Questo qui sopra è il video del brano PAYPHONE.
Lui si chiama FILOQ, producer con base a Genova, e a ottobre pubblicherà il suo nuovo album, “JazzCrash”, per la label 100000bpm. Il disco è stato realizzato a partire dai sample registrati durante gli ultimi due anni del progetto Fringe In The Box all’interno del Torino Jazz Festival.
Gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio.
Ciao FILOQ, se avessi un tweet a disposizione per presentarti, cosa scriveresti?
Un esploratore del suono di ottimo umore.
Ci parli un po’ di “JazzCrash”, il tuo nuovo disco che uscirà ad ottobre per la 100000bpm?
“JazzCrash” nasce in treno, in viaggio, per gioco, volevo fare qualcosa che non parlasse lingue, il jazz mi ha sempre portato in posti bellissimi, scuri e misteriosi; la mia compagna ha portato tanto jazz nella mia vita ed in qualche modo volevo metterlo a sistema con la mia visione del suono elettronico, del beatmaking e del global beatz. Così ho iniziato a pasticciare con samples vari, poi un giorno, a Torino, Pisti mi ha passato un tesoro di suoni raccolti in due anni di Torino Jazz Festival registrando i numerosi musicisti che passavano di là a suonare all’interno del progetto Fringe in the Box e così “JazzCrash” ha preso sempre più forma, è cresciuto sempre di più e avrei potuto andare avanti a farlo crescere, ma ho preferito mettere un punto e buttarlo fuori prima di perdere il fuoco su questo lavoro. Crescerà ancora nelle mani dei remixer e nelle performance live.
PAYPHONE è il primo brano tratto dal nuovo lavoro e noi oggi ne presentiamo il video. C’è una correlazione tra traccia ed immagini?
Simone Pecorari, regista e metà dello studio visivo UovoQuadrato con cui lavoro da tanto tempo, è di stanza in Tanzania già da diversi anni. È stato naturale che lui mettesse le mani al lato visivo di questo disco che ha visto crescere, il perché di questo video ve lo spiega proprio lui.
Simone: “Potremmo dire così: ci sono scimmie autoritarie che non hanno sentimento per la musica, altre invece canticchiano quando giocano. I più giovani di loro giocano soltanto, senza ascoltare la musica, ancora non hanno sentimento. Ci sono poi i giocatori di sterco calcio, che vogliono solo vincere e riportarsi il pallone a casa. A loro la musica non piace. E poi ci siamo noi, ci distingue lo scrivere e il distruggere. Qualche volta facciamo musica, qualche volta schifo, qualche volta facciamo qualcosa che fa sentimento ascoltare”
Sarai in giro questa estate o è tutto rimandato a dopo l’uscita di “JazzCrash”?
Ho presentato il disco live in anteprima nella sezione Fringe del Torino Jazz Festival di quest’anno, voleva essere un punto di partenza per questo nuovo percorso che nasce in qualche modo proprio da lì. Il live sarà conseguente all’uscita del disco, quindi nell’autunno/inverno.
Per salutarci, ci dici qual è il disco con cui sei in fissa al momento?
Guarda al momento oscillo pericolosamente tra l’ascolto ossessivo di “The Legendary Profile” dei Modern Jazz Quartet, che mio padre mi ha regalato da poco, e le produzioni digital cumbia dei Dengue Dengue Dengue.