Esce il 10 maggio 2016 per White Forest Records il primo LP dei DROPP dal titolo Patterns. Il disco arriva a due anni di distanza dall’EP “New Paris” datato ottobre 2013. Un tempo abbastanza lungo se si pensa alla frenesia discografica e non solo moderna, ma che è servito alla band per essere pienamente soddisfatti del lavoro.
“Patterns è il disco che abbiamo cercato da quando abbiamo iniziato a fare musica, rappresenta il perfetto punto di arrivo di un percorso iniziato anni fa giunto finalmente ad una maturazione”
Quest’oggi presentiamo in anteprima All Past Paths, traccia d’apertura dell’album.
Parlando del precedente New Paris EP, abbiamo concluso dicendo “il lavoro ha il pregio assoluto di suonare coerente e compatto, con intuizioni preziosissime che lasciano ben sperare per un long album di ottima fattura da avere il prima possibile.”
Sono passati 2 anni e ora il lavoro c’è, ci raccontate com’è andata la gestazione?
È stata decisamente più lunga di quanto avessimo preventivato e ci siamo ritrovati più volte a dilatare i tempi. Il problema principale è stato che dopo New Paris ci abbiamo messo un po’ a capire quale fosse la direzione più corretta da intraprendere, due estati per la precisione. Tra il 2014 e l’inizio del 2015 avevamo messo insieme un po’ di brani che però erano una specie di compromesso tra le posizioni di quattro persone con il dubbio pregio di non convincere fino in fondo nessuno. La svolta è arrivata durante l’estate del 2015 e siamo così riusciti a chiudere il lavoro. Volevamo un disco che potesse essere compatto e coerente, che rendesse il suono che abbiamo sviluppato riconoscibile, ma che allo stesso tempo non fosse fossilizzato su quanto avevamo fatto in precedenza e c’è voluto un po’ per raggiungere un equilibrio ed un nuovo modo di scrivere musica.
Il brano che lo anticipa –e che presentiamo in anteprima– All Past Paths è il perfetto anello di congiunzione tra i due lavori. Come lo descrivereste?
“All Past Paths” rappresenta bene quanto detto prima, l’inizio del brano poteva trovarsi in uno dei nostri lavori precedenti ma si evolve nei sequencers finali che sono uno degli elementi che abbiamo fatto molta fatica a trovare e far suonare come avevamo in testa. Questo brano infatti nasce dall’unione di due pezzi separati, il primo più vecchio ed il secondo realizzato nell’ultima parte della scrittura del disco. Quindi è un anello di congiunzione in senso letterale! All Past Paths anche per questo apre Patterns, prende il meglio da tutti i “percorsi passati” e li porta in una nuova direzione.
Quali ascolti hanno accompagnato la realizzazione di questo disco?
Nei lunghi mesi di dubbio circa la direzione che il lavoro dovesse prendere abbiamo provato ad eleggere a punti d’ispirazione i dischi più disparati. Siamo grandi appassionati dei These New Puritans e di Koreless, dei National e di José Gonzales, ma anche di musicisti italiani come Vaghe Stelle, Andrea Bruera, Lorenzo Senni e i Dyd. Dischi come “Fields of Reeds” o “Yugen” sono stati una fonte d’ispirazione fondamentale. Ad un certo punto però abbiamo dovuto liberarci delle idee preventive che avevamo e delle direzioni che altri ci suggerivano per cercare quella che ci sembrava la più adatta per Patterns.