È possibile raccontare la storia di un’artista attraverso una semplice release? Sì, lo è, ed è ciò che quest’anno ha fatto Light in Attic con la ristampa dell’album Press Color, di Lizzy Mercier Descloux. Siamo a New York alla fine degli anni Settanta, l’aria è effervescente e la scena artistico-culturale si snoda tra Studio 54 e CBGB. L’ondata punk è finalmente giunta oltre-oceano –alcuni anni in ritardo rispetto all’Europa-, mentre la disco-music arriva al suo periodo più maturo e complesso. Qui troviamo Lizzy, un’artista francese all’epoca ventiduenne, residente in un loft della Lower-East Side con l’amica Patti Smith. È una ragazza giovane, ma dall’infinito senso artistico ed imprenditoriale: ha già creato l’etichetta ZE Records, il negozio di dischi a Parigi, il magazine Rock News e ha pubblicato il suo primo libro “Desiderata”.
L’album originale è stato pubblicato nel 1979, ed è il primo lavoro solista della cantante. Composto da otto tracce, l’album propone sonorità disco tipiche della scena newyorkese, uniti a richiami world music e ad influenze no-wave. La vera forza dell’album sono indubbiamente le cover; innanzitutto “Fire” –traccia psichedelica del 1968, che diventa una vera e propria hit da dancefloor-, ma anche “Cancer” –nuova versione del classico “Fever” di Eddie Cooley- e la rivisitazione dance del tema di “Mission Impossibile”, mostrano come la cantante sia in grado di rendere attuali e di appropriarsi di qualsiasi genere musicale.
La release prosegue con una selezione di brani di Rosa Yemen (1977), primo album della Mercier, realizzato con il chitarrista DJ Barnes. In questo lavoro emerge l’anima più punk della cantante, in anticipo rispetto all’ondata americana. Durante la scuola d’arte, a metà degli anni Settanta a Parigi, l’artista è entrata in contatto con la prima corrente punk e appena arrivata a New York ha stretto amicizia con Patti Smith e Richard Hell. L’album si caratterizza da melodie complesse, quasi psichedeliche, accompagnate da un canto flebile, in un inglese forzato dal forte accento francese –è possibile che non fosse ancora capace di esprimersi in lingua-. Rosa Yemen è sicuramente un lavoro acerbo, ricco di pezzi brevi, quasi abbozzati, ma che getta le basi per il percorso musicale dell’artista.
Dopo l’esperienza newyorkese, Lizzy decide che vuole continuare a viaggiare per migliorare la sua arte e conoscere nuovi luoghi del mondo. In questo periodo inizia anche a dipingere acquarelli, diventando così un’artista ancora più poliedrica e completa. L’esperienza africana accentua maggiormente la parte ritmica dei suoi brani, allontanandola sempre di più dalla sua precedente esperienza post-punk. Nonostante la mancanza di tracce degli ultimi album della Mercier, nella release sono presenti due tracce inedite “Hard-Boiled Baby” e “Birdy Num-Num”, che provano la sua maturazione artistica e personale.
Il disco si chiude con la bellissima “Morning High”, omaggio al poeta Rimbaud, in cui Lizzy e l’amica di sempre Patti Smith duettano sulla base del suono romantico di un drone.
La produzione musicale di Lizzy Mercier Descloux è terminata con l’album “Suspence” del 1988, quando decise di trasferirsi in Corsica per dedicarsi completamente alla pittura e alla poesia. Lì è morta di cancro nel 2004.
La release di Press Color è sicuramente una release interessante; senza alcun dubbio si tratta di un’artista visionaria e fuori dai tempi, troppo avanti per gli Stati Uniti e troppo indietro per l’Europa. Purtroppo, la sua arte è spesso dimenticata a causa di una produzione artistica eclettica ed un po’ dispersiva, che non propone un solo genere ma si basa sulle esperienze personali dell’artista. Da notare anche le note a margine, scritte da Vivienne Goldmann, dove Lizzy viene descritta come una ragazza forte, donna di tanti uomini ed anticipatrice di mode, che è riuscita ad inserirsi in un ambiente difficile creando qualcosa di davvero originale. Per tutte queste ragioni, vogliamo ricordare Lizzy Mercier Desclox con la frase di Richard Hell:
“At 17 she was more sophisticated than anyone I’d known, while also seeming utterly unaffected. Or at least her affectations came from such a stubborn confidence and will to defy convention that they were irresistible.”