Dopo averlo anticipato negli scorsi mesi con i singoli Over The Sun e Come Back, il prossimo 29 gennaio Il Cielo Di Bagdad pubblicheranno il loro nuovo album, No Bad Days. Ve lo diciamo con largo anticipo: lo ritroverete a fine anno nella lista dei migliori dischi (italiani) del 2016.
In attesa dell’uscita dell’album, abbiamo chiesto ai ragazzi campani di raccontarci il percorso artistico e personale che li ha portati a un disco così maturo, splendidamente pop e degno di competere direttamente con molta della musica internazionale che ascoltiamo quotidianamente.
In più, DLSO vi permette di ascoltare in anteprima All Those Kind of People Who Say Youth Has No Age, bonus track di No Bad Days, altrimenti disponibile solo per chi effettuerà il pre-order del disco.
4 anni di attesa prima di No Bad Days. Raccontateci la gestazione di questo album, a partire dall’evoluzione della vostra line-up.
Fin dall’inizio di questa nuova avventura abbiamo sempre cercato di riflettere, prima di tutto, sui nostri errori. Ripartiamo più consapevoli, più forti di prima. Ci abbiamo lavorato per due anni, anche se il disco è stato prodotto in una settimana ad agosto dell’anno scorso, tra Napoli e Berlino. Siamo ripartiti con Danjlo, che, conosciamo da molto tempo, viviamo praticamente nello stesso angolo di strada. È stato proprio Danjlo ad aver curato la produzione dell’album e dal vivo sarà alla voce e al piano. Ritroverete Nicholas (chitarra e synth) e Angelo (synth e elettronica), ai quali si unirà Carmine Landolfi (batteria). Forse, la magia di questo disco sta proprio nella convinzione, da parte nostra, di aver impreziosito il nostro tempo. In questo senso l’album è una sorta di manifesto, una promessa.
Marrakech, New York, Napoli. In che modo il viaggio e luoghi diversi hanno riempito di suggestioni la vostra musica?
Il nostro modo di fare musica è da sempre legato all’idea di viaggio, sia esso reale o immaginario. Quando ci siamo ritrovati nel cuore di Napoli, nuda e cruda realtà dove la bellezza e il fascino si intrecciano con il mistero, abbiamo tracciato delle linee immaginarie che arrivavano fino a Marrakech, ci siamo fatti guidare dall’istinto, dai profumi e delle albe infinite; abbiamo poi toccato New York, città in piedi, dove hai l’impressione che le cose avvengano più velocemente. Ci sembra sempre di essere in viaggio.
No Bad Days: ci sono state invece giornate pessime in questi ultimi anni per voi?
Sì, ovviamente c’è stato qualche giorno no, come ci sono per tutti. Però ci stanno, ti aiutano a riconoscere i giorni belli. Intanto noi, come tanti, siamo diventati bravi a scomparire, un po’ come i gatti, non ci piace mostrarci nei down. Stare offline è una libertà che oggi tutti provano a guadagnarsi e a difendere. E poi come diceva San Paolo: «Fate buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi».
Rispetto al passato le chitarre hanno perso preponderanza, mentre la componente elettronica è sempre più determinante. Quali le ragioni di questo sviluppo sonoro?
Le chitarre vengono usate come sempre. Forse in No Bad Days non si comportano in modo “canonico”. L’idea di insistere sulla componente elettronica invece è nata sin dalle prime fasi, immagina che questo disco è stato concepito in viaggio, con un paio di minisynth in valigia, era inevitabile che avesse questi colori, ma di sicuro un paio di chitarre in tour le portiamo.
Il vostro stile molto variegato è sempre stato definito – in modo anche semplicistico, volendo – power-pop. Cosa rappresenta per voi questa dicitura?
Facciamo molta fatica a star dietro le etichette e con queste domande andiamo sempre un po’ in difficoltà. La musica invece è una cosa molto più semplice, o ti emoziona o no, oltre tutte le etichette.
Su DLSO presentiamo in anteprima la bonus-track del disco. Cosa rappresenta rispetto alle altre tracce della tracklist normale?
All Those Kind of People Who Say Youth Has No Age è uno degli ultimi brani che abbiamo prodotto, che regaleremo a chi acquisterà l’album in pre-order. L’idea è quella di donare un pezzo più intimo come ringraziamento, un po’ sottovoce se vuoi. Il pezzo è dedicato a tutte quelle persone che dicono “non c’è età per essere giovani, per essere folli”. Oggi acquistare un disco è un gesto d’amore, un atto di follia, che ti concedi come quando sei giovane. Volevamo celebrarlo in questo modo.
Dieci anni di carriera: quali gli alti e quali i bassi del vostro percorso artistico e di vita?
Letto così di getto, “dieci anni di carriera’” ci imbarazza un po’. In effetti sono passati più o meno dieci anni dal nostro primo ep caricato su Myspace – ormai scomparso. In questi dieci anni è successo di tutto: amici, amori ritrovati e amori persi, le spunte blu, Instagram. Crediamo che in una band per andare avanti, oltre all’amicizia, ci sia bisogno del giusto feeling. Così come esiste il giusto feeling per fare l’amore o persino per litigare.
Per continuare a fare dischi è necessario qualcosa di speciale e noi in questi dieci anni abbiamo incontrato le persone giuste per realizzarlo.
Se provaste a distaccarvi momentaneamente dal fatto che è la vostra musica, quali sensazioni evocano secondo voi i vostri brani?
Proviamo spesso a fare questo gioco, crediamo infatti che sia fondamentale per chi fa musica. Abbiamo delle piccole ossessioni: vorremmo che le nostre canzoni assomigliassero a un mazzo di fiori, a una macchina in festa verso il mare, a un emozione o ancora a un tappeto bello. Non crediamo che le persone abbiano bisogno della nostra musica, quanto piuttosto di provare piacere o emozionarsi. Ad averne reale bisogno siamo noi, per un nostro personale equilibrio.