Questo è un disco magico.
Fin dal principio, dalla prima nota e dalla prima parola, questo disco ha seguito un suo percorso chiaro e preciso, è lui che ha guidato noi e non viceversa.
Tutto scorre, Pánta rêi (in greco πάντα ῥεῖ), diceva Eraclito, come un fiume.
Questo disco ha preso vita ed ha iniziato il suo percorso.
L’Insogno è una parola che non esiste, che nasce insieme alla musica che porta dentro di sé; è venuta a noi come arriva una piccola rivelazione, una piccola illuminazione insomma.
Il fatto che sia un parola inventata a rappresentare questo disco è perfetto: una musica come la nostra che difficilmente può essere classificata, che non è di genere, che vuole essere libera e per questo unica ha voluto essere rappresentata da una parola inventata, creata apposta per lei per far entrare gli ascoltati nel nostro mondo. Il linguaggio di questo disco è uno strumento, non un fine. La scelta del dialetto romanesco un veicolo.
La nostra musica è fatta con amore, passione e cura, e allora perché non fare in modo che questo amore, che questo affetto, non possa arrivare nel miglior modo possibile a chi si troverà ad ascoltarla?
Per questo, tutti gli strumenti registrati sono stati calibrati, temperati ed accordati con il La a 423Hz. Questa frequenza non è casuale, è stato dimostrato che fa bene all’uomo: equilibra i due emisferi nella creazione di impulsi che dal cervello vanno in tutto il corpo e quindi creano un bilanciamento tra le caratteristiche diverse che i due emisferi hanno, più o meno razionali.
Altro motivo per cui questo disco è magico.
L’Insogno:
Questa è stata la canzone che ha dato il la a tutto.
Devo ringraziare lei se il disco c’è.
È una canzone particolare, può essere molte cose: una ninna nanna, una canzone d’amore, una racconto cantato, una serenata ed infine un piccolo inno ad una città meravigliosa, Roma.
L’ho scritta nel giorno in cui questa città compiva gli anni, e volevo farle un regalo per ringraziarla di tutta la bellezza che mi dà sempre senza chiedere nulla in cambio.
Ed è proprio in un sogno che viene raccontata, in un momento onirico, fuori dal tempo che solleva tutto in alto, sempre più in alto. Immaginando i due protagonisti, volanti, come in un quadro di Chagall. Colori, visioni, amore vero, passione profonda e vita è ciò che fa da cornice a questo sogno, anzi a questo Insogno.
Un Miracolo po’ Succede:
Sì, è così. Credo con ogni atomo del mio corpo che un miracolo può succedere.
Ciò che si considera straordinario esiste, vive e si manifesta a noi continuamente. La natura, in questo, ne è il massimo esempio. Il miracolo è davanti ai nostri occhi, e può succedere e quindi esistere, solo se noi decidiamo di vederlo; togliere il velo davanti al nostro sguardo farà sì che possiamo carpire ed ammirare lo straordinario che c’è intorno.
Questa canzone è una fotografia. Grande. Con molti elementi, personaggi, situazioni e occasioni diverse. È la fotografia del presente, del qui e ora, di ciò che accade oggi nel pianeta in cui viviamo. Ma è una fotografia particolare, che due lati.
Davanti ciò che succede quotidianamente. Dietro Il Miracolo, Lo Straordinario, ciò che può succedere perché osservato e che ne dimostra l’esistenza: un cambiamento che porta tutto in una nuova dimensione, quella del possibile, della visione che si realizza per il bene di tutti e che traghetta tutto e tutti in una realtà nuova e miracolosa, appunto.
Noantri:
Una storia. Un Racconto.
Scuro come può esserlo un tradimento di un amore che invece ha dato tutto, anche la vita se necessario. La cornice è Roma ed un evento folcloristico in particolare: la feste de noantri, che ogni anno riporta la liturgia di un evento con due facce: quella sacra della Madonna del Carmelo che viene traghettata sul fiume Tevere per benedire le acquee e l’altra faccia, quella profana del rione Trastevere, che si veste a festa per celebrare se stesso e la sua gente.
È in questa cornice che si svolge la storia: un uomo ed il suo amore vengono usati da una donna senza scrupoli che lo costringe all’omicidio per fuggire con colui che veramente ama.
Tutto questo sotto gli occhi di una Madonna che guarda mentre naviga lenta sul fiume.
A Casa Mia:
Questa è una canzone astratta come un quadro di Mirò.
La casa è un luogo, non-luogo. L’amore entra dalla porta e trova alcune stanze dove accadono cose diverse: un uomo aspetta che il cuore faccia ritorno nel suo petto dopo che qualcuno lo ha preso e non ancora restituito, due amanti che si baciano, si amano, si spogliano, fanno l’amore. Duro. Vero. Sudato. Voluto. Amato.
La casa qui descritta è qualunque luogo che ognuno di noi considera come la propria anima: unico, vero e puro.
Morivo pe Te:
L’amore su una barca in un mare in tempesta.
Altra storia, altro racconto.
Qui c’è tutta l’energia di chi ha voluto davvero bene a qualcuno che non ha saputo prendere tutto questo peso su di sé. Nemmeno con l’unica cosa che fa felici tutti. E quindi c’è la vitalità di chi sa amare profondamente e che poi capisce che non ne valeva la pena di dare questo gioiello a chi non sa capirne il valore ed apprezzarne la bellezza.
C’è un urlo, verso la fine, come di chi vuole far arrivare la sua voce fino in cielo e farla rimbalzare sulle nuvole per poi farla cadere sulla testa di quella persona che proprio non ha voluto saperne di prendere questo cuore in mano. Sono tutte fotografie di un rapporto assurdo tra due persone diverse che non porterà nulla di buono ad uno dei due e che sarà solo un breve ricordo sfocato per l’altro.
Capirai:
Mariaci. Messico, Nuvole e Roma.
Leggera come un foglia che si posa sul letto di un fiume. Si fa portare dalla corrente dolcemente, senza preoccupazione o ansie di nessun tipo. E’ una delle canzoni più romane e romanesche del disco, ne sarebbe stato fiero mio nonno, a cui devo dire grazie per l’amore trasmessomi per Roma e per la Romanità.
E’ un’elogio alla lentezza, alla calma. La tromba l’ho scelta e scritta proprio per dare questa sensazione. Addormentarsi sotto le fronde di un albero e non avere più paura del tempo. Ne esiste solo uno: quello presente. Questo brano è stato uno dei primi che ho scritto per L’Insogno e porta con se un po’ di quell’immaturità del tutto può accadere, che si è rivelata giusta per questo pezzo. Estate, arance, spiagge e pinete dove si consumano amori che magari non dureranno più di quell’amplesso che li vede insieme solo in quel momento e che poi diventerà un ricordo sempre vivo.
Er Giardino der Re:
L’Insogno va in paradiso e ritorna.
Apparentemente questa sembra essere una canzone fuori dal “coro” di questo disco, ma così non è. Il suo compito è quello di narrare un racconto poetico come metafora umana.
Il giardino è quello del cielo, e ci sono gli angeli che cantano e fanno da coro a questa storia.
Un amante, che nonostante di fronte a sé abbia i più bei fiori che la natura possa dare, li trova non all’altezza della beata figura della suo amore. Ne vede il colore, ne sente il profumo ma nulla è paragonabile alla bellezza del cuore che lui ama, tanto da arrivare a credere che sia stato il Re a metterlo sul trono più bello, così che tutti potessero gioire nel guardarlo.
Ho voluto arrangiarlo delicatamente, come se con la musica di questo brano si potesse disegnare dei fiori che adornano il paradiso che in cielo sta.
Er Vento Soffia:
Vita che se ne va, altrove.
Questa canzone è l’ultima del disco. Volutamente.
Racconta di una parte di me molto profonda. Di qualcuno che hai amato e che se ne va e tu non puoi farci nulla. E cercare di immaginare cosa si prova fa male e fa male ogni volta che riprova a farlo. Una vita che va via da chi le ha voluto bene e strappa il cuore lasciando dei buchi. Spesso grossi. Sono pugni che arrivano lentamente e tu non puoi fare nulla per evitarli e quindi lo stomaco soffre.
Il tempo ci viene in aiuto però, ricucendo le ferite, almeno quelle più grosse. Certo, non colma il vuoto, ma trasforma le cicatrici in medaglie al valore; quel valore che si ottiene naturalmente per aver amato, veramente, senza chiedere nulla in cambio, incondizionatamente. Così, questa persona che non c’è più è come il vento: soffia sempre sopra le nostra teste e tra i nostri capelli, e proprio come fa il vento ritorna e lo farà per sempre.