Sono pochissimi gli acts elettronici, o di qualsiasi altro genere se preferite, che possono vantare di avere un seguito di veneranti adepti come quello che negli anni si sono costruiti i britannici Autechre. D’altra parte la proverbiale integrità del duo non li ha mai fatti scendere a compromessi di nessun tipo, tanto meno stilistici, portandoli ad essere anche tra i più polarizzanti e discussi di sempre. L’uscita a sorpresa di questo “elseq”, quasi quattro ore di musica divise in cinque distinti e separati volumi disponibili -per ora?- solo in formato digitale, sposta ancora più in là l’asticella, fa da discrimine tra la schiera di ascoltatori più o meno casuali e lo zoccolo veramente duro. Per lunghezza ed intensità “elseq” è un vero e proprio estenuante tour de force uditivo. In altre parole: questa non è musica elettronica per turisti. Grazie al boom boom bap geneticamente modificato di TBM2 e le influenze dub di mesh cinereal nel terzo volume o la quiete di foldfree casual nel quarto, la morsa si allenta quel tanto che basta per far riprendere fiato all’ascoltatore ma, a partire dall’urticante, graffiante feed1, sono asprezze metalliche e dissonanze quelle dominano la tavolozza sonora, ritmiche fratturate percorrono i brani dall’inizio alla fine dell’album, rimbombi sordi e frequenze subsoniche li scuotono. L’effetto d’insieme, ammesso che si abbia la resistenza necessaria per affrontare questo lavoro in un unica seduta d’ascolto, è straniante, allucinogeno. In breve: “elseq” non costituirà forse la più estrema esperienza d’ascolto di questo 2016 ma è sicuramente l’album che più di qualunque altro richiede vera dedizione da parte di chi si appresta ad ascoltarlo. Con la sicurezza di trovare tanti appassionati in giro per il mondo pronti a dedicargli tutta l’attenzione che indubbiamente merita.