Lo scorso venerdì 10 giugno è finalmente uscito Hip Hop, disco d’esordio di Mai Stato Altrove, il progetto del romano Gabriele Blandamura (anche bassista dei Thegiornalisti). Pochi mesi fa – dopo la pubblicazione del primo singolo Ginsberg – gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua collezione di dischi in vista di quanto avremmo ascoltato nell’album. Oggi invece con il disco raccontato® Gabriele si sofferma maggiormente sulle liriche di Hip Hop.
I racconti e le sensazioni che ne vengono fuori ci hanno colpito molto e ci hanno permesso di entrare ancor più a fondo in un’opera che – dichiaratamente pop – rivela diverse chiavi di letture, uno spartito stratificato e ricco e una produzione audace. Detta in altri termini: finalmente un giovane artista pop italiano si è accorto di ciò che sta accadendo da un decennio nel panorama musicale d’oltreoceano ed è riuscito a rielaborarlo in modo interessante, catchy e – per di più – nella nostra lingua. Daje tutta.
Mi piace molto scrivere liste, mi fa sentire come in Alta Fedeltà. Visto che con la mia classifica precedente ho già ammesso un buon 80% dei furti musicali presenti in HIP HOP oggi ho pensato di concentrarmi sui testi. Anche perché per me è dura trovare storie dietro alle melodie (non penso saprei spiegare perché me ne viene in mente una piuttosto che un’altra), mentre insomma con la scrittura ho un rapporto decisamente più elaborato: nasce in un arco di tempo più dilatato, ha cause, effetti ecc ecc. Che poi in alcuni casi ho scritto un po’ la storia delle canzoni, in altri cose che mi sono venute in mente sul momento, ma che mi sembrano comunque legate. Boh.
GINSBERG
La nascita di questa canzone non è particolarmente avventurosa. Stavo guardando in poltrona un film sulla vita di Allen Ginsberg, ho visto James Franco declamare “Urlo” e dopo pochi minuti ho iniziato a scrivere una canzone in cui le frasi iniziavano ossessivamente con la particella “che”. È uscita fuori una canzone d’amore.
IL TURISTA
Una volta un mio amico mi ha detto una frase che mi ha colpito, una cosa tipo: “Se ci pensi oggi abbiamo tutti degli atteggiamenti davvero bizzarri”. Così ho provato a scrivere una canzone su questi atteggiamenti. Il titolo è un omaggio a Fabio Grande (il produttore di HIP HOP) e forse può venire spiegato con una domanda che mi sono fatto in seguito: “Come verrebbero valutati questi atteggiamenti bizzarri da un occhio totalmente esterno?”. Approfitto per fare un’ulteriore ammissione di furto: mi sono reso conto che il finale di questo pezzo assomiglia a Satellite of love di Lou Reed, ma giuro che non me ne ero minimamente accorto in fase di scrittura/arrangiamento/registrazione, per cui diciamo che è un furto inconscio, quindi è un furto a metà.
NON SONO QUI
Ho paura che questo possa sembrare un testo abbastanza arrogante, scritto da una persona che ritiene di viaggiare chissà dove col cervello. In realtà nella mia testa è una canzone per i miei genitori: scritta per dirgli che sto bene e per scusarmi del fatto che mi vedono spesso e volentieri con una faccia di merda. Per il resto mi ricordo che volevo assolutamente scrivere un pezzo in giro di DO ma poi qualcosa è andato storto e credo ancora una volta di avere sentito molto Kendrick Lamar in fase di arrangiamento.
LE CANZONI NON SERVONO A NIENTE
Avevo questa melodia che mi piaceva molto, ero molto innamorato e volevo scrivere una canzone che raccontasse quanto ero innamorato. Purtroppo non ci sono riuscito, allora mi sono provato a chiedere perché non trovavo le parole ed ho iniziato a scrivere di quanto è bello provare emozioni in silenzio. Piano piano è venuta su una canzone sul fatto che magari a volte le canzoni d’amore sono superflue.
TUTTA LA NOTTE, OGNI NOTTE
La sensazione di non essere perfettamente inseriti in un qualche contesto o momento è piuttosto ricorrente nel disco, in una maniera che non ho capito nemmeno io fino in fondo. È un concetto presente in Il turista, è presente in City life e in I sogni. In questa canzone ho provato a tradurre questa sensazione in alcuni atteggiamenti più concreti. Dal punto di vista musicale direi che ci sono io che faccio a pugni con Frank Ocean ed Amy Winehouse. L’idea di spostare il ritornello in 3/4 è di Fabio e secondo me è stupenda. Ammetto di non essermi mai addormentato su un marciapiede.
STELLARE
Ho sempre paura di giocare con metafore, analogie e simili, mi sembra una cosa un po’ fuori dal tempo e, soprattutto, abbastanza al di fuori della mia portata. D’altra parte ho sempre voluto scrivere un pezzo che parlasse del cosmo e delle persone e un giorno mi è venuta in testa questa canzone su un uomo che vola nello spazio per dimenticare una donna e poi capisce di avere fatto un errore enorme. È una delle mie canzoni preferite di HIP HOP, anche lei è stata impreziosita da alcune idee armoniche del caro vecchio Fabio Grande (l’ho già detto che è il produttore artistico del disco?) e, senza falsa modestia, ne sono abbastanza orgoglioso.
CITY LIFE
Come ho già scritto proprio qui in precedenza, dal punto di vista dell’approccio vocale sono io che gioco a fare gli Arcade Fire. La storia della canzone è la seguente: mi sembra che a molti romani, me compreso, piaccia molto ricoprire il ruolo di esseri umani innamorati della propria città, allora ho pensato di scrivere una canzone in cui provavo a nascondere una certa miseria emotiva dietro dichiarazioni d’amore abbastanza paradossali. Il traffico della Tangenziale lo odio come tutti.
I SOGNI
Anche questa canzone nasce da uno stimolo esterno, una graphic novel (che purtroppo non ho mai letto) di David B. intitolata Il cavallo pallido e descritta dalla casa editrice con una frase che mi ha folgorato: “I sogni di David non muoiono all’alba”. All’inizio pensavo di scrivere una canzone su dei sogni che non finivano al mattino, piano piano ho preso coscienza del fatto che volevo scrivere una canzone più pesante sull’incapacità di sognare davvero qualcosa per se stessi. Nella mia testa è un pezzo hip hop, secondo tante persone lo special ha un che di prog.
SESSUALE
Penso che sarebbe davvero bello se l’amore tra due persone trovasse un modo di sopravvivere alla durata di una relazione. Io un po’ ci spero e un po’ ci credo.