Il mio amore per il progetto Not Waving risale a giugno, quando in un caldo pomeriggio ho sentito 24 per la prima volta durate Mellon Magic, la trasmissione di Powell su NTS Radio. Mi ha travolta subito, ricordo di averla ascoltata per almeno sei volte di seguito. Da lì, ho iniziato a scoprire Alessio Natalizia come artista e mi sono appassionata anche agli altri suoi progetti. Dopo aver parlato della sua carriera e del suo album, sono finalmente riuscita ad intervistarlo in occasione del suo live a Torino. Era un sabato sera piovoso e ci siamo incontrati in un locale del centro a bere qualcosa e, per essere del tutto sinceri, è stata più una conversazione che un’intervista.
Per cominciare, parlaci del motivo per cui del tuo rapporto con l’Italia.
Ho un rapporto di amore/odio, so che suona banale, ma non vivendo qua mi rendo conto di tutte le cose belle ma anche dei problemi che ci sono. Non pensavo che mi mancasse così tanto, ma realizzo quanto la società italiana sia retrograda, sessista e per niente laica, problemi che in Inghilterra non esistono.
Ti senti più vicino alla scena italiana o a quella inglese? Quali sono le differenze principali?
Mi sento un artista inglese, sono cresciuto musicalmente in quel contesto. Ormai sono dieci anni che vivo a Londra, e quando suono all’estero scrivono ENG come nazionalità. Penso che la scena elettronica sia l’unica in Italia ad essere realmente internazionale, basta pensare a Lorenzo Senni o ai Ninos du Brasil; la scena Inglese si riassume in quella londinese, non c’è molto altro, però è decisamente su un altro livello. Per l’elettronica è un momento bello in Inghilterra, c’è voglia di rischiare e di provare cose nuove
Voices è un lavoro molto complesso.
Dici?
Come hai composto i tre dischi? Cos’è cambiato con Animals?
E’ totalmente diverso, Voices erano esperimenti che ho deciso rilasciare. Si basa sugli errori, è più concettuale ed è stato un modo per me di conciliare i miei studi di psicologia con la musica. Dopo anni passati a fare uscire dischi ogni due anni ho voluto provare un modo nuovo di fare musica, pubblicando anche delle semplici idee registrate. Animals è frutto di un sacco di lavoro, lo considero il primo vero album di Not Waving. Avevo anche deciso di andare verso una direzione più ballabile…
Ecco, ti stavo appunto per chiedere perché hai deciso di muoverti in questa dimensione club-oriented? L’ingresso in Diagonal ha influenzato la tua scelta?
Not Waving è nato come progetto da studio, poi ho iniziato a suonare dal vivo e ho realizzato che le persone reagiscono meglio quando “spingo”, c’è tutta un’altra energia. L’ingresso in Diagonal è arrivato dopo, ma mi ha convinto ancora di più ad andare in quella direzione. Più che la Diagonal è stata l’amicizia con Oscar ad influenzare il mio lavoro: ci sentiamo tutti i giorni ed è un fratello per me. Per la prima volta sento di potermi fidare della mia etichetta, quando sbaglio me lo dicono in modo sincero e mi lasciano spazio per prendere le mie decisioni. E’ bello poter condividere per la prima volta la musica che mi piace.
C’è una possibilità di collaborazione futura? Come a Club to Club?
Abbiamo escluso, sarebbe scontato. E’ strano perché a Club to Club abbiamo suonato cinque minuti insieme e tutti ne parlano ancora. E’ stato divertentissimo per noi, in pratica Oscar ha lavorato aggiunto suoni al mio pezzo Work Talk.
Quando è iniziato il tuo set io ero davanti alla console e hanno iniziato a fischiarmi le orecchie. Sono rimasta quasi sorda per due settimane.
Davvero? E’ una cosa bellissima, mi fa piacere! Mi piace questo aspetto di Not Waving, è estremo ma controllato.
Parlando ora di Animals, nonostante questo grosso cambiamento nel tuo sound sono ben riconoscibili le tue precedenti esperienze. Come sei riuscito a conciliarli?
Non ci ho pensato troppo, Not Waving è un progetto punk, sia nell’anima che nella musica. Io parto dal punk-rock, un genere abbastanza intenso, nel corso della mia carriera ho sperimentato tanti altri generi, ma mi sono sentito annoiato. Non sentivo i progetti miei, quindi ho pensato di tornare indietro a ciò che faccio meglio e mi piace di più fare. Diciamo che è stato un processo spontaneo, non una decisione studiata.
Tomorrow We Will Kill You è radicalmente diversa da tutte le altre tracce del disco, come ti è venuta l’idea di inserirla?
In realtà, ho diverse tracce simili e mi piacerebbe produrne di più. Quando ho costruito l’album, ho inserito tante tracce leggere e ballabili, ma penso sia bello inserire anche pezzi più tranquilli. Volevo creare un album pop, composto da canzoni ma che risultasse omogeneo nell’insieme. Mi piace l’idea che se qualcuno ascolta l’album riesca a percepire la storia.
La parte vocale di Face Attack ricorda un po’ i primi Joy Division.
Sono io che canto e i sample sono creati da me. L’idea era di fare un pezzo un po’ new-wave/post-punk, mi sono divertito molto ed è figo che ricordi i Joy Division.
Su Internet è dato per certo che sia un pezzo loro pezzo.
Ah sì? Che bello! Non leggo quello che scrivono su di me. Arrivi ad un certo punto in cui realizzi che se leggi tutto quello che gli altri pensano impazzisci, anche se con Not Waving ho avuto solo belle parole e di questo sono molto fiero.
Come hai scelto i due singoli, 24 e I Know, I Know, I Know? E perché hai inserito il sample di Berlusconi?
Ho deciso con i ragazzi di Diagonal, in base alla reazione del pubblico. Ormai suono 24 da due anni, ed ogni volta la gente impazzisce, è bellissimo. Quando inizi a suonare i pezzi dal vivo diventa subito chiaro quali diventeranno i singoli, è un processo molto spontaneo. Però ho un pezzo nuovo che potrebbe essere la nuova 24.
E perché hai inserito il sample di Berlusconi?
Non ricordo come mi è venuto in mente, però quella telefonata perché racconta tanto dell’Italia e di Berlusconi come persona.
Sta ricominciando la stagione dei festival, ad inizio Aprile sarai a L’Aia per il Rewire e la settimana dopo a C2CMLN. Quali sono le tue aspettative? Hai ricordi particolari legati ai festival?
Come ascoltatore i festival non mi piacciono, sono confusionari e fatico ad ascoltare bene, mentre come artista mi diverto molto. Ho grandi aspettative per entrambi, C2CMLN sarà speciale perché è il quinto compleanno di Diagonal, quindi prevedo una bella serata. Come dicevo prima, uno dei miei migliori ricordi legati al festival è Club to Club, è stato veramente bello, c’erano i miei amici e la mia famiglia alla Diagonal. Ho bellissimi ricordi anche di Atonal, è un festival sacro per la musica elettronica e c’è una grande cura dei dettagli.
Tra l’altro Club to Club è stata una delle prime volte che hai portato Not Waving in Italia
Era la seconda volta, la prima è stato il Dancity. E’ stato davvero bello anche lì, la gente si è divertiva tantissimo ed erano tutti sorpresi perché sostanzialmente non sapevano cosa aspettarsi.
Non abbiamo trovato tracce di tue dj set su internet, come mai?
Vorrei farne di più, mi piace fare selezioni ma non mi piace lo stress di far ballare la gente. Sono un fan della musica, un nerd musicale, ultimamente ho creato la raccolta The Tapes e mi piace molto fare questo genere di cose.
Il tuo nome è molto interessante, da cosa deriva?
Tendenzialmente, ho scelto questo nome per la canzone dei This Heat, che sono il mio gruppo preferito. Cita una poesia di Stevie Smith, “Not Waving, but Drowning”, che racconta la storia di un uomo che affoga in mare, ma dalla riva tutti pensano che stia salutando. Penso che sia una riflessione interessante sull’essere umano.
Concludendo, quali sono i tuoi progetti per il futuro? Pensi che tornerai mai a vivere in Italia?
Non ho particolari progetti, penso che farò uscire un singolo su un 12’’ e che continuerò a suonare dal vivo. Ad agosto, andrò in tour con Oscar e Jaime in America e non vedo l’ora. Tornerò a vivere in Italia quando andrò in pensione, tra quindici anni.
Vuoi andare in pensione tra soli quindici anni?
Non posso continuare a fare questa vita per sempre, non pensi?
Poi Not Waving tornerà di moda…
Oddio, spero di no! Sono contrario a queste cose, tutte le cose hanno senso in quel momento. Quando vedo le band che si riuniscono per soldi penso sia tristissimo.