La foto viene dall’archivio di Bill Eppridge, 1965 a New York.
Domenica mi guardavo le gambe mentre guidavi di notte, illuminate e poi buie, illuminate, buie, illuminate dalla luce dei lampioni; ho pensato che vorrei fare i video musicali. Se sapessi fare i video musicali scorrerei veloce tra queste immagini: le dita appoggiate alla bocca / quei fiori selvatici rotondi con lo stelo lunghissimo e i semini dentro che si muovono con il vento / i tagli del freddo sulle labbra / le mani che sbucciano i piselli / il pupazzo di Godzilla sulla mensola / una statua di Garibaldi / i ricci controluce / i capelli ricci controluce / un autobus che ci passa davanti / una gara di Go-Kart / le ciglia / l’ombra di una ringhiera / le rughe sui palmi delle mani / gli intrecci del cotone sui jeans / il cielo / ti sbottoni la camicia / svengo.
(che sembra tutto un casino, invece è bellissimo)
E poi vorrei un cinema sulla spiaggia e proiettare il mio video musicale su uno schermo davanti al mare, tutte le sdraio in fila. Si sentirebbe ogni tanto il rumore delle onde sulla riva, infilerei i piedi tra la sabbia fresca della sera, porterei un asciugamano con cui coprirmi se viene freddo, se ti avvicini ci stiamo in due. Sono gli ultimi giorni d’estate e le stelle si vedono benissimo.
Ma non li so fare i video musicali (menomale), solo una volta ho aperto il tetto sopra della macchina e ho filmato il cielo e gli alberi che erano pini marittimi e gli uccelli e le scie degli aerei e i fili della corrente mentre cantavo a squarciagola Thank You di Alanis Morissette. Un’altra volta invece ho filmato gli skater e avevo le cuffiette addosso, posso considerarlo un video musicale? Sì. Avevo questa videocamera che tenevo con la mano aperta e il laccio attorno alle dita, i capelli ancora bagnati dalla piscina, c’era quella luce pallida dei giorni nuvolosi che fa la pelle bianca e le occhiaie nere.
I maschi sullo skateboard sono così belli, leggerissimi e con gli occhi concentrati. Prima di arrivare lì dove dovevamo arrivare ho detto a tutti di tenere la lingua dentro alla bocca che altrimenti se cadevano se la tagliavano coi denti. Perché a volte succede che i maschi cadano dallo skateboard, succede spesso, e le prime volte ti fanno battere il cuore fortissimo di preoccupazione e ti trema tutta la videocamera che ti viene da pensare
malimortacci perché oggi pomeriggio non avevi altro da fare tipo
tagliarti i capelli
sbrinare il freezer
fare cose da uomini
guardare l’ultima puntata di Narcos
un corso di inglese
controllare l’olio della macchina
preparare la cena
non so
scrivere un romanzo
ma poi sorridono con quel sorriso che dice che è tutto ok, e senti tutti i muscoli tesi che si rilassano, e non succede una di quelle scene dei film dove le nuvole si spostano e passa un raggio di sole e tutto è bellissimo e non è successo niente, il cielo rimane grigio e semplicemente impari a tenere la videocamera senza farla vibrare come un nokia 3310 e ti abitui alle ginocchia sbucciate come frutta. Io comunque porto sempre in borsa dei cerotti con le astronavi, così delle volte mi trasformo in raggio di sole, quello delle scene dei film.
PS: nelle cuffiette avevo i Sigur Rós.