Prendi questi sei brani come un manuale per imparare a sventolare le braccia fuori dall’auto ora che è estate.
Un’elettronica morbida, super ammiccante fatta di intrecci psichedelici e inviti alle danze: a piedi nudi e coi coriandoli colorati nei capelli.
Perciò, vuoi ballare? Dammi la mano e premi play.
Blavatsky
Il pezzo che apre il disco è per assurdo l’ultimo ad essere stato scritto, gli altri 5 erano già quasi belli che pronti. Nicola aveva un bellissimo giro, di cui abbiamo preso un paio di accordi, li abbiamo disintegrati e ripetuti con un pattern ossessivo fino a costruirne l’intro, non è nemmeno servito dirlo, era un fume di magma sonoro perfetto per aprire il disco.
Ego Chamber
Quando abbiamo risentito il provino per iniziare a costruirci su qualcosa di sensato ci siamo accorti che alla fine c’era un solo ritornello, per di più completamente annebbiato da un Juno, beh che dire, perfetto! Ci stanno dentro un sacco di cose, rimandi a Pink Floyd e a Battisti ma anche Jamie xx. Il colpo di coda del pezzo gliel’abbiamo dato in fase di mix, con Andrea Suriani che c’ha aiutato a portarlo nella direzione giusta e farla realmente esplodere nel finale.
Kneyef
Dietro il nome del pezzo, si celano più significati, l’unione delle parole Knife ed Eye ma anche il tributo ad uno degli ascolti più ossessivi che ho avuto nel periodo in cui è nato. La mano di Sandro (co-produttore del disco) è stata incalcolabile, oltre a tutte le cose, c’ha fatto mettere una linea di basso veramente micidiale.
Il finale l’abbiamo aggiunto davvero poco prima di chiudere il disco, Vito aveva tirato fuori questo giro incredibile che inizialmente usavamo solo nei live, abbiamo messo un microfono in sala prove, un ampli che sparava dei noise rippati qua e là ed è uscita questa cosa di cui siamo veramente fieri.
Pray The Lord
Questa è forse la canzone più influenzata dal ragazzone citato prima, solo che prima di sentirla così come sta nel disco era un casino 80’s di batterie bruttissime.
Vale la pena spendere alcune parole sulla seconda strofa, dove abbiamo tirato fuori quell’arpeggiatore e quel synth che salta fuori come un salmone, entrambi facevano parte di un altro pezzo però non so come suonavano perfetti con le chitarre e hanno letteralmente svoltato la canzone, naturalmente insieme alla voce di Pier un po’ a-là Tricky che doppia la mia.
(It’s) Always Like
Il primo brano scritto per il disco, riascoltando il provino, in un paio d’ore con Sandro l’abbiamo imbastito senza nemmeno parlarci sul cosa, come e perché. Alla fine ci siamo guardati, un sorriso, ed è rimasta così fino su disco.
Questo pezzo è un po’ la summa di tanti ascolti che ci siamo fatti in quel periodo, James Blake su tutti. La svolta è venuta fuori suonandola live, Gamba ha tirato fuori quel beat finale di batteria e ciao.
Wow Signal
Non ricordo niente di questo pezzo, né come sia nato né com’è stato poi rimaneggiato. Si è come materializzato nel tempo. Ricordo solo che arrivati al finale del pezzo mancava come qualcosa: pochi giorni prima stavamo cercando di lavorare su un pezzo acustico di cui però non ne stava uscendo niente, l’abbiamo preso è l’abbiamo messo in mezzo, senza pensarci troppo, ne è uscito il pezzo più onirico del disco.
Il finale ritorna un po’ sui passi dell’inizio del disco (Blavatsky), con questa melodia vocale completamente sovrastata dalla chitarra di Vito, che abbiamo preso e fatta passare per una decina di pedalini, ci saranno state 6 o 8 mani a premere pedali mentre lui stava suonando la take, in sostanza credo nessuno ci stesse capendo assolutamente più niente!