Davide Salvati, in arte Dave Saved, è un elemento fondamentale della scena elettronica italiana. Dopo l’acclamato esordio con l’etichetta inglese Astro:Dynamics e Power And Silence: Deindustrialization per Gang of Ducks, è tornato il 27 maggio con Energydream, lavoro in cui i tratti caratteristici del suo suono metallico e computerizzato si avvertono come accentuati, creando elettrizzanti atmosfere tenebrose che denotano una considerevole maturità artistica.
La settimana scorsa abbiamo incontrato Davide per un’intervista, non perdetevelo il prossimo 14 luglio, quando suonerà per Migrazioni.
Ciao Dave, è appena uscito il tuo nuovo EP, Energydream. Nel lavoro si percepisce la tua crescita artistica. Come sei arrivato a produrlo? È cambiato qualcosa nel tuo iter creativo?
In questo disco ho cercato di far pace con tutte le influenze che mi hanno circondato in questi ultimi mesi provando a tirar fuori semplicemente qualcosa che volessi di ascoltare a prescindere dalla pubblicazione. Il procedimento con cui ho lavorato è relativamente diverso dai dischi precedenti, ma semplicemente perché mi interessava ottenere determinate atmosfere.
La presenza di suoni “scuri” e metallici è notevolmente aumentata, soprattutto nella parte iniziale del disco, qual è la ragione di questa scelta?
Nessuna ragione in particolare, avevo in mente delle situazioni e delle immagini in cui ambientare ciò a cui stavo lavorando e semplicemente ho usato dei suoni che rappresentassero le mie idee e le ambientazioni che avevo immaginato.
Che ne dici di “ambientare” il disco?
Alla base ci sono le esperienze che ho fatto negli ultimi anni con la musica, volevo fare qualcosa che avesse a che fare con ciò che conosco, così ho cercato di immaginare situazioni familiari in cui ascoltare la musica a cui stavo lavorando. Il disco ha chiaramente delle influenze club, ma non con intenti di decostruzione o nostalgici. Volevo che fosse un punto di vista personale riguardo l’ambiente che ho frequentato. Ho cercato di proporre un tipo di energia diverso rispetto al passato, più emotiva che ritmica.
Una cosa che invece è rimasta invariata è il tuo modo di lavorare i sample. In pratica, prendi un sample e lavori su di esso fino a farlo diventare qualcosa di perfettamente integrato con la traccia. Da cosa è nata questa idea? Come si è sviluppata con il tempo?
In realtà è la prima volta che concretamente lavoro con dei sample, per il passato ho sempre fatto uso solo dei miei strumenti editando poi il tutto. In questo disco avevo voglia di lavorare con alcune voci e per caso ho trovato una vecchia cartella con dei sample all’interno, robe per fare tech-house da bar di provincia. Ho pensato che sarebbe stato interessante lavorare quei vocal per ricavarne dei pezzi che non avessero nulla a che vedere con lo spirito originario del sample.
La tua musica si inserisce in quella scena post-rave, che comprende artisti del calibro di Lee Gamble e Lorenzo Senni. Ti piacerebbe collaborare con loro?
Non mi ci rivedo nella categoria post-rave visto che il mio intento era più di immaginare scenari alternativi basati sulle esperienze che ho fatto andando in giro a suonare. Però sì, sarebbe molto bello collaborare con artisti che stimo anche se per indole ho sempre fatto musica per conto mio, quindi sarebbe sicuramente un’esperienza interessante confrontarsi con qualcuno lavorando su tracce comuni.
Domanda simile ma che sposta leggermente il punto d’osservazione. Partiamo da 0PN e della recente collaborazione con Anohni e di una futura, annunciata in maniera criptica su Instagram, con FKA Twigs. Non è certo la prima volta che mondi apparentemente diversi dialogano –vedi anche la discografia di Bjork, quindi proviamo: che artista vedresti bene con una produzione di Dave Saved?
In realtà non ho mai pensato ad uno scenario del genere visto che comunque sia appartengo a un giro musicale relativamente piccolo. Chiaramente se per qualche malato gioco del destino dovesse accadere una cosa del genere non potrebbe che essere ben accetta, anche se non nascondo che l’idea di lavorare con un king dell’Autotune sarebbe assolutamente interessante. Di questi, forse, quello che al momento mi appassiona di più è Travis Scott.
Rispetto a quando è uscì tuo ultimo EP la situazione sembra essere cambiata, voglio dire, determinati suoni sono stati un po’ sdoganati tanto da entrare in diverse line-up di diversi festival. La dicotomia mainstream – underground non mi è mai interessata, però ti chiedo: si avverte un maggiore interesse verso chi prova un percorso artistico diverso o è un’unica grande bolla che prima o poi esploderà?
Ma penso che tanti suoni negli ultimi due anni siano stati sdoganati, oggi è tutto talmente veloce che non c’è il tempo di far uscire un disco che diventa già vecchio dopo una settimana, senza contare il sovraccarico di emulazioni di chi “ha il suono nuovo” che automaticamente saturano in pochi mesi chi cerca di portare avanti con personalità il proprio punto di vista. Sinceramente penso che oggi sia più una questione di comunicazione che di suono, ovvero quanto riesci a importi in quanto immagine/musica in modo tale da restare riconoscibile nonostante le emulazioni.
Parliamo ora del tuo background e della tua etichetta, Gang of Ducks. Si tratta di una realtà torinese che è più che una semplice label, ma anche un progetto editoriale e soprattutto un gruppo di amici. Quanto la tua etichetta e i tuoi compagni influenzano la tua musica?
Con i ragazzi abbiamo più una condivisione di intenti, i percorsi sono abbastanza separati, ma abbiamo in comune la voglia di fare qualcosa di buono e di condividerlo. Poi è sempre importante avere a che fare con persone che supportano quello che fai e che hanno la pazienza di lavorarci su al meglio.
Concludendo, come vedi il futuro di Dave Saved e quali sono i tuoi sogni e le tue prospettive?
Mah, non saprei. I sogni sono sicuramente tanti e anche gli spunti su cui lavorare per il futuro, tra cui l’intenzione di lavorare ad un vero album. Per il momento mi concentro solo su come far evolvere in maniera sempre più personale la mia musica.