Per orientarsi nel programma della XXIII edizione del Sónar di Barcellona (dal 16 al 18 giugno) servono bussole, mappe e pure qualche applicazione altrimenti si viene risucchiati dall’impatto che possono avere 280 eventi tra concerti, DJ set, installazioni immersive, conferenze e varie attività di networking & training.
Le bussole si trovano a buon mercato in qualsiasi mesticheria, le mappe hanno cominciato a produrle (in forma di infografiche sintetiche ed efficaci) i validissimi professionisti che lavorano nel Communication Office del festival mentre l’App ‘My Sónar’ è già ottimizzata per farvi ritagliare un programma personalizzato dentro il nutrito cartellone generale.
Ricordo ancora l’effetto ‘sbornia pesante’ che mi prendeva le prime volte che frequentavo il festival catalano, dopo tre giorni e due notti in preda all’ansia da prestazione, correndo da un palco ad un’atro per non perdermi nulla di quello che, potenzialmente, poteva interessarmi. Poi, con la vecchiaia, arriva qualche barlume di saggezza e allora capisci che per goderti appieno il fantastico programma conviene scegliere in maniera oculata le cose che hanno una priorità nella tua personalissima agenda. Non solo quelle che conosci già e vuoi verificare ma anche, e soprattutto, quelle che vuoi scoprire. Ecco: il Sónar è uno di quei ‘posti’ nei quali vado ancora per stupirmi con set e performance capaci di contraddire l’equazione secondo la quale dopo che ne hai già visti Xmila niente riesce più a toccarti davvero.
Questa volta ho pensato di appuntarmi i nomi da non mancare in forma di tracklist per un mix che, venerdì 11 giugno, gli ascoltatori della mia trasmissione Mixology potranno godersi in Fm o Streaming. So che i metri di valutazione, in questi casi, sono personalissimi e rifuggono ogni standardizzazione però, magari, questa piccola guida in forma di mix potrà risultare utile a qualcuno di voi. Io lo spero. Agli altri resta il piacere dell’ascolto. Arrivati a questo punto basta pigiare ‘play’ e, se vi va, leggervi questi miei appunti.
La presenza di voci e producer femminili è una delle cifre specifiche del programma 2016 del festival, con Toxe, Sevdaliza, Santigold, Awwz ed Helena Hauff, tra le altre, a rappresentare la quota rosa sul classico pratino verde sintetico.
Siamo partiti con Kelela, con Abra, Alexandria e Dawn Richard, una delle migliori voci della nuova scena R’n’B. L’artista di Washington DC, già parte del duo house Teengirl Fantasy, di recente è approdata su Warp con l’EP ‘Hallucinogen’ nel quale ha chiamato produttori del calibro di Ark, Kingdom e Nguzunguzu a dar man forte ai suoi sublimi timbri vocali. Oltre a lei, nella nostra scaletta, troviamo la bad girl del grime inglese Lady Leshurr e la francese Yasmine Dubois, in arte Lafawndah, con la sua “ritual club music” anch’essa marchiata Warp.
Kaytranada imperversa nel nostro mix come sullo scacchiere globale della musica che conta. Dopo l’esordio spagnolo del 2014, il produttore di Montreal torna sul palco del Sónar da headliner, forte di un album che sta sbaragliando tutto e di un’incredibile serie di collaboratori prestigiosi, in fila per godere del suo tocco vellutato e sempre carico di soul. Dalla sua discografia sterminata abbiamo scelto un paio di beat che lo attestano come uno dei più credibili eredi di J Dilla e uno di quegli edit che lo hanno reso famoso. Quando Kevin Celestin mette le mani sulla voce di seta di Jamie Woon (anche lui nel programma del festival), infatti, il risultato è da pelle d’oca.
A proposito di suadenti voci maschili a Barcellona ci sarà solo l’imbarazzo della scelta. Oltre il succitato inglese, lanciato dalla collaborazione con Burial in ‘Night Air’, troviamo tanti crooner contemporanei. Tra questi abbiamo mixato il soul minimalista ed eclettico del ventenne Mura Masa e la superstar James Blake, presente con una traccia originale dal suo acclamato ‘The Colour In Anything’ (ovviamente la collaborazione con RZA) e un remix della sua hit ‘Retrograde’ firmata del talentuoso spagnolo Talktome, i cui synth liquidi saranno protagonisti sul palco brandizzato Red Bull Music Academy.
In effetti è ben nutrita la rappresentanza spagnola, alla quale il festival catalano sembra riservare sempre maggiore attenzione. Nella nostra tracklist come nel programma della tre giorni troviamo Alizzz, i cui beat al neon sono già supportati da Diplo e tutto il resto della famiglia Mad Decent, le ritmiche spezzate di El Guincho, le oscurità baleariche di JackWasFaster e il violinista prestato al dancefloor Cauto, con un omaggio a King Tubby che dichiara le ascendenze due suo suono.
Il suono bassoso e tutte le declinazioni immaginabili della comune matrice dub trova ampio spazio, sia nel programma diurno che in quello notturno. Il patron di casa Hyperdub resta uno dei protagonisti assoluti e infatti Kode9 si sdoppia, sia nel nostro mix (col recente remix per Roots Manuva, anche lui live sul palco della Fiera, e una delle tracce che preferiamo dal suo ultimo album, ‘Nothing’) che al Sónar (prima con il live che lo vede assieme al design di Lawrence Lek e poi in dj set).
È stata proprio l’etichetta di Steve Goodman a dare lustro internazionale ai ritmi footwork della Teklife che aleggia anche da queste parti. Sulla velocità degli 80 bpm io scommetto sul pazzo di casa Local Action, Lil Jabba, che si è messo a cercare il punto di fusione perfetto tra i ritmi compulsivi di Rashad e il suono garage di ritorno, e sul giovane eroe di Calgari, Homesick, che dalle tastiere jazz si è velocemente spostato verso ruvidezze in salsa jungle. Sono nel roster della londinese Critical Recordings, invece, i tre produttori riunitisi sotto il nome Ivy Lab a consacrare l’amore per quel bass continuum che trova sempre nuove forme di evoluzione.
L’onda del grime inglese travolge in pieno anche il festival catalano. Skepta viene riconvocato d’urgenza a sancire definitivamente il suo statuto artistico mentre bisogna stare molto attenti ai Section Boyz che scalpitano per riportare il fenomeno nell’alveolo delle sue radici hip hop e, soprattutto, al loro amico Stormzy, fresco di Mobo Awards e predestinato ai gradini alti del podio. La sua ‘Know Me From’ in combutta con Desiigner e remixata da Stooki’s Panda va di diritto negli highlight del mix.
Grande attenzione riservano ancora i curatori al fenomeno beatmaking. Da lì in effetti sono venuti fuori alcuni dei golden boy che in questi anni hanno conquistato la cima delle classifiche. Io sto seguendo con grande attenzione quello che combinano il norvegese Drippin (già in connessione con Fatima Al Qadiri e J-Cush che gli realizza i dischi su City Trax), il tedesco Silkersoft (capace di dare forma attualissima ai suoni con cui Yasunori Mitsuda infarciva i vecchi arcade), il madrileno Strand (ottimo nel dare spessore oscuro ai suoni prodotti sui tastoni spugnosi) e lo svizzero Lemonick (che fa risuonare linee di basso corpose, batterie impazzite e campionamenti di sparatorie ben oltre le Alpi).
L’Africa risuona maestosa anche nella città di Gaudì. Mi sono appuntato il ghanese Ata Tak e l’etiope Mikael Seifu come le due urgenze principali. Non ho resistito alla tentazione di suonare due tracce di quest’ultimo, entrambe tratte dall’EP del 2014 ‘Yarada Lij’ che lo ha fatto conoscere al mondo.
In tema golden boys due nomi svettano sugli altri. Dell’australiano Flume non devo dirvi nulla se non che il suo remix per Ta-Ku è un piccolo capolavoro mentre mi sento di spendere qualche parola per TroyBoi, prodigio londinese dal multiforme ingegno, cooptato da Diplo nella sua Mad Decent e i cui servigi sono già stati richiesti da gente come Timbaland e DJ Craze (al Sónar suona anche lui).
A questo punto il mio mix dovrebbe volgere al termine. Ovviamente fuori dalla sua trama come da queste veloci note sono rimasti un sacco di nomi importanti che campeggiano in grassetto nel menù del weekend barcellonese. Ma per quelli non avete certo bisogno del sottoscritto. Se venite ci vediamo sul pratino.
Adéu.