Raise dei Brothers In Law è un album con tante anime. Un lavoro che per stessa ammissione della band li ha aiutati a superare momenti difficile ed affrontare cambiamenti importanti. Un disco sicuramente di quelli di peso, in Italia e si spera non solo.
Oggi, 29 gennaio, giorno dell’uscita, vi facciamo leggere cosa c’è dietro.
Ecco il track by track di Raise, il nuovo disco dei Brothers In Law.
OH, SWEET SONG
È la prima canzone scritta di questo nuovo album. Era la primavera del 2014 e ancora non avevamo la più pallida idea di che anima avrebbe avuto “Raise”. Forse è la canzone più lunga mai scritta, è caratterizzata da un testo molto corto che va dritto al nocciolo della questione; ovvero la capacità della musica di farci evadere dalla realtà anche solo per pochi attimi.
ALL THE WEIGHT
È la canzone “veloce”, come la chiamiamo noi. Tre accordi, batteria incalzante e struttura molto lineare, forse è la canzone che più ricorda “Hard times for dreamers”.
LIFE BURNS
Uno dei pezzi che più ci diverte suonare, nonchè uno dei nostri preferiti. Nata da un giro di chitarra di Nicola e poi sviluppata rapidamente, sarà sicuramente uno dei cavalli di battaglia dei nostri live. Sul finale si corre, non si perde tempo, forse perchè “la vita brucia rapidamente, non possiamo dimenticarlo!”.
MIDDLE OF NOWHERE
Quanto ben poco sappiamo del perchè di questa esistenza. Ci poniamo domande che ci lasciano solo incertezze, continuiamo a consumare il nostro tempo come passeggeri impotenti di un treno in corsa. Questo è ciò che sussurra il testo di questa canzone, appoggiato dolcemente su una composizione musicale semplice che a tratti esplode con cori che entrano facilmente in testa e scelta come singolo proprio grazie alla potenza di essi.
THROUGH THE MIRROR
Bisognerebbe fermarsi a riflettere più spesso su ciò che si vuole realmente, chiedersi come nutrire il proprio spirito e domandarsi “chi sono?”. I consigli sono utili, non lo metto in dubbio, ma solo tu sai chi sei veramente e se esiste un destino solo tu puoi cercare di afferrarlo. Così come cercano di fare gli strumenti che compongono questa canzone, che da un inizio cavalcante si liberano in una corsa che porta dritta al finale.
NO MORE TEARS
Sin da subito è diventata una delle nostre preferite, la stavamo componendo e già ci sentivamo catturati da questa canzone. Abbiamo cercato di non soffocare quel tappeto arioso che la caratterizza, come se la stessimo plasmando in uno spazio aperto piuttosto che in una piccola sala prove. Il rif di chitarra nelle due strofe è stato fondamentale per il corpo del brano.
COMPOSE (leaves I)
Prendere una vecchia chitarra classica, crearci un giro di accordi (influenzati dall’ascolto di Devendra Banhart) e poi sistemarli su un tappeto di rumori, violini e pianoforte, con la voglia di evadere dal solito modo di fare musica. Io la definisco un tuffo in mare aperto, con da un lato l’orizzonte che ci osserva attirandoci verso l’ignoto e dall’altro una spiaggia lontana simbolo di ciò che già conosciamo.
TEAR APART (leaves II)
Si parla ancora dell’uomo e lo si fa ponendolo al centro del discorso. “Continuiamo a camminare sui sentieri del dubbio” ma continueremo pur sempre a “camminare” perchè è la sete di conoscenza che ci mantiene curiosi anche se ci sono domande alle quali non sapremo mai rispondere. Niente di nuovo, è solo un sottolineare come strappiamo e ricomponiamo teorie.
Sembra quasi un pezzo western, una canzone da ascoltare mentre un vento caldo alita fra i capelli lanciando manciate di polvere.