Noi siamo figli delle stelle, figli della notte che ci gira intorno.
Let the children lose it, let the children use it, let all the children boogie.
Ci entusiasmiamo facilmente, ci annoiamo facilmente, pensiamo spesso troppo o troppo poco.
Il diario di bordo di ognuno di noi è scandito dalla timeline di Facebook, dallo squillo ossessivo della chat di Whatsapp, dalle notifiche, dagli eventi sempre più mediatici che ci travolgono e ci coinvolgono emotivamente.
Gli LCD Soundsystem hanno deciso di spezzarci il cuore proprio la notte di Natale, di lasciarci tramortiti e, successivamente, hanno affondato la lama, con una lettera lunghissima scritta da James Murphy, in uno dei momenti OMG più esaltanti degli ultimi anni.
Five years fermi al box, una ripartenza con il botto, il mio facebook impazzito, articoli su ogni sito, su ogni profilo social foto e canzoni, entusiasmo come al miglior party di capodanno nei 90 di Radio Deejay.
Io nel frattempo telefono a Marco –già Cosmo e Drink To Me– perché voglio scrivere qualcosa, voglio che si sappia il mio amore per la band. Ne esce fuori la solita conversazione fiume che spazia dal personale, alla musica al mondo circostante.
Sì, bisogna farlo, bisogna dirlo nella maniera più entusiastica e spontanea che conosca.
Telefono a Bologna ai “regaz”, perché se in due è amore, in tre è un articolo che parli di FESTA.
Immagina adesso per un attimo il sottoscritto che si relaziona con una banda di pazzi.
Insomma, s’è capito, la festa è già bella che partita.
E qualche minuto dopo Bebo parte alla grande:
“Da aspiranti professionisti del party, possiamo solo ipotizzare del perché agli LCD Soundsystem piaccia così tanto fare festa.
Pensaci: non è solo l’attitudine delle canzoni a concentrarsi sul ritmo, sul prestarsi per essere ballate e sudate accanto al ragazzo più sudato del locale che vi lascerà molto più suo sudore addosso che vostro alla fine delle danze.
È qualcosa che riguarda la band, una delle sue peculiarità. Prendi l’ultimo – ormai non più ultimo – concerto al Madison Square Garden la cui tag-line era: “Se deve essere un funerale, che sia il funerale migliore della storia”.
LCD Soundsystem è prima di tutto aggregazione, stare insieme, far le cose che ti fanno stare bene; è attitudine edonista e malinconia metropolitana assieme, è pensare sempre al poter fare la festa migliore ogni volta che si sale sul palco non solo per chi su quel palco ci suona, ma per tutti i presenti: fossero 10, 100 o 20000, perché non c’è niente di più riottoso che stare assieme a persone che ti somigliano, anche solo per due ore di live, divertirsi, lasciar fuori la tristezza, le giacche e le cravatte, le divise del fast-food, gli orari di merda in fabbrica o gli esami universitari che ci fan salire il vomito e il lavoro che non arriva mai.
In quelle due ore la band americana ha sempre lavorato affinché i presenti potessero stare bene perché, come ripete spesso James Murphy, ci accorgiamo sempre tardi delle cose che ci fanno bene… “When someone great is gone.”
Certo, gli LCD Soundsystem han parlato a tutti, con un linguaggio alto, diverso, personale, facendo breccia nel cuore di molti, in maniera diversa.
Dove altri musicisti dal sentire artistico affine avevano risolto il problema nichilisticamente –vedi !!! che prevedevano “Watching others conversation from your place against the wall (…) Hey, am I making any sense at all?Does anyone here speak English? Cause everybody’s acting like I’m crazy… Hey, am I making any sense at all? Is this thing on? Is this thing on?– la penna di James ha svelato il quotidiano, ha trasformato la consuetudine in poesia, trasformandolo in ritmo, in festa.
Cosa sia successo durante il loro cammino è abbastanza semplice da immaginare.
Ragioniamo assieme:
“Dopo dieci anni di corsa tra studio e tour probabilmente avranno perso qualcosa per strada, avranno sentito la necessità di scappare, di trovare un intimo e personale rifugio.
Proprio quando credi che sia tutto finito, poi scopri di aver cambiato idea, capita, spesso anche. Ti sei guardato allo specchio e hai sentito ancora una volta la necessità di essere cannibalizzato dal tuo pubblico. Non sei di certo tornato a batter cassa perché non ne hai più artisticamente, anzi… Sei solo “tribolato”, perché senti che ne hai necessità, perché sarebbe incoerente doverti negare la gioia di volere ancora suonare le tue canzoni solo perché hai cambiato idea, perché vuoi tornare a far festa”.
Bebo ricorda:
“Quando abbiamo visto il loro ultimo concerto in Italia, a Ferrara, sapevamo tutti che stavano per sciogliersi. Eravamo tutti li a piangere, come quando va male con l’amore della tua vita – hai presente quanto soffri gli ultimi 4 o 5 mesi – e capisci che le cose stanno naufragando, che la festa sta finendo. O il dj che sta mettendo “That laid back rock’n’roll” e cominciano ad essere poche le persone che stanno ancora ballando, i più fortunati limonano e ci sei tu che speravi quel momento non arrivasse mai, prendi il cappotto e torni a casa a piedi, perché anche stasera hai bevuto troppo.
C’è una scena alla fine del documentario dedicato alla non-più-ultima data al Madison Square Garden in cui James Murphy entra nel magazzino della band, vede tutta la strumentazione dentro ai bauli e viene stravolto dal dolore. Perché è sempre per amore, sempre e solo per amore che prendi scelte del cazzo, ma sempre giustificabili. Interrompere una relazione, buttare le foto, scordarsi di cosa c’era prima per scoprire cosa sei adesso. Chiudere con la band, vendere gli strumenti, scordarsi di com’era la vita con i tuoi compagni di viaggio, scoprire cosa puoi fare da adesso in poi”.
E ancora, Bebo in modalità fiume in piena:
“Quando ho scoperto il primo disco degli LCD Soundsystem mi ero appena diplomato, il disco era uscito da poco e io ero in vacanza a Barcellona ad uccidermi di canne con i miei migliori amici e comprai il disco in un negozio non lontano dalla Rambla. Già che c’ero comprai anche il vinile di Robot Rock dei Daft Punk, perché mi pigliava bene e credo di averlo ascoltato tre volte in tutto. Ho passato un’estate ad ascoltare “Daft Punk is playing at my house”, come credo abbiamo fatto tutti quell’estate. L’abbiamo ascoltata in ogni djset, quando partiva al Covo era come iniziasse davvero la festa. Sempre la festa, anche quando va tutto malone, l’importante è fare festa, chiaro no?
Ecco, a me interessa quel tipo di approccio festaiolo ma con tanta rabbia repressa, quell’approccio e quegli ascolti scoperti grazie a DFA, legato profondamente ad alcune canzoni. Losing My Edge uscì come singolo nel luglio 2002, neanche un anno dopo l’11 settembre. New York non era il luogo più adatto per far festa, non il posto dove rimettere in moto la macchina del divertimento, ce lo ricordiamo tutti no? La città che non dorme mai all’improvviso aveva paura di sé stessa, era ancora solo l’animale ferito e spaventanti che faticava a rialzarsi. Bush invadeva, bombardava, si rendeva ridicolo agli occhi del mondo intero, Michael Moore era il re dei documentari polemici e dei botteghini al cinema. Murphy e soci sono sempre stati sensibili, troppo sensibili, agli umori della propria città e così hanno metabolizzato quel periodo, hanno cominciato a guardarsi in faccia e a pensare che non c’è risposta migliore ad una tragedia se non rimettere in piedi il baraccone, montare il palco e fare festa. E farne un’altra, poi un’altra, poi un’altra ancora”. Partire dal basso, il fascino e la spocchia inconsapevole di chi parte dal basso e ha poco da perdere e tanto da dire. E’ di questo che il punto della discussione. “Uscire di casa, tornare ad incontrarsi e a parlare, lasciare correre liberi fiumi di pensieri e parole, flussi di coscienza ad alta voce.
La cosa che amo da sempre, e più della loro stessa musica, è proprio il messaggio che mi lasciano: l’importanza di stare assieme. Anche questa notizia che ritornano a fare dischi, tour, le cose che fanno le band per me è una scusa per stare assieme, perché si mancano e gli manchiamo. Per una band i tour sono una scusa, sono la scusa migliore per fare quello che gli piace di più in assoluto e da sempre: stare assieme alle persone e fare la festa migliore che si possa ogni volta. Io conosco benissimo i limiti musicali de Lo Stato Sociale, alle volte sono limiti autoimposti, non ci autosabotiamo, ci divertono e ci stimolano. Come so che l’unica cosa certa che mi accomuna con le persone che vengono ai nostri concerti è che tutti abbiamo voglia e necessità di divertirci. Allora immagino Murphy che ogni volta sale sul palco e pensa di fare la festa migliore di sempre, consapevole che ogni serata è unica e speciale a suo modo, irripetibile. Un concerto non può essere uguale ad un altro, le persone che hai davanti sono diverse, la tua giornata è stata diversa, il posto è diverso, tutto è diverso, le conversazioni diverse. La festa per essere tale deve essere diversa, sempre”.
La nostra è sempre una festa diversa, vero, ha ragione Bebo.
Jim Morrison, Gasparri i love you but you bring me down, Bowie, Lcd Soundsystem, Arcade Fire, Lo Stato Sociale, Cosmo, i Daft Punk, Al Bano e Romina, Moderat e il Coachellamare, i Drink To Me ed il sottoscritto tutti assieme appassionatamente. Manca solo Baccini che mi parla delle sue esperienze sulle Avenues New Yorkesi e poi è fatta.
Tanto si sa che a noi basta poco per essere felici. Ci basta parlare di musica, produrla o semplicemente ascoltarla e/o partecipare come pubblico.
In conclusione, confermo che era proprio necessario scrivere del ritorno degli LCD Soundsystem, per un sacco di buoni motivi. Non ultimo il fatto che le loro canzoni canzone mettono d’accordo tutti e colmano le distanze, come è successo tra Lo Stato Sociale ed il sottoscritto e ci lasciano una pagina piena di appunti e di spunti, di idee e di propositi.
Cose mica da poco, credeteci.
In ogni caso, siete avvisati, noi siamo carichi e siam già sotto cassa in attesa del prossimo live, tutti assieme e malintenzionati.
Dedicato a tutti i nostri amici.
Go and dance yourself clean!
NB: L’artwork di apertura è realizzato da Giuliano Starz