Mi sembra di stare dietro le quinte di un teatro, aspetto che i tuoi pollici si stacchino dall’iPhone come se aspettassi l’apertura delle grosse tende di velluto rosso, applausi oppure fischi. In ogni caso ogni conversazione diventa un’esibizione, cerco di convincerti di essere più interessante delle ultime notizie de Il Lercio o dell’ultimo tweet di Kanye West.
Smettila di messaggiarmi e massaggiami, diomio la tua faccia quanto è bella non illuminata dalla luce bianca della home di facebook, dimmi come stai davvero senza emoticons gialle e grasse, cambiamo la nostra relazione da URL in IRL.
Allontano il pollice dall’indice con lo stesso gesto con cui da piccola spiavo dalle persiane mio padre che tornava dal lavoro e spariva nel garage. Ora con lo stesso gesto posso fare uno zoom sulla tua foto, in modo da farti sembrare più vicino, da non farti sparire nel garage.
Vieni qui sul letto, accovacciato al centro del mio corpo come il sangue quando fa molto freddo. Parcheggiamo i nostri cellulari vicini come barche al porto, sul comodino. Guardiamo fuori, ci sono due uccelli sul ramo più alto. Li vedi?
Ti dico che ogni minuto nascono 250 persone e ne muoiono 107, la terra viene colpita da 6000 fulmini, i globuli rossi fanno un giro completo del nostro corpo, decollano 58 aerei e ci sono 5 terremoti.
E noi lì, al telefono.
Qui c’è una playlist bella per farti spegnere il telefono.
E qui una canzone di quello scemo di D.J. Detweiler che ti fa venire voglia di cambiare suoneria.