La classe non è acqua. Prendete tutte le cose che più vi possono far sbavare: la lounge italiana alla Umiliani, l’orchestralità alla Morricone, il funkettino in stile Motown, Sade, il pop sghembo alla Ariel Pink, il tutto con un piano Rhodes, synth cremosi e bassi robusti e sensuali. Avrete Thank You Neil, il nuovo disco dei Dumbo Gets Mad. Abbiamo chiacchierato con loro prima delle prime date del tour a supporto dell’ultimo lavoro.
Thank You Neil è un disco con suoni eleganti e maledettamente tasty. È cambiato qualcosa a livello di assetto e strumentazione da Quantum Leap?
Grazie prima di tutto :-)
Il più importante cambiamento è stato sicuramente l’introduzione del Piano Rhodes, talmente incisivo da mutare profondamente il modo di scrivere i pezzi: molta meno post-produzione, molta più pre-produzione. È stato registrato per gran parte in presa diretta e c’è una percentuale di materiale samplato totalmente trascurabile, altra novità per il mio modo di produrre.
Per quanto riguarda le strutture dei brani, trovo che il modo in cui fate crescere un giro di basso e tastiera o una linea vocale sia allucinante: potete indicarmi alcuni artisti che vi hanno illuminato dal punto di vista del “portare avanti” una linea armonica?
Gran parte della pre-produzione di Thank You Neil è stata incentrata su questo meccanismo di incastri armonici/dinamici. Sono un perfezionista e c’è un unico modo per me di chiudere qualcosa musicalmente, cioè riprodurlo esattamente come l’idea iniziale nella mia testa. Spesso questo ti prende molto tempo, ma la penso così: ogni giorno ogni persona deve scendere a patti con la realtà, vivendo di compromessi; almeno nell’arte non voglio avere nessun compromesso. Tutti i dischi pop suonati e ben prodotti hanno questa capacità di fluire perfettamente, ritornello dopo strofa, pezzo dopo pezzo. Con la nostra musica è difficile, ma non impossibile.
Se c’è una cosa che mi ha fatto completamente andare fuori di testa di questo disco, è il connubio tra la personalità straripante del basso, cicciona e saporita, e il suono della batteria alla Se Telefonando con tom altrettanto straripanti. Volevo saperne di più.
:-) Insieme abbiamo provato i pezzi tantissimo prima di registrarli. C’è una grande affinità fra il batterista e il bassista che hanno registrato per noi, e questo permette ai pezzi di rotolare bene. Per i suoni ho cercato tirare fuori il meglio dalle cose che avevo noleggiando qualche microfono e pre-amplificatore. Pochissima compressione per rendere la dinamica un elemento primario per tutta la durata del disco.
Alcuni passaggi mi hanno riportato alla memoria i lavori considerati “minori” – in realtà sono perle mai troppo ricordate – dei Pink Floyd; mi riferisco a More e Obscured by Clouds. Acqua o fuoco?
More è un disco incredibile che ho letteralmente consumato. Credo che gran parte del modo di suonare sia influenzato dal primo disco dei Soft Machine che per me è sempre stato almeno nella top 5 dei dischi di sempre. Il modo di suonare sta diventando un’ossessione per me…capire la personalità di qualcuno in base a come suona, e farlo emergere nella registrazione. Sento molta musica nella quale questo ingrediente è assente, mentre in Thank You Neil volevo fosse ben esposto.
Ho letto che questo disco è ispirato al documentario tv “Cosmos, a Spacetime Odyssey”, una specie di Quark – molto più suggestivo. La mente mi è subito andata ai Boards of Canada che hanno iniziato a far musica mossi da una nostalgia arcaica per i documentari della National Film Board of Canada. Volevo sapere di più sulla vostra fascinazione per “Cosmos”. Non vi nascondo che sarebbe fantastico vedere il vostro commento sonoro a un atterraggio lunare, un video scientifico o anche a…Siamo fatti così.
Magari… Sì, Cosmos è stato una fonte di ispirazione notevole, soprattutto nei testi di Thank You Neil. L’astrofisica è una materia affascinante, ma spesso inaccessibile. La cosa che abbiamo voluto fare è tradurla in termini sociologici, accostando molte delle nozione che Neil deGrasse Tyson (astrofisico, ndr) approfondisce nel tv-show ai quesiti filosofici che credo chiunque si ponga di tanto in tanto nella sua vita.
Ultimamente sono entrata nella spirale della Cinevox Record. Volevo essere rincuorata: anche voi siete innamorati di quella casa di edizioni?
La Cinevox assieme a tante altre italiane e francesi dell’epoca è una realtà preziosissima, grazie a cui veri e propri compositori venivano conosciuti attraverso colonne sonore di tutto rispetto. Erano ecosistemi che si circondavano delle migliori menti musicali con sistemi di registrazione e musicisti infallibili. Bellissimo periodo.
Ultima domanda che non è una domanda: sogno una vostra cover di Hotline Bling di Drake in versione Shuggie Otis.
Ahahah!, sarebbe fantastico. La triste verità è che non me la sentirei proprio – nemmeno di accostare questi due nomi per rispetto a Shuggie Otis. Peace!
Bonus Track: curiosi di sapere chi è Neil? Beh, è proprio il simpaticone di questa gif.
Oggi, 11 dicembre i Dumbo Gets Mad presenteranno il loro terzo album al Monk Club di Roma, nell’ambito di “Log Out”, nuova club night capitolina a cadenza mensile che intende seguire passo passo i nuovi scenari dell’elettronica con serate a base di live e dj-set. Ad affiancare il duo ci sarà il talentuoso fiorentino Herva.