Fenomenologia del synth: synthologia.
Il disco de I Nastri, uscito lo scorso mese per Costello’s records, è un trionfo del sintetico, dell’elettronica fatta alla maniera dei Bluvertigo e di altre contaminazioni che, molto probabilmente, derivano dalla produzione artistica di Edipo, oltre che da una loro particolare attitudine per le contaminazioni.
Per capirci qualcosa in più, ci siamo fatti raccontare il disco traccia per traccia.
“Cos’hai in mente?” viaggia tra gli uomini, tra le persone, nel nostro mondo:
limiti, consapevolezze, illusioni, esperienze, miti, speranze.
Riconoscere la nostra grandezza e allo stesso tempo perdersi in noi stessi.
Essere umano è una cosa seria.
Synthologia
Synthologia è stato il pezzo della post-consapevolezza, sia a livello di sound (avrebbe poi influenzato molti altri brani) che a livello di significato: come il synth nasce come strumento monofonico (non può emettere due suoni contemporaneamente) così il brano racconta di una persona che non sa stare con gli altri ed è intrappolata in sentimenti contrastanti.
Rappresenta un po’ il dualismo che il disco vuole esprimere, quello dei sentimenti verso se stessi, le persone intorno a noi e il mondo che abbiamo creato. Il tutto sempre all’insegna della pura contaminazione musicale.
Una Cosa Seria
A differenza di tante canzoni scritte in passato, in Una Cosa Seria ho voluto distruggere la melodia, non mi serviva qui, mi servivano parole.
Per essere credibile in questo contesto ho cantato un milione di volte canzoni di Dylan come It’s Alright Ma (I’m Only Bleeding), Subterranean Homesick Blues, Tombstone Blues o forse sto confondendo causa ed effetto.
Fatto sta che ho cercato con fatica di appropriarmi di un’altra forma, ho cambiato infiniti arrangiamenti e la prima volta che, seduto al piano, ho suonato la prima strofa, poi la seconda e mi sono trovato dentro il ritornello è venuto fuori questo “voglio vedere chi lo è” che se devo essere sincero non so ancora se mi colpisca né so cosa significhi, so solo che è saltato fuori al momento giusto e si è aggiudicato il ritornello di Una Cosa Seria.
⁃ scusa ma “voglio vedere chi lo è” cosa?
⁃ bravo, è la domanda giusta
Sono Sveglio
Sono Sveglio che non è altro che una presa bene, un loop che rotola sgraziato come un passo stonato.
Non è che una serie di frasi da dormiveglia che mi ha portato a dire o a chiedermi “sono sveglio?!”.
Inizialmente nel ritornello scandivo il nome di una ragazza ma era la ragazza di un altro e questo non sarebbe risultato per nulla elegante, quindi -Sono Sveglio andrà benissimo- mi sono detto.
Canzone divertente su disco e che live diventa una festa con i nomi sul bicchiere.
Sì
Sì (inizialmente Sì, mente a volte) è un pezzo a cui sono particolarmente legato. E’ un pezzo per se stessi, è una spiegazione interiore, per fare chiarezza su chi siamo veramente e su chi sono veramente le altre persone e le abitudini che guidano il nostro quotidiano (o almeno fa piacere pensarlo). Porta con sé tanti elementi tipici dei nastri, dalle 3 voci ai cambiamenti armonici, presentandoli però in modo nuovo, equilibrato e soprattutto non dispersivo. Basta poco per capire cos’ha in mente la gente, quali sono i nostri miti e le nostre speranza. “Non voglio più lasciarti qui”.
Il Buio
La canzone nasce come poco più che un esercizio di scrittura: si ripetono all’infinito tre accordi ( A – G – F ) e la voce prova a farli sembrare una strofa, un ritornello, un bridge.
Il momento scelto per questo gioco non doveva essere dei più luminosi della mia vita e quello che ne è venuto fuori è il buio che avevo dentro; su Mellotron ed onde Martenot si parla di solitudine, ci sono frasi che non sono riuscito a dimenticare dopo colloqui con amici, parenti, professori e filosofi… infondo qualcuno c’è nella canzone ma nessuno come me.
Ma No
Ma No nasce dalla traduzione di genere (da Rock a iNastri), di testo e di musica di una canzone scritta qualche anno prima da Bob con un amico e apprezzata in modo particolare da Bongi, principale artefice della conversione. Nonostante il pezzo fosse già parzialmente nostro il processo di Nastrizzazione si è rivelato abbastanza faticoso e non so cosa ne sarebbe venuto fuori se non avessimo usufruito del prezioso aiuto di Edipo durante la produzione.
Non so scegliere
Non so scegliere è un pezzo autobiografico che racconta proprio la sensazione di incertezza che si fa mano a mano coscienza e consapevolezza. Dice quello che non abbiamo avuto il coraggio di dire, esprime quello che vorremmo non pensare. Lo fa in modo semplice, così come armonicamente non cerca la complessità quanto l’emozione, accentuata sul finale. Quando in musica siamo sinceri, probabilmente ci manca del coraggio per esserlo altrettanto nella vita di tutti i giorni.
Cos’hai in Mente
Per noi questo pezzo sarà sempre intitolato Bobong in quanto nato da una canzone abbozzata da Bob e conclusa da Bongi; avevamo quindi un 6/8 elegante ed un ritornello intelligente, appena è arrivato il riff finale di Fede il pezzo poteva considerarsi concluso.
Credo sia l’unico brano del disco su cui ognuno di noi abbia effettivamente scritto una parte caratteristica, è il momento più “band” dell’album e per questo sono sicuro che si meriti di essere title track di questo disco.
Veramente
Veramente è stato l’ultimo pezzo scritto per quest’album ed è stato un pezzo scritto dalla fine. Abbiamo recuperato un riff scartato e, a ritroso, abbiamo scritto di getto tutto il resto. E’ stato come uno sfogo, tutto in una sera. Volevo che funzionasse come un climax ascendente, partendo morbidi per finire con atmosfere opposte, quasi ossessionanti. D’altronde quando sei abituato a correre è meglio non avere tempo per fermarsi.