D’aprile
L’aria si fa appena calda.
Pare una guancia.
(Valerio Magrelli)
A Mineral Love è proprio l’aria appena calda di aprile, i baci finalmente senza sciarpa, i fiori bianchi della magnolia, i fiori rosa della magnolia.
Mi annodo i capelli con la penna senza nemmeno dare peso all’arcipelago di lentiggini che sta riaffiorando sul mio viso, mi faccio un nodo di lato sulla maglietta troppo larga, guardo le rughe leggere che le lenzuola mi hanno lasciato sulle gambe. Cancello tutte le malinconie all’unisono e ripenso alla pianta di fico cresciuta sottoterra senza luce, che ho visto spuntare ieri dai buchi del tombino in via Podesti. Le note leggere della tastiera per antitesi mi fanno pensare alla forza dei rami che spingono e si fanno largo tra le grate (per poi finalmente respirare / per poi finalmente riposare).
Da Silver Wilkinson sono passati tre anni e i dischi come le persone dopo tre anni di lontananza sono mappe da ricostruire, con nuovi nei che spuntano senza avvertire, con i racconti da riordinare, un abbraccio forte iniziale che ci serve ad inspirare tutto l’imbarazzo che si nasconde nelle cose ritrovate. Bisogna ricalibrare le distanze e le cautele, cercare di non venire sopraffatti dall’emozione di ricordare una cosa così familiare da sentirla quasi naturale (un cucchiaino e mezzo di zucchero nel caffè – lo sapevo). Ma più che a Silver Wilkinson il nuovo (e settimo) disco come suono si avvicina ad Ambivalence Avenue e gli anni di distacco allora diventano nove, sulla nostra mappa da ricostruire è spuntato qualche capello bianco e il batticuore.
La chitarra pizzicata di Petals mi risveglia dal letargo dell’inverno, tutto è illuminato di colori diversi, come quando ero piccola e alla messa della domenica speravo sempre che ci fosse il sole per vederlo filtrare attraverso le vetrate grandi e colorare le teste delle persone: la nonna di Marco con i capelli rossi, uno coi capelli viola e il chierichetto di sinistra con la faccia viola come un cinese, come se la vita potesse essere davvero quella che guardavo attraverso il tubo di cartone con le pietrine colorate. Petals è lì, è la luce lenta prima ancora di aprire la finestra, tra i pulviscoli sospesi che non stanno andando in nessuna direzione.
Apro la finestra e Saint Thomas / il vento mi disordina i capelli spostandoli da dietro alle orecchie a davanti agli occhi, un vento che si è trasformato da freddo a fresco con il cambio di stagione. Qualche capello si è attorcigliato all’orecchino, ci sono sempre delle cose che vogliono rimanere e si aggrappano a quello che trovano. Io per esempio sto aggrappata a te come edera alla grondaia, ti fiorisco addosso e ti proteggo, tu non lasciarmi cadere mai.
In The Way You Talk, Bibio e Goyte si rispondono come eco in montagna, rimbomba tutto fuori ma soprattutto dentro. Una voce che addomesticata dalla roccia e dagli alberi ritorna indietro, cambiata.
Ogni canzone è tempo che passa e io cresco senza disturbare, come il pane che lievita di notte sul piano della cucina.
Light up the sky è l’ultima canzone (forse la mia terza preferita dopo Town & Country e Feelings – ho questa mania stupida di fare le liste con tutto) e la cosa che la rende forse la mia terza preferita è il fatto che anche senza leggere il titolo la prima volta ho alzato lo sguardo al cielo in cerca di stelle, nessuna in particolare, non Orione e non la costellazione del Cancro, solo un po’ di luce nel buio.
Prima di mettermi a dormire sposto il letto verso il centro della stanza e metto sul comodino una di quelle gemme di vetro sfaccettate che scendono dai lampadari antichi. -Se domani mattina quando ci svegliamo ci sarà il sole, con questa potremo governarlo e riempirci tutta la stanza. –dico.
Bibio me lo immagino come una di quelle persone che respirano il limone nel tè prima di berlo alla mattina, una di quelle persone che sanno sempre quand’è il momento di andare a capo o di prendersi un attimo di pausa. Questo disco invece, questo disco fa bene. Di questo disco un giorno scriveranno così:
secondo alcuni studi, ascoltare a volume moderato A Mineral Love di Bibio seduti al sole in primavera aiuterebbe a regolare il battito cardiaco e la pressione sanguigna, armonizzando il ritmo del respiro con quello del cuore.