalismo, la danza contemporanea e uno sfoggio di megalomania senza precedenti. Un’esibizione che potrebbe essere tranquillamente il video ufficiale di Runaway, se non fosse per l’entrata di Pusha T direttamente dal Papeete.
Kate Bush – The Man With The Child In His Eyes (1978)
Una tutina aderente dorata. La folta chioma frisé. Una danza primitiva e contemporanea, una Kate Bush in stato di grazia che canta a voce spiegata mentre spiega le braccia come una fenice. Tutto questo seduta su un piano suonato da Paul Shaffer. Ragazzi, rivedete la definizione alla voce “carisma”.
Justin Timberlake ft. Jay Z. – Suit&Tie (2013)
La migliore esibizione dell’era 20/20 Experience e dell’intera fase promozionale dell’ultima fatica discografica di Justin Timberlake. Sono presi tutti benissimo, compreso Jay Z. I passi calibrati di Justin sono una goduria e ti fanno rivivere la magia del suo compianto maestro.
Sam Smith – Stay with Me (2014)
Serviva una performance così per far capire al pubblico che Sam Smith non è, anzi non era, solo “Latch“. Stay With Me è un preambolo che introduce il popolo americano al suo album di esordio, In The Lonely Hour, uscito un mese dopo. Una semplice sezione di cori e di archi che colorano un live pulito e preciso, solito al giovane londinese.
Beastie Boys&Elvis Costello – Radio Radio (1999)
Nel 1977 successe un patatrac. Elvis Costello, ospite del SNL, aveva concordato con Lorne Michaels di suonare Less Than Zero e NON Radio Radio, canzone di protesta contro la censura della canzoni punk in radio. Less Than Zero fu suonata, sì, per circa 4 battute, per poi essere interrotta dalla frase I’m sorry ladies and gentlemen, there’s no reason to play that song ed attaccare con Radio Radio. Guardate un po’ cosa è successo 22 anni dopo.
Red Hot Chili Peppers – Under The Bridge (1992)
L’annata a cavallo tra il 1991 e il 1992 fu di totale rottura nella carriera dei Red Hot Chili Peppers: avevano appena cambiato produttore, passando da Michael Beinhorn a Rick Rubin, il quale ne aveva completamente spostato le sonorità. Scarnificata l’attitude heavy metal, i RHCP si preparavano a diventare i capi dell’alternative rock col sole della California in faccia. Un meraviglioso e romantico Anthony Kiedis dalla chioma lunghissima sceglie di presentare Under The Bridge sul palco più istituzionale d’America: il resto è storia.
Mark Ronson – Uptown Funk ft. Bruno Mars (2014)
Tra i miei guilty pleasure, neanche troppo nascosto, c’è la passione per Bruno Mars. Il cantante di Honolulu ha definitivamente rotto l’internet con la sua Uptown Funk e non è stata da meno la performance dello scorso anno al SNL: un umilissimo Mark Ronson suona la chitarra elettrica nel suo angolo di palco, lasciando la scena ad un incontenibile esplosione di jazz, funk, cori black e ammiccamenti. La classe è servita, tutti a casa.