È stato un settembre caldo, l’ultimo. È marchiato a fuoco su quel fittizio nastro che gli Hidden Hind hanno usato per registrare il video del loro primo singolo; un videoclip che sembra chiedere: “ti ricordi di quando tutti tornavano a vivere sul finire del pomeriggio?”. Che poi, semplicemente, è il periodo dell’estate.
Ascoltando gli Hidden Hind sembra tutto così irresoluto, interinale e mai decisivo o puntuale o vivido; d’altro canto non lo sono i flussi di coscienza di Alessandra Testoni – la cantante – o i flussi di pensiero in generale, che distruggono il tempo, mescolando passato, presente e futuro. Il video di Picture Show è un omaggio agli anni novanta, tutt’altro che commemorativo, in quanto le commemorazioni si riservano a qualcosa che non c’è più; con gli Hidden Hind, invece, gli anni novanta rivivono e lo fanno in pezzettini di suoni pulviscolari e immagini sparse, con date riportate sul finto nastro VHS a susseguirsi senza ordine cronologico; frantumando il tempo, appunto.
Alessandra sembra un’amazzone ferita che non riesce a trattenere in corpo un empito sfuggente, che nel linguaggio musicale usa l’idioma dei Ride (che con “Nowhere” – un’onda anomala pronta ad abbattersi sul decennio in arrivo – davano un contributo capitale al movimento shoegaze) dovendo il proprio nome all’endemica tendenza dei musicisti a guardare verso il basso, in verità per controllare i pedali degli effetti tanto usati, più che per ammirare le proprie calzature. Scarpe leggere solitamente, di tela magari, come quelle che appaiono nel videoclip di Picture Show, che trasuda – allo stesso modo di Give A Twirl, Worship e dell’onirica D’s Dream – quella liliale spontaneità che non è soltanto prerogativa della giovinezza, ma certamente costitutiva di essa. In Nymphs, l’impossibilità di sottrarsi al dolore si impregna di un’atmosfera esoterica; le mani di lei cercano la pelle di lui, quasi fosse fisiologico o semplicemente il luogo in cui dovrebbero stare, come una corona a cavaliere della testa di un re (In a blink every inch of you / Founders deep and oh! I can feel / Those soft hands searching for your skin / Like the proper crown for a king).
Così giovani e così intensi, gli Hidden Hind un domani potrebbero irradiare il panorama musicale italiano. Per ora c’è questo EP: una luce di talento fioca, come l’ultima luce del giorno o la prima del mattino.