Il secondo album di Urali, particolarissimo progetto musicale di Ivan Tonelli, attuale chitarrista dei Cosmetic e già leader degli Shelly Johnson Broke My Heart, si intitola “Persona” ed esce oggi, 11 gennaio, per To Lose La Track e Fallo Dischi. Anticipato dal magnifico singolo “Mary Anne (The Tailor)”, il disco è incentrato sull’impossibilità di conoscere un essere umano nella sua interezza, impossibilità che crea dei vuoti, dei gap che fanno orrore o che danno possibilità di manovra, nel bene o nel male.
Qui, il track by track di “Persona” scritto da Urali.
George (MY King)
Com’è successo per il disco precedente la canzone che scrivo per ultima è finita come prima nella tracklist. La canzone strutturalmente è molto semplice, ma l’accordatura è complicatissima e dal vivo mi toccherà fare una lunga introduzione mentre metto a rischio le mie corde che fanno tira e molla, prima di suonarla. Il testo è circa una lettera aperta di un figlio al proprio padre o alla propria figura di riferimento. Ci sono di mezzo le aspettative reciproche e l’inadeguatezza di entrambi per il rispettivo ruolo. La distorsione è molto grossa e devo ringraziare Andrea e Steve (i producers) che mi hanno convinto a usare una Marshall JCM che pensavo fosse troppo da hardrocchettari. Invece era giusta per i suoni che cercavo.
Immanuel (We Don’t Have To Work In Dreams)
Questa l’ho scritta dopo una discussione molto accesa sulla religione con un amico. Più che sulla religione sull’avere una spiritualità. Ecco io non ce l’ho. Non credo a nulla che non sia terreno, vivo, qui e adesso. La religione imbruttisce le persone, oscura la ragione e la logica, è pericolosa per l’individuo e per la collettività. Quel che peggio è che molte persone dicono di essere, non so, cattoliche, ma non hanno idea di cosa significhi. Mi sto dilungando.
Musicalmente è una canzone “a scaloni” come si dice dalle nostre parti e nel finale ho picchiato la chitarra.
Frances (My Neighbor)
Ho scelto di tenere la voce tutta a destra e la chitarra a sinistra perché lo fa Arthur Russell in molte sue registrazioni e volevo provarci anche io. Se ancora mi piace suonare, scrivere canzoni e condividerle con gli altri è senz’altro grazie anche ad Arthur Russell; era un pozzo di soluzioni musicali fuori di testa, un genio, non meno dei Beatles, di Bach o Beethoven.
Rubargli qualche idea è sempre gratificante.
E’ forse il pezzo più pop del disco se si isola la voce; e parla sul serio della mia vicina di casa.
Hector (A Friend) – Hector (Horror Vacui)
Sono due canzoni separate ma come si intuisce dai titoli sono state concepite come un pezzo unico.
E’ forse l’unica dichiarazione “d’amore” di tutto l’album ed è per un amico, una specie di Will Hunting di mia conoscenza.
Quando ci parlo ne esco sempre sconvolto. Un giorno mi ha spiegato tramite una formula matematica (che non ho ovviamente capito) del perché “la natura ha paura del vuoto” e mi sono accorto che anche io ne avevo un po’ paura, che alla fine io e lui siamo una serie di equazioni e di algoritmi e di formule chimiche fisiche e lo era anche la nostra stranissima amicizia.
Non so come sia successo ma la seconda parte suona tanto black-metal ed è anche grazie a Steve che ha suonato quella chitarra taglientissima.
Catherine (How To Manage Anger)
Il cuore del disco è un po’ tutto concentrato in questa canzone, sia musicalmente, sia dal punto di vista di produzione, ma anche per quanto riguarda il testo. Dentro c’è la chitarra classica che sto cercando di studiare per suonarla meglio ma ci sono anche le distorsioni piene e gli arpeggi puliti. Fondamentalmente l’idea dietro a tutte le canzoni è che non è umanamente possibile avere il quadro completo di una persona. Qualcosa sfuggirà sempre. Per dirla più o meno con Godard, ogni volto è un paesaggio non si può vedere interamente, se lo descrivi a parole le parole non bastano perché mettono un limite, “finiscono” le cose. Purtroppo o per fortuna.
LZ (A Year Of Living Dangerously)
Sono fortunatissimo perché tra i miei amici ci sono dei musicisti fantastici. Uno di questi è Michael dei Lantern, che nei Lantern suona molto bene la batteria ma in verità è diplomato in chitarra classica. Lo ho rivoluto in studio per questa canzone (aveva già suonato una particina nel primo album) e si è davvero superato. Avevo scritto la parte centrale con le due voci che si intersecano che mi soddisfava ma poi vaffanculo volevo ci fosse lui con un assolo o comunque una parte con tantissime note per rendere il pezzo più pazzo e anche più malinconico, ecco. Gli scrissi un sms dicendogli più o meno “ti va di suonare una chitarra classica flamencata su un pezzo un po’ metal?”. E’ una canzone che parla di viaggi, di lavori all’estero e di abbandono.
Mary-Anne (The Tailor)
Quando l’ho scritta pensavo tantissimo a Phil Elverum. C’è di mezzo un dramma familiare e una malattia, a grandi linee; è il primo pezzo del progetto Urali ad avere uno strumento percussivo, un timpano che ha suonato Andrea. Il riff ha già qualche anno di vita ma è stata proprio l’idea di metterci una cassa dritta a farlo svoltare. Fino a una settimana prima delle registrazioni non volevo neanche metterla dentro, poi alla fine è uscita come prima singolo. Dal vivo mi divertirò a chiedere a chi suona prima o, più spesso, dopo di me di suonare il timpano. Ho anche la base col timpano registrato ma fa brutto, no?
Meadow (A Nightwalk In Rome)
Ho vissuto tre anni e mezzo a Roma, ci ho fatto l’università; è una delle città con le più grandi bellezze e le peggiori brutture che io abbia avuto modo di vedere e spesso ritrovi le une di fianco alle altre. Mi esalta e tramortisce i sensi ogni volta che ci ricapito, come mi hanno esaltato e tramortito i rapporti umani che avevo lì. Mi era venuto in mente realisticamente di trasferirmici ma in mezzo a quel grande nulla e a quel grande tutto mi sarei sentito ancora più nullo. Non sono fatto per le grandi città. Però tifo Roma! Nella canzone ci suona le percussioni Dimitri col quale a 17 anni avevo una cover-band dei Tool ed è un vero devoto alla musica, nel senso più assoluto. Ho deciso che il prossimo disco lo faremo insieme. Urali+Dimitri. Abbastanza scritto nelle stelle.