The Mixtapers è un collettivo fondato dai due musicisti e producer Michele Manzo e Martino Bisson che ha in cantiere una serie di uscite con collaborazioni internazionali molto importanti. Il primo EP, We So Good, uscirà il 7 marzo su Sonar Kollektiv di Berlino, l’etichetta dei Jazzanova. C’è, tra le altre cose, un feat degli Yancey Boys (Illa J, fratello della leggenda J Dilla intervistato qui e Frank Nitt).
Ci siamo fatti raccontare il lavoro, traccia dopo traccia.
Glorious Days
Due parole su come siamo entrati in contatto con Alo: un paio di anni fa durante un nostro concerto questo ragazzo seduto fra il pubblico si alza, prende il microfono e comincia a cantare.
Abbiamo poi scoperto che Martino lo aveva invitato al concerto dopo averlo sentito esibirsi ad una jam session, dandogli carta bianca su come e quando salire sul palco, ma il resto della band non lo sapeva.
Fatto stà che il pubblico è impazzito, ed anche noi: era 100% funk.
Due giorni dopo abbiamo chiesto ad Alo di raggiungerci in studio dove stavamo registrando della nuova musica.
Stavamo lavorando ad un tributo strumentale a Joao Donato, per noi uno dei Grandi Maestri della muscia brasil, e fra i pezzi usciti quel giorno c’era appunto “Glorious Days”.
È un pezzo da vedere così, in un afoso pomeriggio bolognese di giugno, fra armonie e ritmi brasiliani (senza mai dimenticare il Funk).
Peaces
È la “ballad” del disco, ed è nata attorno ad un giro basso.
è una linea molto melodica che si muove dal registro più acuto a quello più grave, su questa abbiamo poi arrangiato il brano con l’obiettivo di ottenere un atmosfera morbida ed eterea, mantenendo più spazio possibile, in modo che la musica avesse un certo respiro e un tocco sinfonico, grazie anche ad un uso molto personale delle percussioni di Danilo Mineo e al colore della tromba di Fulvio Sigurtà (quest’ultima è protagonista nella versione strumentale del brano).
Ci ha convinto subito il rappato di Distantstarr, il suo flow e timbro si amalgamano perfettamente con il beat, è un MC di altissimo livello e con qualità rare, non ultima proprio quella di essere molto musicale.
Siamo entrati in contatto con Distantstarr e con altri MC americani tre anni fa tramite un collettivo con base a Los Angeles, composto da validissimi producer ed MC sparsi per gli Stati Uniti.
Don’t You Let It Go
Qui abbiamo rivisitato la nostra passione per una certa pre-House, con un pezzo volutamente ruvido, per lo più strumentale, che miscela funk, cassa in quattro e synth più psichedelici.
Il brano è nato intorno al groove di piano, ed è ispirato a quel momento appena precedente alla nascita della house music dove il funk si stava unendo alla disco.
Una curiosità: di questa traccia avevamo registrato due versioni, una in studio con tutte le cure del caso, ed una in diretta durante un concerto. Ascoltandole abbiamo scelto quest’ultima (a parte voce e percussioni che sono state successivamente reincise per via dei rientri dei microfoni).
Il fatto che provenga da un live contribuisce in maniera determinante a dare un suono spontaneo e “sincero”, in linea con tutti quei pezzi primi ’80 che avevamo in mente come riferimento. Insomma ad una registrazione più pulita abbiamo preferito Il Feeling. Sono scelte non convenzionali che a nostro parere a volte una band deve avere il “coraggio” di prendere.
C’è da dire che è una scelta che abbiamo potuto fare anche grazie alle capacità di Adriano (Ippolito, ingegnere del suono): in fase di missaggio ha fatto i miracoli considerando che, per dire, tutta la strumentazione suonata da Martino, drum machine e synth con relativi effetti, gli è arrivata su un unico canale stereo.
We So Good
In “We So Good” abbiamo sintetizzato le nostre principali influenze musicali, hiphop, funk e jazz, sguinzagliando per l’occasione l’Obheraim DX “suonata” alla nostra maniera, in modo da ottenere un interplay più profondo con il resto della band.
L’Interplay è per noi fondamentale, è ciò che rende la musica viva, questo vale per qualsiasi pezzo che suoniamo o registriamo,
In “We So Good” ci sono vari elementi tipici del nostro sound, basso funk filtrato, vecchie drum machine mischiate a percussioni acustiche non convenzionali, estensioni armoniche vicinissime al jazz.
Qui a Danilo è venuto in mente di inserire le krakebs, percussione rara e mistica della musica gnawa, originatasi nell’Africa occidentale. Il sound che ne è uscito è unico, e ci è piaciuto così tanto che l’abbiamo gia riproposto (ed approfondito) in altre registrazioni.
Il tutto è stato suonato live in studio, a parte una piccola sovraincisione di chitarra distorta sul finale del pezzo, ed alcune percussioni.
il brano è uscito in due versioni, un edit strumentale (dove abbiamo tenuto l’hook vocale e modificato un po’ il mix) e la versione rappata con Illa J e Frank Nitt, al secolo Yancey Boys, entrambi più funk che mai.
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