Quando si parla di Robert Glasper e della sua creatura, il Robert Glasper Experiment, si fatica ad affibbiare delle definizioni. Glasper, figura mitologica a metà strada tra J Dilla e Thelonius Monk, appartiene a quella schiera di musicisti illuminati che lavorano non in territori definiti bensì sulle linee di demarcazione tra generi musicali. Sembra jazz, ma è anche hip-hop, ma è pure r’n’b. E allora sì, chiamarlo “esperimento” appare la soluzione appropriata. Ma ascoltiamo le sue parole:
Queste le premesse, più che appetitose, ad un suo concerto. O meglio: ad una serie di concerti. Glasper, vincitore di due Grammy (uno con la pietra di paragone che è Black Radio, l’altro per la performance di Jesus Children), toccherà l’Italia per una settimana intensa: Roma, Torino, Trento, Bari, Viterbo, Napoli e Bologna, a cui si aggiunge la data di Udine della settimana scorsa. Accompagnato da un trio d’attacco (Casey Benjamin al sax, vocoder e voce, Burniss Travis II al basso e Mark Colenburg alla batteria), Robert ci tenderà la mano e, gentilmente, ci farà capire che siamo approdati su un altro pianeta. E quindi, per riscaldarsi, cosa aspettarsi da questi concerti?
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Un qualcosa di simile a questa splendida Big Girl Body. Il caos calmo del piano di Glasper, il vocoder speziato che poi si scioglie in un solo di sax meraviglioso di Benjamin, il drumming interstellare di Colenburg, linee di basso incessanti e tese (qui suonato da Derrick Hodge):
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Mark Colenburg. Cosa è questo ragazzo. Affermare che sia nato con le bacchette della batteria in mano non è affatto azzardato. Ci assumiamo il rischio “spoiler”: la sua performance sarà uno spettacolo nello spettacolo. Nella sua biografia, Mark scrive così: Mark appreciates God’s gift and aims to share it to the world. Un piccolo assaggio lo potete vedere nella revisione di una perla dei Radiohead e in questa collaborazione con Casey Benjamin ma vogliamo farvi sbavicchiare con questo gioiello (dal minuto 2’42 ci mette tecnicamente KO):
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A proposito di riletture. Robert Glasper dal vivo ama deliziarci con cover di brani pop. Nel suo repertorio vengono ripresi brani di David Bowie, Soundgarden, ma anche Daft Punk e Flying Lotus. A Udine è capitato all’untitled #5 di Kendrick Lamar.
C’è da aggiungere altro? Sì, ma preferiamo lasciarvi con queste due gif di Robert Glasper che dicono tutto, eccome se parlano: