A partire dai suoi inizi, con le varie uscite su Planet Mu e poi su Eglo ─label da lui co-fondata─ il produttore britannico Floating Points ha lavorato alla paziente distillazione della propria musica. Un lavoro costante, certosino, lontano dalla logica delle produzioni usa e getta che tanti, troppi, suoi contemporanei adottano. Un modus operandi che viene dalla ricerca scientifica, il campo nel quale Sam Shepherd, FP all’anagrafe, è professionalmente attivo. Un campo nel quale le gratificazioni non sono immediate, ma la fatica ─prima o poi─ viene premiata. Un modo di fare ed intendere la musica, quello di Shepherd che è terreno comune ad altri genialoidi dell’elettronica più avanzata di questi anni. La sua amicizia con Four Tet e Caribou è ben documentata e sembra conseguenza logica un un sentire comune. Ma, se è possibile, questo primo album firmato Floating Point mostra quante spanne in avanti ai suoi ben più famosi compagni il produttore londinese si trovi al momento. Lo dimostrano la maturità delle sue composizioni, la raffinatezza delle scelte sonore, l’audacia degli arrangiamenti, la coerenza ferrea.
Questo non significa che “Elaenia” sia un disco, diciamo così, per tutti. Non si sforza di accativarsi le simpatie dell’ascoltare, lo mette in chiaro fin dall’iniziale Nespole, con le modulazioni delle sue sequenze circolari, e prosegue in questo suo viaggio d’esplorazione dalla traiettoria apparentemente casuale con la prima parte di Silhouettes (I,II & III), nella quale i patterns nervosi, obliqui, a tempi dispari di basso e batteria lasciano il posto ad una melodia beatificante che sembra uscire dritta dritta dai solchi del monumentale The Epic di Kamasi Washington ─un altro nuovo tradizionalista al quale, come se fossero le due facce di una stessa medaglia, il sottoscritto piace accostarlo. È proprio qui, in questa melodia che decolla e fluttua nelle etere, che tutta la forza dell’Ensemble che spalleggia il produttore si esprime appieno, lasciando l´ascoltatore stupefatto. Un apice musicale cosi alto è difficile da sostenere e molto intelligentemente Shepherd lascia che sia il piano elettrico della title track seguirlo, dimesso ed allo stesso tempo ricco di espressività. Impossibile non accorgersi a questo punto di quanto ampia sia la dinamica di queste registrazioni, tale da renderlo accostabile a quelle tipiche della musica classica o jazz – mondi nei quali Shepherd ha il suo background musicale- piuttosto che a quelle ipercompresse e “in-your-face” con le quali le nostre orecchie vengono quotidianamente maltrattate. Un altro segno di come Floating Points ci tenga a distinguersi dalla massa, tracciando un percorso personale, da vero musicista di vecchia scuola, colto e sensibile. La penultima traccia del disco For Marmish ha un eleganza ed una bellezza che solo un nuovo tradizionalista come lui può essere in grado di produrre dal nulla. Peroration Six chiude il disco con quello che, se paragonato ai sussurri dei brani precedenti, è l´urlo in crescendo, liberatorio, del Floating Points Ensemble. Rimanda alla mente il jazz-rock in forma libera degli ultimi Talk Talk, grande influenza dichiarata di Shepherd, e fa girare la testa. Fino al suo finale troncato, spiazzante, un altro segno di quanto “Elaenia” sia un disco lontano dalle convenzioni ed incurante di esse.
Puoi ascoltare Elaenia di Floating Points qui.