Gli Animal Collective sono una delle band più importanti ed influenti degli ultimi dieci anni. Oltre ad aver pubblicato dieci album – a cui se ne aggiungono altri cinque con i progetti solisti – sono diventati una vera e propria icona, rivoluzionando la psichedelia e il folk e declinandoli nel loro personalissimo stile. Quest’anno è uscito il loro ultimo album Painting With, un disco completamente ispirato nei suoni e nelle immagini alla corrente artistica del dadaismo e che ci ha mostrato una versione più pop della band. In occasione del loro concerto di Milano per #C2CMLN, abbiamo incontrato Avey Tare -uno dei membri fondatori della band – e abbiamo esplorato insieme il passato, il presente e il futuro di Animal Collective.
Ciao ragazzi, partiamo dalle vostre origini. Siete nati a Baltimora, nel Maryland, immersi nella natura, un elemento molto importante nella vostra musica. Successivamente vi siete trasferiti a New York. Com’è stato crescere lì?
Baltimora è la città della natura, penso che la campagna sia una componente molto importante nella nostra musica. Quando abitavamo lì guidavamo molto, ascoltando tanta musica che si sposava perfettamente con il contesto in cui eravamo: c’era la musica per i giorni di pioggia, e quella per quando andavamo nelle fattorie.
Vi siete trasferiti a New York per studiare, quanto questo cambiamento ha influenzato il vostro modo di fare musica?
Quando ci siamo trasferiti a New York era principalmente il nostro stile di vita ad influenzarci. Inizialmente eravamo sparsi per la città e facevamo cose diverse, poi ho incontrato Josh e Brian e abbiamo iniziato a suonare insieme. C’era così tanta musica e così tanti artisti, nel Maryland non c’era una vera scena artistica, quindi è stata la prima volta in cui abbiamo avuto qualcosa a cui rapportarci. In un primo momento è stato strano, sembrava che tutti avessero le nostre stesse idee, poi ci siamo lasciati ispirare ed è nato il nostro sound.
Sin dal primo album, avete creato degli alter-ego molto forti. Molti artisti considerano i loro alter-ego scenici come entità diverse da loro, è così anche per voi?
Penso che Avey Tare sia il mio nome da artista, i nostri alter-ego ci aiutano a mantenere la nostra individualità all’interno della band. Personalmente, penso che Avey sia un lato di me, quello in cui metto il mio cuore e la mia musica, ma penso sia diverso dal Dave normale. Sono diverso quando suono e quando produco musica da come sono nella vita di tutti i giorni.
Avete pubblicato una decina di dischi in quasi quindici anni, affermandovi come una delle band più prolifiche in circolazione. Cosa vi porta a produrre così tanto? Come riuscite a conciliare i vostri progetti solisti con Animal Collective, rimanendo così prolifici?
E’ interessante, penso che noi siamo fortunati perché riusciamo a concentrarci tanto sulla musica. Suonare è ciò che amiamo di più, quindi cerchiamo di farlo il più possibile, insieme o da soli. Decidiamo chi partecipa all’album in base al momento, e a chi sta producendo qualcosa. Ci conosciamo da così tanto tempo, io, Josh e Brian siamo andati a scuola insieme, e Josh ci ha presentato Noah. Siamo molto legati come gruppo, a livello musicale e personale.
La critica ha sempre definito la vostra musica “post-psichedelica”, qual è la vostra concezione di questo genere? Vi riconoscete in questa etichetta?
Discutiamo sempre sulla definizione di musica psichedelica, abbiamo visioni molto diverse a riguardo. Per me è un termine abbastanza soggettivo, ognuno può dare un’interpretazione diversa al genere. È difficile quindi per noi definirci così, ma siamo influenzati da molta musica psichedelica.
Un’altra componente molto forte della vostra musica è il folk. Oltre al folk e alla psichedelia, cosa vi ispira?
Sicuramente la techno e la musica elettronica. Improvvisiamo molto e questo ci avvicina al modo di comporre musica dei producer.
Nel corso della vostra produzione, l’elemento vocale è diventato sempre più importante e, album dopo album, è variato anche il numero di strumenti utilizzati. Qual è il motivo di questa scelta? Pensate sia dovuta alla vostra crescita come artisti?
In questo disco abbiamo voluto creare qualcosa di completamente diverso a livello vocale. Siamo sempre stati paragonati ai Beach Boys per le nostre armonie vocali, di conseguenza volevamo staccarci da quello che è lo standard e cantare tutti insieme. Vogliamo sempre creare un nuovo sound, di conseguenza cerchiamo di sperimentare sia a livello vocale che a livello strumentale. In questo album, abbiamo voluto puntare maggiormente sulle nostre voci, quindi abbiamo ridotto la parte strumentale per compensare. Nella nostra carriera, invece, abbiamo prodotto dischi che richiedevano moltissimi strumenti e una parte vocale ridotta. Penso che dipenda da come ci sentiamo in quel momento.
Parlando ora di Painting With, il vostro ultimo album. Possiamo definirlo molto più danzereccio rispetto ai vostri precedenti lavori, è uno di quei dischi che trasmette una sensazione di relax e felicità sin dal primo ascolto. Come avete concepito questo album?
Volevamo creare qualcosa di completamente diverso dai nostri precedenti lavori. Prima c’era così tanta rabbia e tristezza, eravamo più introspettivi; ora questi aspetti mancano dalle nostre vite quindi ci sembra stupido fingere. Tutti i nostri dischi rispecchiano il nostro stato d’animo, in questo caso abbiamo voluto fare qualcosa di divertente. L’intento era creare un album che ascolti quando vuoi divertirti con gli amici.
Stasera a Milano suonerete in un contesto decisamente dancefloor-oriented. Come vi sentite a riguardo?
In realtà è una situazione che capita molto spesso e ci piace molto. È un po’ noioso quando tutte le band si assomigliano, nel momento in cui senti la prima band suonare ti diverti, ma quando incomincia la quinta è facile annoiarsi e perdere l’attenzione.
Animal Collective ha una forte estetica come band. Quale disco pensi che la rappresenti meglio e qual è il disco a cui sei più legato personalmente?
Questa è una domanda difficile, sono legato ad ognuno di loro. In questo momento il mio preferito è l’ultimo, perché è quello che ci rappresenta meglio al momento e quello a cui non siamo ancora abituati. Ho amato registrare Merriwheather Post Pavillon, ho i migliori ricordi in studio con quel disco.
Gli artwork dei vostri album sono sempre stati elogiati per la loro originalità, che vi ha reso delle vere e proprie icone. Come li create?
È sempre diverso, gli spunti arrivano mentre componiamo il disco. Questa volta avevamo pensato ad un ritratto, ma non volevamo fare una cosa convenzionale. Quindi abbiamo deciso di declinare la copertina in tre differenti ritratti, in modo da dare tre diverse interpretazioni dell’album.
Producendo musica dal 2000 vi siete dovuti interfacciare con un cambiamento tecnologico non indifferente. Quando vi siete formati si iniziava a diffondere l’mp3, mentre ora ci sono modi completamente diversi di diffondere musica, da Spotify alla pirateria diffusa.
È molto interessante se ci pensi, Internet ha promosso un modo completamente nuovo di fare musica e di accedere ad essa. Ora chiunque può avere accesso alla produzione di un artista in modo gratuito, prima l’arte aveva un costo.
Come vi siete rapportati a tutto ciò?
Inizialmente non capivo molto di questo mondo e ne eravamo terribilmente spaventati, ci siamo interrogati sul nostro modo di produrre musica e diffondere i nostri contenuti, e abbiamo capito cosa potesse essere utile per la nostra musica. Ora mi piacciono questi cambiamenti, anche se sono convinto che sia molto più difficile emergere per un giovane artista. Possiamo quasi dire che c’è un ritorno delle etichette indipendenti, come alla fine degli anni Ottanta, ma il numero di musicisti è aumentato a dismisura. È molto più difficile emergere di questi tempi, essendoci un panorama così saturo.
Per concludere, come immagini il futuro degli Animal Collective e il tuo come artista solista?
Spero sul serio di continuare ad avere tante idee e a produrre musica tanto quanto ora. La cosa più bella che posso immaginare al momento è quella di sperimentare il maggior numero possibile di generi musicali e di avvicinarmi a molte realtà.
Stai lavorando sul tuo progetto solista?
Al momento mi sto concentrando sulla band e non sto producendo nulla da solo, anche se io e Brian stiamo lavorando a qualcosa insieme. Si tratta di una sorta di estensione di quello a cui stavo lavorando precedentemente al disco, vogliamo produrre qualcosa da mettere sul nostro sito e da condividere con i nostri fan, per comprendere i loro gusti e la loro percezione.