Sono sporchi i Big Cream. Non sporchi come gli anfibi vecchi e le camicie di flanella usurate, ansimanti nel fumo di qualche nevrotico club di Seattle. Sporchi come la t-shirt di un adolescente imbrattata di fango, come i pantaloni macchiati di clorofilla – che a lavarli si fa sempre a tempo. Sporchi come quel ragazzino dai calzini sbrindellati in copertina, che gusta un gelato con l’avidità di chi là dentro depone tutta la sua esistenza. Nocciola e crema: un cono bigusto che, alla fine, cadrà pure, come disvela il retro della copertina. Anche quel gelato, dunque, andrà perduto, tanto quanto le tante altre cose smarrite nel corso dell’anno, che soltanto a pensarci fa un po’ paura (come si dice nella conclusiva Lost Stuff).
Se le pelli della batteria di Riccardo Pantalone avessero il dono della parola, direbbero: “ma ci meritiamo tutto questo?”; emaciate da colpi robusti e decisi, accompagnano chitarre sature e basso scanzonato. Se i Big Cream, invece, avessero il dono della bilocazione, si troverebbero contemporaneamente in California e in Massachusetts. In realtà nessuno riuscirebbe a spostarli da Zola Predosa, da quella suburbia bolognese di ventimila anime. Nessuno, perché c’è un sogno americano da custodire e se il sogno diventà realtà, sogno più non è.
Così, non sono i tre ragazzi classe 1993 ad andare negli Stati Uniti, ma gli Stati Uniti a venire dal loro, ad insinuare suoni a stelle e strisce nella provincia italiana. Nelle brumose propaggini della pianura padana meridionale, i Dinosaur Jr. si mescolano ai Sunny Day Real Estate, a qualche eco dei Blink 182 (ravvisabile soprattutto in Sleep Therapy) e ai più recenti Wavves. Suona un po’ così “Creamy Tales”, partorito il 29 Gennaio – in versione CD, cassetta e digitale – da due madri: More Letters Records e Miacameretta Records.
Melodia e rumore: un miscuglio tipicamente anni novanta, vincente e gustoso, alla pari di quel cono bigusto spiaccicato a terra. Nocciola …e crema.